21 luglio 2018

A Montepulciano, una mostra sul viaggio del Grand Tour, tra stira cravatte e acquerelli

 

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Come si viaggiava alla fine del ‘700 quando baronetti inglesi, con nobili francesi e tedeschi, attraversavano l’Italia in lungo e largo alla ricerca di bellezze e tesori? E una volta visti, osservati, attentamente studiati, come cercavano di trattenerne il segreto, nei lori taccuini? Di cosa era composto il loro bagaglio e cosa caricavano sulle loro carrozze dorate per il viaggio di ritorno? 
Un duomo scoperchiato, viuzze che si abbarbicano in ripidi saliscendi, una città medievale mollemente adagiata lungo il crinale della Valdichiana. Questo il set della mostra sul Grand Tour, questa è Montepulciano. Non c’erano, insomma, solo Roma, Venezia e Napoli sulla loro rotta ma anche questo fascinoso borgo toscano, scelto tra le mete d’inarrestabili routard. E poi Roma, a quel tempo, era una città sparita, come nelle “cartoline” di Ettore Roesler Franz ed è proprio ciò che affascina in queste vedute di scorci, dimore antiche e ville poi demolite per fare largo al moderno, luoghi scomparsi – al posto di via della Conciliazione c’era piazza Scossacavalli, ad esempio, come testimonia l’opera di Ferrari – ponti non più esistenti ma sopravvissuti in questi acquerelli. E in questo spaccato aperto sul paesaggio romano, ci sono anche monumenti rimossi o spostati, dove persino i colori, i profumi sono spariti. 
Messo a confronto con il paesaggio poliziano che, sebbene modificato, come il monastero di Montecastello, è stato in parte tutelato ed è rimasto tutto sommato quasi intatto, fa una certa impressione e sarebbe curioso da chiedersi perché la campagna romana, percorsa dalle carrozze di questi viaggiatori stranieri, non sia stata preservata come un tesoro prezioso, esattamente come si è fatto qui, a due passi dal Tevere. E dire che non era certamente meno bella Roma, anzi, lo era tanto da stupire e far innamorare, da far ammattire Piranesi, da fare avventurare, lungo viaggi interminabili, file di lord che spesso finivano perdendo pure la vita, scontrandosi con un clima troppo diverso dal loro paese d’origine. Un esempio? Il cimitero acattolico custodisce “l’urna greca” di Keats e nasconde nelle sue pieghe la tomba del cuore di Shelley. 
Come un vestito alla moda, Roma e l’Italia venivano portate anche addosso oltre che in carrozza, come documenta bene la mostra. Le collezioni del curatore Roberto Longi e dei prestatori Fabrizio Nevola e Renato Mammuccari, visitabili al Museo civico pinacoteca Crociani, fino al 7 ottobre, in occasione della mostra “Montepulciano e la città eterna. Paesaggi e vedute dall’estetica del Gran Tour alla metà del XX secolo”, ne sono un mirabile esempio: stira cravatte, orologi, pesa sterline, giochi per il tempo libero e ancora bussole, spadini, armi da taglio, c’è tutto l’occorrente per un lungo viaggio. E tra queste decine di oggetti, non potevano mancare i colori ad acqua o le tempere, gli utensili per imprimere per sempre un ricordo, con schizzi, quadretti portatili, disegni preparatori, fusaggini, carboncini. Tutte opere realizzate con strumenti di marca straniera, come Surfins Lefranc o Staetdler, prodotti di qualità per una tecnica, l’acquerello, che si non si afferma in Italia, come sappiamo ma in Francia. 
In tal modo la mostra non si sofferma esclusivamente a documentare il viaggio o l’arte dei grand tourist ma è utile anche ad aprire una discussione sul confronto pittorico tra Paesi diversi, tra tecniche differenti e con un affondo sul mercato antiquario da cui provengono moltissimi oggetti e sulla storia del collezionismo. La vivacità culturale di Montepulciano insomma, dove, per altro, si offre anche un ricco calendario di eventi anche notevoli, come la rivisitazione lirica di una farsa di Cimarosa, è ancora oggi una tappa fondamentale per ricostruire una pagina della storia dell’arte europea. 
Per quanto fuori mano dai percorsi turistici mordi e fuggi, anzi, probabilmente per questa ragione e perché stimolata da un assessorato con proroga del mandato, caso insolito, la mostra poliziana impreziosisce il dibattito sulle modifiche e devastazioni del paesaggio. Non è un caso infatti che tra gli ospiti ci sarà Salvatore Settis, anche autore di vari saggi sul tema. (Anna de Fazio Siciliano)

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