17 luglio 2018

I volti da ricordare. Nella Chiesa del Carmine di Matera, l’installazione di Andrea Fogli

 

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Empatia e immedesimazione, contro distanza e indifferenza. Sono questi i sentimenti espressi dalle 59 teste in terracotta che Andrea Fogli esporrà nella Chiesa del Carmine di Matera per “L’angelo della Storia”, mostra che sarà presentata oggi, 17 luglio, nell’ambito della programmazione culturale dell’estate 2018 del Polo Museale della Basilicata. Oltre alla mostra di Fogli, sono previste infatti anche altre attività, lungo il percorso di avvicinamento a “Matera. Capitale della Cultura 2019”, come il progetto “Dieci fotografi per dieci musei”, realizzato grazie al Piano dell’arte contemporanea del MiBACT, e le due esposizioni di Francesco Radino, a Palazzo Lanfranchi, e di Mario Cresci, al Museo Ridola Matera. 
Nella Chiesa del Carmine sarà ricomposta l’installazione delle 59 teste, già presentate per la prima volta a Roma, il 25 aprile del 2016, nel Museo della via Ostiense a Porta San Paolo, luogo simbolo della Resistenza al nazi-fascismo. In esposizione anche nove disegni, ispirati ai volti, e un piccolo libro con frammenti di diario, per proporre al visitatore ulteriori spunti di riflessione. «Si tratta di un lavoro nato dalla necessità di mettere al centro l’uomo, la condizione umana nella sua realtà attraverso un procedimento di empatia ed immedesimazione capace di opporsi alla distanza e all’indifferenza che contraddistinguono sempre più non solo l’arte contemporanea, ma le società occidentali e i nostri comportamenti quotidiani», ha spiegato l’artista. 
Il ciclo delle 59 teste in terracotta, collocato su di un unico grande tavolo di fronte all’altare, nella chiesa avvolta nella penombra, rappresenta l’emblema di tutti quegli esseri umani che sono stati perseguitati per motivi razziali o politici o semplicemente dimenticati a causa della nostra indifferenza «sotto il tappeto della Storia e del Progresso: da Auschwitz a Lampedusa, dal Sud America all’Africa e al Medio Oriente», ha continuato Fogli. 
Traendo ispirazione dal pensiero di Walter Benjamin, contenuto nella IX tesi di filosofia della storia e ispirato ad un quadro di Paul Klee, l’intento di Fogli è «trarre dall’oblio ciò che la Storia cancella, perseguita ed umilia, ridando un volto a coloro a cui è stato sottratto, a volte in maniera più subdola del primitivo rito della decapitazione, che tra l’altro non cessa di essere perpetrato». 
La mostra si inaugura in contemporanea con la pubblicazione di un libro, “Diario della polvere e dell’argilla”, edito da Quodlibet e introdotto dal filosofo Giorgio Agamben, in cui l’artista ha raccolto le 59 teste in terracotta con i brani del diario scritti “a margine” a ogni scultura, e alcuni dei 59 disegni in polvere di grafite accompagnati da frammenti scritti dal 1980 ad oggi in cui ha annotato i suoi pensieri sul volto, l’immagine, la polvere e l’evanescenza. 
In alto: foto di Claudio Abate, 2016, porta S. Paolo

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