16 agosto 2017

Che suono ha il Fortore? Ne abbiamo parlato con Beatrice Ferrara e Leandro Pisano, curatori di Liminaria

 

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Ascoltare i suoni di un territorio per conoscere tutto ciò che gli occhi non riescono a cogliere. È il metodo di Liminaria, progetto attualmente in corso di svolgimento tra i diversi Comuni che costellano la valle del Fortore. In occasione di questa quarta edizione, Anacleto Vitolo, Emiliano Battistini, Gunhild Mathea Olaussen, Helene Førde, Trond Lossius e Jeremy Welsh, Philip Samartzis, Sara Lenzi e Sandra Ulloa e Nataniel Alvarez, del collettivo ÚLTIMAESPERANZA, oltre ai musicisti Emma Pitrè, Enrico Falbo, Francesco Leone, Peak (Paolo Picone), e The Delay In The Universal Loop (Dylan Iuliano), sono stati invitati a realizzare dei lavori di sound art, lasciandosi ispirare dalle suggestioni dell’area di riferimento, una zona dal carattere prevalentemente rurale, sviluppatasi intorno al fiume Fortore, i cui colori si estendono dalla Campania verso il Molise e la Puglia. In questa occasione è stata lanciata una nuova sezione, Writing Sound, per raccogliere inedite prospettive curatoriali e teoriche, insieme a Caterina Tomeo e Luciana Berti. Ne abbiamo parlato con Leandro Pisano e Beatrice Ferrara, curatori del progetto, che si stanno preparando per la tappa conclusiva del nove settembre, a Terranova, frazione di Arpaise, Comune di circa 800 abitanti, in provincia di Benevento.
Come è nato il progetto e come si è evoluto dalla prima edizione, nel 2014, a oggi? 
‹‹Liminaria nasce da Interferenze, piattaforma di ricerca e produzione artistica fondata nel 2003, a San Martino Valle Caudina, e dedicata all’esplorazione delle possibilità offerte dalle arti e dalle tecno-culture nel riconfigurare i territori rurali come spazi dinamici e attivi. Liminaria è dedicato a un territorio geograficamente circoscritto: la micro-regione del Fortore beneventano. Il concetto di limen è particolarmente rilevante per quest’area: si tratta di un territorio remoto ma anche di una zona di contatto tra Campania, Molise e Puglia. Il nostro è fondamentalmente un progetto di narr-azione, attraverso eventi culturali e performativi progettati e condotti in stretto contatto con le comunità locali e con gli artisti invitati in residenza, per raccontare il Fortore e favorire la nascita di reti sostenibili dal punto di vista culturale, sociale ed economico.›› 
Liminaria è interamente rivolto alla ricerca sonora e alla regione geografica del Fortore. La combinazione di questi elementi come ha trovato espressione nella ricerca e nelle opere degli artisti invitati in residenza? 
‹‹Il territorio fortorino è una valle in cui sono integrate, nel paesaggio naturale, controverse presenze non-naturali: le numerosissime ed enormi turbine eoliche, per esempio, installate qui. Dal punto di vista socio-culturale, è un’area che ha conosciuto e conosce processi come il limitato turnover generazionale e lo spostamento della popolazione. Va però sottolineato come lo spopolamento sia puntellato da storie importanti di rimanenza: il ritorno e/o la scelta di restare sul territorio. Sono storie di vita che sono spesso il frutto di una ibridazione di saperi, tra l’urbano e il rurale. Similmente, anche il rischio di obsolescenza di molti tratti del patrimonio immateriale solleva questioni complesse intorno al significato dell’identità culturale e della sua autorappresentazione. Inoltre, lavorando su più Comuni, come San Marco dei Cavoti, Molinara, Baselice, Ginestra degli Schiavoni, Montefalcone di Valfortore, abbiamo potuto sentire anche l’eterogeneità. Sono tanti i lavori sviluppati dagli artisti in residenza a Liminaria, in questi anni, in cui è possibile rintracciare una linea di ricerca che coinvolge questi temi: da Enrico Coniglio, che ha indagato il concetto di confine attraverso la dicotomia circoscritto/poroso fino ad Angus Carlyle e Chiara Caterina con la loro esplorazione liminale nel passaggio tra giorno e notte e all’incrocio tra paesaggi umani e postumani, ma anche Fernando Godoy e David Velez, per la comunità oltre l’identità nel suono delle campane, o Miguel Isaza, per l’indagine del piano acusmatico e questione del bios nel suono oltre il naturale e l’organico.›› 
A settembre, il progetto si sposterà eccezionalmente a Terranova di Arpaise, per incontrare altri artisti e progetti. Che declinazione assumerà questa tappa? 
‹‹Da un lato, ci piaceva l’idea di tornare a lavorare in un territorio come quello del Partenio, in cui è nato quindici anni fa Interferenze e nel quale rientriamo con grande interesse cinque anni dopo l’ultima tappa del progetto FARM/Interferenze a Tufo. Dall’altro, ci intrigava la possibilità di poter lavorare di nuovo insieme a Tiziana De Tora e Marco Papa, già curatori del progetto di arte ed ecologia Happy Earth Days a Napoli, che a Terranova stanno investendo energie e risorse in un centro dedicato a residenze ed attività legate all’agricoltura, all’arte ed all’educazione che si chiama T.A.NA. (Terranova Arte Natura) e che co-produrrà la residenza di Liminaria alla quale prenderanno parte Trond Lossius, Jeremy Welsh, Sara Lenzi ed Emiliano Battistini.›› 
Quali prospettive future intravedete per Liminaria? 
‹‹Tra le priorità future c’è sicuramente il potenziamento del legame con l’America del Sud, in virtù anche dello sviluppo futuribile di una ricerca “da Sud” anzitutto in senso epistemologico. È questo un elemento di ricerca su cui abbiamo insistito negli ultimi anni, invitando in residenza artisti e curatori da Cile, Colombia e Peru e curando anche la prima mostra di sound art sudamericana in Europa, “Otros sonidos, otros paisajes”, tenutasi al MACRO di Roma tra i mesi di maggio e giugno di quest’anno. Proprio in quest’ottica di intersezione relativa alle geografie critiche sul Sud, stiamo lavorando per portare Liminaria l’anno prossimo in Sicilia, aggiungendo un ulteriore livello alla ricerca “acustemologica” su spazi, territori e paesaggi delle aree mediterranee.››

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