13 luglio 2019

Anche Lucio Battisti arriva su Spotify ma non tutti sono contenti

 

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I dodici album composti tra il 1969 e il 1980 da Lucio Battisti e Mogol, attualmente custoditi e gestiti dalla società Edizioni Musicali Acqua Azzurra, dovrebbero presto sbarcare su Spotify, Apple Music, Deezer e altre piattaforme di streaming musicale. Come riportato dal Corriere della Sera, Gaetano Presti, commissario nominato dal Tribunale di Milano, martedì 9 luglio, ha comunicato alla Siae «secondo fonti attendibili l’estensione del mandato anche all’incasso dei diritti sul web». 
Fino a due anni fa le decisioni erano prese dalla moglie di Battisti, Grazia Letizia Veronese, che si è sempre opposta a qualsiasi forma di «mercificazione a scopo di lucro» che lei considerasse uno svilimento dell’opera del marito, ritenendo di conservarne e interpretarne lo spirito. Gli unici supporti tollerati erano dunque i vecchi formati fisici. La situazione è cambiata grazie a una causa fatta dallo stesso Mogol, socio al 9% di Edizioni Musicali Acqua Azzurra, agli altri soci, Grazia Letizia Veronese e Luca Battisti, ovvero la moglie e il figlio di Lucio (insieme il 56%), e la Universal Ricordi del gruppo francese Vivendi (35%). 
Si tratta di una causa civile per «una gestione troppo conservativa del catalogo», vinta da Mogol con un risarcimento di 2,6 milioni di euro, che ha portato a una paralisi della gestione della cassaforte dei dodici album in questione. 
Un affondo pesante al potere decisionale dei soci maggioritari, le cui possibilità di reazione sono ora messe in seria difficoltà. (Guglielmo Hardouin)

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