25 marzo 2019

La poesia moderna si ascolta su app

 

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Il Palais de Tokyo ha inaugurato nella giornata mondiale della poesia la mostra “La voix libérée. Poésie sonore”. La poesia sonora più che lettura di un testo è un’arte performativa per la quale molti artisti si sono cimentati, dagli anni ‘70 fino ad oggi. Questo tipo di poesia che non si legge ma si ascolta esplode con il movimento Fluxus.
 Uno dei due curatori della mostra, Patrizio Peterlini, sottolinea che la sua Fondazione Bonotto a Molvena ha messo a disposizione online circa 16mila schede di tutte le opere tangibili (opere) e intangibili (registrazioni, video) raccolte da Luigi Bonotto. Peterlini mi precisa che la Fondazione intende non solo mettere a disposizione le opere raccolte dal fondatore e dai suoi amici artisti del movimento Fluxus, ma  accostare alla produzione storica quella attuale di Poesia Visiva e Sonora.
 La mostra, realizzata in co-produzione con il Palais de Tokyo nella sala 37, ha come co-curatore Eric Mangion, direttore del Centre d’art Villa Arson nella Costa Azzurra, con il quale Peterlini ha condotto un anno di ricerche. Diverse sono state le sfide che i curatori Patrizio Peterlini e Eric Mangion hanno dovuto affrontare e risolvere nell’allestimento di una mostra dedicata a performance puramente sonore. Una di queste riguarda gli spazi delle installazioni: il Palais de Tokyo, tempio creativo di un’arte iper-contemporanea, spinta verso un futuro che non ha passato. La poesia sonora ha però un lungo trascorso, cominciato proprio negli anni 70 con il movimento Fluxus. L’impasse è superato nella prima sala, attraverso la cronologia della poesia sonora dagli inizi fino ad oggi. Questa viene resa graficamente attraverso delle bande nere che ricordano la grafica delle trasmissioni radio. Qui ricostruiscono le tappe più importanti dello sviluppo della corrente della poesia sonora intrecciate con le innovazioni tecnologiche che l’hanno accompagnata e sostenuta (nel 1985 si ritrovano l’invenzione del CD-ROM e il festival Milano poesia). Ecco che il trascorso storico della poesia sonora trova il suo posto senza connotare la mostra come una mostra antologica. Superato questo spazio si scende in una stanza buia, in pendenza al cui centro sono posizionati degli schermi attorno ai quali si propagano delle fasce metalliche disposte a onde.
Viene diffuso un audio a forte volume, si tratta di uno dei 74 poemi della mostra, i cui titoli sono indicati negli schermi. Geniale l’idea di creare questo labirinto di tubi concentrici, in una sorta di girone nel quale lo spettatore cammina, ascolta e gira intorno. Una scenografia semplice ma riuscita che si colloca in uno spazio tetro e poco confortevole, visto che non ci si può sedere sulle “onde”, ma solo appoggiarsi. Gli audio sono ripetizioni di parole, suoni forti e spesso non comprensibili, ma che si possono considerare come performance d’arte contemporanea pur trattandosi di “solo” sonoro. La diffusione non è solo negli interni del Palais de Tokyo, ma anche nei suoi spazi esterni nel pomeriggio del 27 aprile. Sei performances: Tomomi Adachi (Giappone), Giovanni Fontana, Zuzana Husarova (Slovacchia), Katalin Ladik (Ungheria), Violaine Lochu (Francia) e Joerg Piriger (Austria). 
Una volta usciti dal Palais de Tokyo il “catalogo” è costituito dai 72 audio scaricabile attraverso l’applicazione su Apple Store, e permette di avere l’archivio di tutte le performances insieme, ma anche radio di tutto il mondo trasmetteranno il risultato del 27 aprile. 
Tra le giovani scoperte c’è Kinga Toth.  La sound poet e performer di 33 anni, mi spiega Peterlini, ha scoperto di appartenere a questa categoria dopo l’esordio nella musica punk, senza mai essere entrata in contatto con la generazione di artisti degli anni 70. Pezzi non solo di giovani artisti, ma anche di “storici” come Giovanni Fontana che si presenta con un audio del 2012 realizzato per questo progetto. Gli artisti storici viventi, richiamati dalla profonda amicizia e legame con il fondatore della Fondazione Bonotto, partecipano con degli audio realizzati recentemente, proprio per sottolineare che il tema è la creazione contemporanea di poesia sonora. (Asia Ruffo di Calabria)

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