04 novembre 2018

Da dove si viene, dove si è, dove si va

 

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Che cosa c’è stato prima e cosa ci sarà dopo lo stato attuale dell’arte per le gallerie che abbiamo scelto di intervistare, presenti ad Artissima? Lo chiediamo con un’intenzione quasi esistenziale ad un gruppo di quattro gallerie che hanno deciso, ad un certo punto del loro percorso, di moltiplicare la propria azione non limitandosi alla presenza su un unico territorio. 
Francesco Pantaleone Arte Contemporanea
Francesco Pantaleone, galleria nata a Palermo nel 2003 e presente a Milano dal 2017. Non due parentesi entro cui è contenuta l’Italia, ci dice il gallerista, perché le parentesi suggeriscono chiusura, mentre il progetto è aperto e predisposto alla contaminazione internazionale. Due poli che fanno da contrappunto ad una ricerca comune, in cui l’identità creativa forte di Palermo si interfaccia con l’operosità di Milano, entrambe città molto booming in questo momento. E se, come dice Pantaleone citando Isgrò, Palermo senza Milano non esiste e Milano senza Palermo neppure, la scelta si svela nella sua efficacia. Per Artissima la galleria ha deciso, come sempre, di fare il punto di una programmazione andata da novembre a novembre e che, quest’anno, è stata arricchita dalla progettualità palermitana di Manifesta. Un 2018 importante, anche per il progetto di Per Barclay nelle scuderie di Palazzo Mazzarino a Palermo e per la selezione al Padiglione Italia della Biennale 2019 di Liliana Moro. 
Galleria Continua
Galleria Continua è arrivata oggi a quattro sedi dislocate su tre continenti. Qui la parte del leone la fanno le periferie, l’idea originaria avuta nel 1990 di aprire a San Gimignano, per privilegiare non tanto il rapporto con il collezionista di passaggio, ma piuttosto l’atmosfera immersiva che l’artista avrebbe potuto sperimentare nel farsi dei progetti. Due luoghi periferici europei, quindi, con San Gimignano e Les Moulins nell’interland parigino, aperto nel 2007, e due centri in nazioni periferiche rispetto all’Europa, Beijing in Cina nel 2004 e L’Avana a Cuba nel 2015. Il lavoro territoriale crea una sorta di gioco di specchi con l’apertura internazionale di livello mondiale raggiunta in 26 anni di attività. Se il futuro viene visto dai galleristi come un processo in continua espansione, il punto nave fatto ad Artissima rende il doppio livello tenuto costantemente dalla Continua: da un lato gli artisti italiani di nuova acquisizione o di antica data, come Loris Cecchini, Giovanni Ozzola, Arcangelo Sassolino, Ornaghi & Prestinari; dall’altro uno spaccato di mondo che ben ne rappresenta l’identità globale con  Hans Op de Beeck, Carlos Garaicoa, Alejandro Campins, Jonathas De Andrade, Shilpa Gupta e Qiu Zhijie. Tutti artisti che sono chiamati a mettere in relazioni i loro lavori e le loro progettualità con gli spazi inediti, ma carichi di identità, scelti dalla galleria per il proprio operato. 
Galleria Monitor
Galleria Monitor dopo più di dieci anni dalla fonazione a Roma, ha aperto una seconda sede in quella che oggi sembra la città promessa dell’Europa, soprattutto in campo creativo e artistico, Lisbona. Il presupposto iniziale della galleria, ossia quello di focalizzarsi sulla ricerca, rimane invariato ed è lo stesso spirito riproposto per la città lusitana. Il doppio polo arricchisce, anche se il lavoro da fare in Portogallo è molto diverso da quello della realtà italiana. Qui il bacino di artisti e di utenti è meno esteso, ma recettivo e curioso di fronte alla novità. Interessante capire con che spirito è stato aperto il nuovo spazio. Non si poteva entrare in modo violento, ma rispettoso del contesto, per questo la scelta di lavorare con soli artisti portoghesi, perché c’è bisogno di fare questo tipo di lavoro per aprire un nuovo fronte attento ai giovani talenti. In questa direzione va anche la scelta di introdurre sul mercato italiano un artista portoghese, Ségio Carronha, presente ad Artissima quest’anno. Per la prima volta alla fiera torinese anche Eric Bainbridge, artista inglese molto attivo e influente nell’Inghilterra degli anni Ottanta e ispiratore di una genia di scultori britannici che si sono rifatti al suo lavoro. Poi Matteo Fato, pittore abruzzese di recente acquisizione, lanciato sul mercato con Artverona e di nuovo in fiera per consolidarne la presenza, più Nicola Samorì, che qui si misura con l’onice e la sua capacità di direzionarne il lavoro. Presente anche un video di Larent Montaron. 
Galleria Alberta Pane
Una consapevolezza profonda di quello che è il lavoro del gallerista oggi emerge dalla parole di Alberta Pane, fondatrice nel 2008 del suo primo spazio parigino e oggi, nel 2018, presente anche a Venezia con la seconda sede, aperta ormai da un anno e mezzo. Un percorso, il suo, iniziato al Museo d’arte moderna de la ville de Paris e continuato nel mondo dell’editoria fino alla direzione della guida Mayer. Da lì il salto verso un sogno di anni, quello di diventare gallerista. Un mestiere, ci dice, a 360 gradi, in cui si mescolano le capacità intellettuali, un approccio fisico all’installazione degli spazi, l’abilità nella vendita e la necessità di saper fare la PR. Tutto accompagnato dall’aspetto più stimolante, quello del rapporto con gli artisti – che fanno diventare un po’ scontato il resto del mondo…
Per Artissima la scelta ricade su tre nomi in grado di integrarsi pur nel differente approccio a scultura e installazione: Christian Fogarolli, Luciana Lamothe, Marie Lelouche. Uno stand compatto, coerente e che rispecchia fino in fondo l’identità della Pane. È l’acciaio che riesce a dare omogeneità materica a modi molto diversi di trattare lo spazio. 
Focalizzando l’attenzione sullo stato dell’arte della galleria, il doppio polo viene corroborato dall’interesse che i collezionisti francesi hanno per la città lagunare, un territorio su cui è comunque ancora importante lavorare per creare sinergia, movimento e reale desiderio di partecipazione, strada promossa dalla stessa Alberta Pane con la proposta, ben accolta dai colleghi di laguna, della Venice Gallery View. 
Per il futuro il desiderio è quello di andare sempre di più nella direzione di partecipare a progetti che non si limitino alle fiere, ma che invece si interfaccino con musei e istituzioni. Un auspicio è quello invece di veder nascere più reti, di galleristi, collezionisti, ma anche artisti. 
Penzo+Fiore

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