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Un grande classico è sempre contemporaneo e non smette mai di dialogare con il tempo che scorre. Ancora aperte all’interpretazione, alle idee e alle sensazioni, sono le opere di Jacopo Robusti, che Giorgio Vasari definì “il terribile” non solo per via del suo carattere ma anche per il suo stile intenso, drammatico, interiore. “Dialoghi contemporanei con Tintoretto”, mostra a cura di Ludovico Pratesi, in apertura il 20 ottobre, a Venezia, è l’occasione per riscoprirne l’attualità, attraverso una serie di inediti confronti con alcuni tra gli artisti più influenti di questi anni. L’esposizione sarà infatti scandita da due momenti.
Alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro, il Ritratto del Procuratore Nicolò Priuli, opera giovanile del Tintoretto ma esplicativa della sua vena ritrattistica e ivi conservata, incontrerà le opere inquietanti, monumentali, legate alla tradizione o irriverenti, di Michael Borremans, Glenn Brown, Roberto Cuoghi, John Currin, Chantal Joffe, Victor Man, Yan Pei-Ming, Matthew Monahan, Wangechi Mutu, Celia Paul, Josh Smith. A Palazzo Ducale, invece, un dialogo a due voci con altro grande sperimentatore della pittura, Emilio Vedova. «Tintoretto è stato una mia identificazione. Quello spazio appunto, una serie di accadimenti. Quella regia a ritmi sincopati e cruenti, magmatici di energie, di fondi interni di passioni, di emotività commossa», scriveva nel 1991 il grande artista che nacque a Venezia e che fin da giovanissimo subì il fascino dell’arte dei maestri veneti. In esposizione due sue opere, Non Dove’87 -1 (op.1- op.2) e …Dagegen…1987-’95-2 (op.3 – op.4), dischi ispirati alla cupola di Santa Maria della Salute a ai toni e ai colori dei teleri di Tintoretto.
«Cosa vuol dire dipingere oggi? Quali problematiche concettuali e stilistiche vengono affrontate da pittori provenienti da tradizioni culturali profondamente diverse e lontane tra loro? Con quali modalità la raffigurazione del volto umano viene costruita per sottolineare gli elementi più significativi dell’espressione, in senso antropologico, simbolico o sociale?», chiede Pratesi. Per dare conto di tali questioni, la doppia mostra sarà divisa in due sezioni, “Volti” e “Storie”, prendendo spunto dalle differenti tipologie dei capolavori di Tintoretto e delle opere contemporanee connesse.
Le mostre saranno aperte fino al 7 gennaio 2019.
In home: Markus Schinwald, Beth. Courtesy of AmC Collezione Coppola
In alto: Michael Borremans, The Measure II. Courtesy of Collezione Giuseppe Iannaccone