12 ottobre 2018

Duchamp “apre la porta” a Roma

 
La Galleria Casoli De Luca inaugura oggi la mostra “By or Of Marcel Duchamp or Rrose Sélavy”, dedicata a Marcel Duchamp nel nuovo spazio romano in piazza di Campitelli 2

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Come mi ha scritto un caro amico un paio di giorni fa, a Roma l’arte contemporanea continua a crescere, giorno dopo giorno, a vista d’occhio (aggiungo io) per merito di privati e di alcune istituzioni internazionali. Solo l’altro ieri abbiamo dato notizia su queste pagine dell’apertura di Palazzo del Velabro denominato “Rhinoceros” della Fondazione Alda Fendi-Esperimenti, oggetto di un’importante riqualificazione da parte di Alda Fendi che ha voluto farne una vera e propria “città dell’arte”. Pochi mesi prima, nel maggio scorso, abbiamo salutato l’apertura al pubblico, nel rione Esquilino, di Palazzo Merulana, ex Ufficio d’Igiene, recuperato trasformandolo in un nuovo spazio per la cultura e l’arte con l’esposizione della nota collezione di opere della Fondazione Elena e Claudio Cerasi. Ma l’elenco potrebbe continuare tra apertura di nuovi spazi profit e no-profit, la riapertura di altri, il consolidamento di molti. Come ha avuto modo di scrivere Marco Lodoli sulle pagine di “Repubblica”, recensendo il libro di Fulvio Abbate “Roma vista controvento”, nella capitale del Belpaese «c’è un pelo e un contropelo, una gatta che si fa lisciare sul divano e un’altra randagia che si muove nell’imprevedibilità, c’è un vento sciroccoso che incolla pensieri e cose in una mediocrità colpevole, e un altro vento, mosso dalla vita di tanta gente che prende le strade dal senso opposto e crea disordine, vitalità, intelligenza». A quest’ultima gente mi piace ascrivere il noto gallerista Sergio Casoli e Mattia De Luca (giovane collezionista con un trascorso nell’art advisory oltremanica), titolari dell’omonimo spazio espositivo nel pianterreno di un avito palazzo patrizio nel cuore di Roma, in piazza di Campitelli al civico 2. Incontro all’ingresso della galleria Mattia De Luca (classe 1985) che mi introduce al progetto espositivo al varo da oggi (opening dalle 12 alle 19) incentrato su Marcel Duchamp (1887-1968) dal titolo “By or Of Marcel Duchamp or Rrose Sélavy”. Il percorso espositivo comprende oltre 100 oggetti, tra opere, brochure, inviti, manifesti, libri, e il solo readymade a non aver avuto edizioni successive, restando dunque un pezzo unico, Porta: 11, rue Larrey (1927), esposto a Roma per la prima volta in questa occasione. Elemento strategico nell’appartamento parigino che Duchamp occupava nel 1927 con la moglie nel quinto arrondissement, la porta, incardinata tra due stanze, rimanda a un atto di sottrazione che permette all’artista di creare, e che viene “rigenerata” da Duchamp in opera d’arte. Alla Biennale del 1978, scambiata per una comunissima porta, fu ridipinta con una doppia mano di bianco dagli imbianchini addetti ai lavori di allestimento, con l’epilogo di un costosissimo risarcimento al proprietario dell’opera all’epoca dell’incidente. Ma questa si sa è storia ormai. Anzi, meglio, storia contornata di racconti e leggende come in una saga. De Luca si sofferma, poi, sull’imprevisto (e imprevedibile) Erratum Musical, inchiostro su doppio foglio di musica (facsimile da Green Box, 1913, riprodotto nel 1934 per The Green Box), quindi sulla fotografia To be looked at (from the other side of the Glass) with one eye, close to, for almost an hour del 1918. Questa preziosa esposizione mi richiama alla mente, per cura filologica e varietà di opere esposte, quella che ho visitato pochi giorni fa a Londra, a Frieze Masters, nello stand di Gagosian dedicato a un’eccezionale personale di Man Ray. Londra, pertanto, città dove Mattia De Luca ha vissuto a lungo e operato come art advisor per alcuni collezionisti. Ma ora c’è Roma e mi confida: «La rinascita che è in corso a Roma mi ha molto sorpreso, dall’estero non me l’aspettavo a questi livelli. C’è un’energia palpabile. Solo ieri, durante una passeggiata nei paraggi con Sergio (Casoli, ndr), ci siamo imbattuti, a Sala Santa Rita, nella meravigliosa installazione site specific del tedesco Robert Henke che ha costruito un dialogo tra architettura, laser e suono. Non sapevamo nulla di questo progetto, per quanto sia vicino alla nostra galleria. Forse proprio questo manca ancora in questa città, una comunicazione e pubblicità più efficace dell’offerta culturale, sul modello di Londra o Milano. Tuttavia, è innegabile che ci sia già un notevole passaggio di collezionisti e appassionati italiani e stranieri, molti americani, che giungono qui molto volentieri. È quanto ho potuto riscontrare nei mesi di apertura del nostro spazio».
Il modello di questa galleria (e forse anche la sua fortuna?) è quello di andare controtendenza. Me lo conferma Sergio Casoli. Qui la galleria è “slow”, niente fiere né effetti speciali. Un divano per accogliere. Insomma la sintesi del “local versus global”. «A noi interessa che il visitatore prenda l’opera in mano, che abbia un contatto diretto con il lavoro degli artisti. Con un approccio, pertanto, al lavoro direi “artigianale”», l’unica via percorribile, in generale, – aggiungo io –  per la competitività sostenibile del Sistema Italia. (Cesare Biasini Selvaggi) 
In alto e in homepage: Vista della mostra, foto di Daniele Molajoli
INFO
Opening: dalle ore 12 alle 19
BY OR OF MARCEL DUCHAMP OR RROSE SÉLAVY
dal 13 ottobre al 22 dicembre 2018
GALLERIA CASOLI DE LUCA
Piazza di Campitelli 2, Roma
orari: martedì-sabato, 10-19
tel. +39 066991188 | www.casolideluca.com

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