29 settembre 2018

Agnes Martin e i Navajo

 

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Delicata ma vibrante, così appare la superficie delle opere di Agnes Martin. Forti e deboli, semplici e complessi, sono i suoi segni, geometrici e naturali come è l’ordine universale delle cose. Minimalista nell’accezione più spirituale del termine, fino al rifiuto totale di qualunque categorizzazione – famosa la sua risposta a una giornalista che le chiedeva del suo contributo al femminismo: «Io non sono una donna» – la grande artista scomparsa nel 2004 sarà ricordata con una bella mostra in apertura il 28 settembre, organizzata dalla Pace Gallery, galleria di riferimento per quanto riguarda il linguaggio astrattista. Presentata prima nella sede di Palo Alto e quindi, da novembre, a New York, l’esposizione riunisce una selezione di opere di grande formato di Martin, messe in dialogo con dieci coperte tessute a mano, prodotti della cultura Navajo e risalenti al XIX secolo, destinate a ornare i capi tribù. I Navajo attualmente formano il gruppo etnico più consistente fra i nativi americani e sono stanziati nell’Arizona settentrionale e in parte dei territori dello Utah e del Nuovo Messico, dove Martin si era trasferita stabilmente dal 1970 fino alla morte, preferendo la tranquillità del deserto al caos di New York. Prima nel suo genere, la mostra mette in scena un potente parallelismo tra il livello di raffinatezza raggiunto dalle tessitrici Navajo e la sintesi estrema alla quale arrivò Martin. «Abbiamo queste meravigliose artiste insieme in mostra e tutte, a distanza di oltre un secolo, furono influenzate dal paesaggio che osservavano», ha detto Elizabeth Sullivan, direttore della galleria di Palo Alto.
Fonte: Artsy

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