24 settembre 2018

Magica Lucca, con Cartàsia. La Biennale on paper, dall’antica Cina alle emergenze di oggi

 

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Giunta alla nona edizione, Cartásia 2018, Biennale della Carta, tra arte, tradizione, innovazione e sostenibilità ambientale, trionfa a Lucca, rivelandosi sempre più interessante e intrigante per qualità, stile e sinergia con la città che, nel passato, dopo avere avviato prospere attività in campo serico, si è dedicata, in virtù della locale ricchezza di acqua, alla produzione della carta, divenendo leader in campo italiano ed europeo. 
Una storia testimoniata già agli inizi del 1300, con il vello di ovini e caprini, la pergamena, e che dal 1400 continua con gli stracci, sviluppandosi fino alla metà del ‘500, con la nascita della prima, vera cartiera, in un vecchio mulino attrezzato e restaurato ad hoc. Verso la fine del 1600, le cartiere dai razionali edifici a tre piani, corrispondenti alle fasi di lavorazione, erano otto e con una ricca produzione – che provocò addirittura una “guerra degli stracci” – che continuò nel secolo successivo. Un’importante svolta avvenne nel 1834, quando Stefano Franchi, farmacista di Villa Basilica, unendo paglia, calcina e acqua (facilmente reperibili a costi contenuti) inventò la carta-paglia usata per imballare. Quest’ultima diventò il prodotto leader delle locali cartiere – tanto che il prezzo della paglia, la principale materia prima, è stabilito a Lucca per tutta Europa – fino al 1976, quando una legge per proteggere l’acqua come bene ambientale ne rese troppo costosa la produzione. Gli imprenditori si adeguarono specializzandosi in cartone ondulato e tissue, raggiungendo in tali produzioni numeri da record. 
La secolare esperienza nel settore è, quindi, alla radice di Cartásia, il più importante evento al mondo di arte, design e architettura in carta e cartone, con mostre all’aperto, caratterizzate da sculture che rendono più emozionanti e suggestive molte piazze del centro storico già pregne di passato, ed esposizioni al chiuso, con più di 2mila metri quadri espositivi che, insieme, forniscono un ampio quadro sulla situazione della paper art contemporanea. Sono stati circa 400 i concorrenti che da tutto il mondo hanno partecipato ai tre concorsi, per artisti, designer e architetti, indetti allo scopo di selezionare le opere per la Biennale, realizzate ispirandosi a “Caos e Silenzio”, temi guida di questa edizione. Una proposta tematica in linea con i tempi in cui viviamo, connotati da un caotico e disordinato guazzabuglio di informazioni, mentre il silenzio diviene ineludibile per una vita più serena. 
Da evidenziare che, a partire da questa edizione, la Biennale ospiterà un Paese al quale viene dedicato un focus. Inaugura la serie la Cina, per i lunghi rapporti che la legano a Lucca e, soprattutto, per avere dato i natali alla carta, come tramanda la storia: nel 105 d.C. Ts’ai Lun informò l’Imperatore di avere prodotto un nuovo materiale adatto alla scrittura utilizzando solamente “vecchi stracci, reti da pesca e scorza d’albero”. Il focus si dipana attraverso due rilevanti collaborazioni: il China Design Centre, collettore di importanti artisti cinesi dalle varie filosofie e tecniche, e la prestigiosa Università Tongji di Shangai, nata nel 1907, che presenta in Piazzale San Donato, nei pressi dell’ex-Cavallerizza, un ambizioso progetto di architettura urbana in cartone, realizzato da 11 studenti e due professori, segnando così ufficialmente l’esordio della sezione architettura nella manifestazione. Tre cupole formano tre ambienti comunicanti ispirati alla tradizione e, in particolare, ai Ting i chioschi, tradizionali costruzioni pubbliche cinesi dove i viandanti potevano fermarsi e riposare. L’utilizzo di carta e cartone in tale settore non deve suscitare meraviglia perché anche nel nord Europa si sta diffondendo una sostenibile casa in cartone a moduli, progettata da ingegneri olandesi – con cui gli organizzatori della Biennale sono in contatto – dalla durata garantita da 50 anni fino a un secolo. 
Un invito a visitare e godersi una Lucca speciale, resa magica da sculture come Luminal Space, costruita in Piazza Guidiccioni da Manuela Graziol, artista ed economista svizzera, con copertine di giornali o libri anche stranieri piegati a mo’ di grosse tarsie a indicare la complessità psicologica e formativa di un’adolescente – forse la figlia – raggomitolata su se stessa. Oppure come Paperman, in Piazza San Frediano, autoritratto di James Lake che attraverso l’arte appresa da autodidatta riesce a superare il tragico momento esistenziale in cui per una malattia si ritrova senza una gamba. O ancora come Path of Paradox, di Dosshaus, progetto collaborativo tra Zoy Taylor e David Connelly, che portano, in piazza Cittadella, un pianoforte spezzato in due da un moneta caduta dall’alto, a significare l’impossibilità del connubio tra arte e denaro. Un’esortazione a riflettere proviene infine dalle opere esposte al Mercato del Carmine, una chiesa rinascimentale trasformata in spazio espositivo, e a Palazzo Ducale, il cui disegno originale pare sia da attribuirsi a Giotto, come Asina, attraverso cui Paola Margherita analizza il comportamento delle donne nella società, esortandole a essere reattive come l’animale per salvare la propria identità. 
Uno stimolante percorso attraverso la suggestiva magia di carta e cartone alla scoperta delle bellezze di una città e di quelle dell’anima. (Wanda Castelnuovo
In home: Paola Margherita, Asina 
In alto: Manuela Granziol, Illuminal Space

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