01 agosto 2018

Junya Ishigami e le città del futuro

 

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Junya Ishigami, figura di punta dell’architettura contemporanea, Leone d’Oro alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2010, è in mostra presso la Fondazione Cartier per l’Arte Contemporanea di Parigi, fino al 9 settembre. Il successo di “Freeing Architecture”, titolo di quest’esposizione, concepita e allestita dall’architetto giapponese, è stato talmente grande che è stata prolungata di ben tre mesi. La Fondazione presenta disegni, filmati e una trentina di modellini scelti fra le costruzioni più esemplari già realizzate o in progetto, dai parchi, a una casa ristorante, alle sculture urbane, e restituisce uno sguardo complessivo sull’opera di Ishigami e sulla sua idea di architettura, concettuale e poetica che dà al paesaggio naturale un posto preponderante. «Mi piace pensare liberamente all’architettura, avere una visione flessibile, la più aperta possibile per superare l’idea stessa di architettura», asserisce Ishigami. 
Un percorso che ribalta la percezione dell’opera architettonica, che in scala ridotta restituisce un universo lillipuziano, di cui se ne coglie comunque la leggerezza e l’umorismo, oltre alla grande capacità di connettere le persone tra loro, e queste con l’ambiente. La varietà e l’originalità delle costruzioni non passano inosservate, nonché una profonda ricerca innovativa che sfrutta elementi naturali come vento e luce, e la loro forza d’impatto sui materiali. Nei suoi ambienti Ishigami rimuove i confini tra interno ed esterno, e crea spazi interni modulabili come per il Kanagawa Institute of Technology (Giappone, 2008), in cui fungono da divisori mobilia e oggetti che, spostati a piacimento, modificano percorsi e assetti. Questo concetto di trasformazione è insito nelle creazioni di Ishigami che vi integra la natura e le sue varianti, presentando così un’architettura come fenomeno naturale. Guarda anche alla cultura della gente del posto in cui erige l’opera, restituendo sempre modi diversi e inconsueti di vivere lo spazio. «L’idea è di riflettere sul senso dell’architettura contemporanea e sui suoi valori. La domanda è: siamo capaci d’immaginare delle innovazioni, di proporre una visione del futuro?» dichiara l’architetto. 
La mostra presenta, fra l’altro, la gigantesca riproduzione in scala uno a dieci della Chapel of Valley (Rizhao, Cina), ma anche House of plants (2010-2012). Quest’ultima è una casa giardino creata per una giovane coppia, che restituisce un universo leggero, trasparente e in comunione con la natura. Ricordiamo che Junya Ishigami è un esperto in tecnologia dei materiali, e che porta all’estremo la loro resistenza alla flessione, alla torsione e all’incurvamento, per restituire leggerezza e fluidità alle forme architettoniche. Come, per esempio, Cloud Arch a Sydney (2015), un arco alto sessanta metri che traccia nel cielo una fine linea bianca, che fluttua leggermente quando soffia il vento, o che si fonde con le nuvole, e realizzato con acciaio e composto da solo cinque pezzi assemblati in laboratorio. Inoltre, anch’esso qui a Parigi, House of Peace (HOPE), un centro che accoglie i visitatori al porto di Copenaghen, un simbolo di pace che prende la forma di una nuvola bianca galleggiante tra acqua e cielo. La visione di Junya Ishigami s’integra perfettamente nell’edificio luminoso e trasparente che accoglie la mostra, ideato dall’architetto francese Jean Nouvel, restituendo due visioni diverse e complementari che portano il visitatore a riflettere sulla città del futuro. (Livia De Leoni)

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