22 giugno 2018

Montalbano e il cimitero dei cadaveri eccellenti

 
Il sistema dell’arte in Sicilia? A Favara (Agrigento), la mostra provocatoria di Momò Calascibetta e Dario Orphée lo presenta come un cimitero di cadaveri eccellenti

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Un paio di mesi fa mi trovavo a Londra in visita alle gallerie italiane che hanno aperto negli ultimi anni oltremanica. Per sondare il terreno del clima post-Brexit. E, al riguardo, niente di buono sembra che attenda all’orizzonte il mercato dell’arte nel regno di sua Maestà. In uno dei miei incontri, mi sono trovato in una galleria decisamente british per storia, organizzazione e clienti di riferimento. Il direttore dello spazio espositivo mi accoglie non riuscendo a trattenere una domanda che, evidentemente, teneva in caldo per il primo italiano in cui si fosse imbattuto. «Come va a finire l’ottava stagione del Commissario Montalbano?». Di lì a poco scopro che la serie tv ispirata ai racconti di Andrea Camilleri spopola tra gli inglesi, che la seguono appassionatamente sulla BBC. In realtà il successo del Commissario Montalbano è, ormai, planetario, tra Occidente e Oriente, con doppiaggi in una lunga serie di lingue diverse. Tra gli effetti collaterali di questo successo imprevisto quanto a dimensioni, c’è di sicuro una straordinaria campagna pubblicitaria sulla Sicilia, a giudicare anche dall’incremento dell’incoming turistico nei territori che ospitano i set della serie tv. Nei giorni che sto trascorrendo a Palermo – senza nulla togliere alla penna di Camilleri – mi sono immerso più volte, ripetutamente, nelle atmosfere magistralmente immortalate, direi quasi dipinte, dal grande scrittore, regista e sceneggiatore nato a Porto Empedocle (Agrigento) 92 anni or sono. Delle vere e proprie performance spontanee che si svolgono in ogni momento, e in ogni dove, a Palermo, come sul resto dell’isola. Tanto da renderli palchi complessi e scivolosi per chi, della pratica della performance, ne ha fatto una professione, nonché un alveo di ricerca artistica. Solo due giorni fa, nel capoluogo siciliano, ero in visita alla sede di rappresentanza del Comune di Palermo, Palazzo delle Aquile, in piazza Pretoria, sul confine del quartiere Kalsa, vicino ai Quattro Canti. Qui, nella sala d’attesa al primo piano, a fare una specie di anticamera, c’era un impiegato pubblico che sembrava la controfigura del “dottor Pasquano”, il brontolone medico legale del commissario Montalbano, interpretato dal compianto Marcello Perracchio. Questo personaggio, venuto a sapere che ero un giornalista, mi avvicina e comincia a sussurrarmi, tra pause e sussulti teatrali, vizi e virtù della politica cittadina. Tra un inchino e l’altro, ogni qual volta ci passava davanti un consigliere comunale. Praticamente uno al minuto. Tanto da inscenare una specie di immobile tarantella. Ho scritto questa lunga premessa al mio “diario siciliano” odierno perché ho scelto di raccontarvi un progetto artistico che sembra uscito da uno dei libri di Camilleri. Il cui titolo potrebbe essere “Un cimitero di cadaveri eccellenti”. Ma gli autori qui, sempre rigorosamente siciliani, sono l’artista Momò Calascibetta e lo scrittore Dario Orphée, artefici della mostra itinerante “Cenere”, curata da Andrea Guastella e visitabile fino al 31 agosto presso il Farm Cultural Park, il centro culturale e turistico fondato da Andrea Bartoli e Florinda Saieva nel cuore di Favara (Agrigento), un “must” del contemporaneo nell’isola (a cui abbiamo dedicato un articolo a p. 76 e 77 di “Exibart on paper” di questo mese). Di fatto si tratta di una serie di ritratti, eseguiti ad acrilico su tavole del formato di 69×69 cm, che illustrano altrettanti “cari estinti” racchiusi in loculi costruiti in poliuretano marmorizzato. La particolarità è che questo mini-cimitero riguarda personaggi ancora vivi e vegeti, tutti nomi eccellenti del sistema dell’arte siciliano, tra galleristi, direttori di musei, collezionisti, curatori, critici e giornalisti di settore. Un progetto in fieri, destinato a essere itinerante (prossime tappe Erice, Gela, Ragusa, Siracusa), e a essere ampliato quanto al novero dei “cari estinti”. Una mostra provocatoria, un attacco frontale a quella che gli autori del progetto definiscono “un’unica lobby” che sancisce, di volta in volta, la vita e la morte degli artisti del territorio. Ma chi è nel mirino di Calascibetta e Orphée? Nomi espliciti non ne fanno, ma i ritratti sono facilmente riconoscibili, accompagnati peraltro da una serie di “attributi iconografici” per agevolare l’identificazione di questi “wanted” dell’arte siciliana. Insomma, per capire chi abita questo “cimitero di cadaveri eccellenti” pare proprio che non occorra il proverbiale fiuto di Montalbano. (Cesare Biasini Selvaggi)  
In alto: Cenere
In homepage: Momò ti Ama, 2018, tecnica mista su tavola 69×69 (Andrea Bartoli – Farm Cultural Park)

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