18 giugno 2018

Fame di cultura. Alberto Bonisoli critica il Bonus per i diciottenni e si apre la polemica

 

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Per il ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, i ragazzi sono da prendere per la gola. «In alcuni casi era meglio spendere diversamente i soldi. Penso alla 18 App, i 500 euro in buoni da far spendere ai diciottenni. Vale 200 milioni… Meglio far venire la fame di cultura ai giovani, facendoli rinunciare a un paio di scarpe», questa la sua dichiarazione che, rilasciata al Corriere della Sera in merito all’operato del suo predecessore, Dario Franceschini, ha immediatamente sollevato una ridda di polemiche. 
Bonisoli si riferisce al cosiddetto Bonus Cultura, un premio di 500 euro, introdotto dalla Legge di Stabilità 2016 e riservato a tutti i ragazzi nati nel 1998 per l’acquisto di biglietti per rappresentazioni teatrali, cinematografiche e spettacoli dal vivo, oppure per libri, ingressi a musei, mostre, monumenti, gallerie, aree archeologiche e parchi naturali. La Legge di Bilancio 2017 ha poi confermato la misura, che potrà quindi essere sfruttata anche dai ragazzi del ’99, che hanno compiuto 18 anni nel 2017. La richiesta poteva essere presentata a partire dal 19 settembre scorso e fino al 30 giugno 2018, iscrivendosi all’apposita piattaforma 18App. Il bonus potrà essere speso fino al 31 dicembre 2018 e anche per acquistare «musica registrata, nonché corsi di musica, di teatro o di lingua straniera». 
Immediate le reazioni del Partito Democratico: «È delirante arrivare a dire che sarebbe più educativa per un ragazzo la rinuncia a un paio di scarpe per permettersi i consumi di cultura che avere 18App. Come se tutti i ragazzi in questo paese potessero permettersi i consumi culturali, come se non fosse responsabilità pubblica educare alla cultura. Il sospetto è che il ministro Bonisoli cerchi goffamente un motivo qualsiasi per tagliare i fondi a 18App, visto che il suo partito ha promesso ingenti tagli delle tasse fortemente classisti. Bonisoli e la Lega abbiano il coraggio di dire questo, invece che sperticarsi in penose lezioni paternalistiche su come si educherebbero i ragazzi alla cultura», ha dichiarato Anna Ascani deputato PD. 
Bisogna dire però che, almeno tra la classe del ’98, il Bonus non è stato poi molto usato. Secondo i dati, gli iscritti alla piattaforma 18App entro il 30 giugno 2017 furono 351.522, ovvero, il 61% dei 574.953 ragazzi che avrebbero potuto iscriversi. È stata La Repubblica a mostrare, poi, come le risorse stanziate inizialmente, ammontanti a 290 milioni di euro, siano state utilizzate solo in parte, con quasi 115 milioni avanzati. 
E i ragazzi cosa dicono? «Abbiamo sempre criticato aspramente il Bonus Cultura, ribadendo che la misura in questione non contribuiva a ridurre le diseguaglianze tra gli studenti ma che anzi le aumentasse. Le parole del Ministro Bonisoli ci lasciano però profondamente amareggiati. Non viene presentata un’alternativa valida ad una misura sbagliata, non viene affermato che si debba investire nel diritto allo studio e nell’accessibilità gratuita alla cultura», ha spiegato Giammarco Manfreda, Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi. «Invece che criticare la modalità di promozione della cultura alla base del bonus, si passa a criticare l’idea generale di incrementare la fruizione della cultura da parte dei giovani. Dalle dichiarazioni del neo ministro traspare inoltre una lettura dello stile e delle condizioni di vita dei giovani del tutto infondata», ha continuato Elisa Marchetti, Coordinatrice Nazionale dell’Unione degli Universitari.

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