18 giugno 2018

Critici: chi sono i magnifici sette?

 

di

Ci sono così tante mostre, così tanti artisti…e così poco tempo per informarsi su tutto! Come fare? Secondo l’Observer basta affidarsi agli “scribi” dell’arte di oggi. E così, leggendoli regolarmente, non solo risparmierete tempo ma avrete la possibilità di scoprire le loro intuizioni. Ognuno ha sviluppato un approccio singolare alla scrittura artistica, e tutti stanno innegabilmente dando il tono alle nostre conversazioni estetiche contemporanee.
Chi sono? Ecco la classifica dei magnifici sette (degli Stati Uniti). E in Italia? O in Europa?
Andrianna Campbell
Dottoranda al Dipartimento di Storia dell’Arte al CUNY Graduate Center, la potete leggere su Artforum e su vari cataloghi del MoMA: “La scrittura di Campbell è al tempo stesso erudita e molto leggibile. Usa la sua giovinezza a suo vantaggio, paragonando il lavoro di Frank Stella dagli anni ’70 al “Photoshop estetico” nelle pratiche contemporanee – una connessione che i critici più anziani non farebbero mai. Inoltre ha un discreto seguito su Instagram”. Dallo scorso aprile ha lanciato un nuovo magazine, apricota.
Jason Farago
Co-fondatore di Even Magazine, che afferma esplicitamente sul suo sito “Siamo stanchi di sentire parlare di cultura come élite, opaca e inavvicinabile”. Dopo essere stato uno degli scrittori freelance più devoti e ampiamente pubblicati di New York, è ora a bordo del The New York Times.
Carolina Miranda
Per non dimenticare che l’arte esiste anche sulla West Coast, Carolina Miranda si concentra esclusivamente sulla cultura della California. Non ha paura di argomenti sordidi: lo scorso luglio ha scritto della fine dei teatri della pornografia per il Los Angeles Times. Ha recentemente vinto il prestigioso premio Rabkin e ha sostenuto la lunga battaglia di Laura Owens e della galleria 356 Mission nel quartiere di L.A. Boyle Heights.
Jerry Saltz
Che dire del vincitore del Premio Pulitzer? Basta la motivazione che è valsa il riconoscimento ai suoi pezzi per il New York Magazine: “Un corpus di opere solide che trasmettono una prospettiva astuta e spesso audace sull’arte visiva in America, comprendendo il personale, il politico, il puro e il profano”. Ha scritto: “Una delle cose che rende l’arte così ricca, infinita e onnicomprensiva è che c’è sempre qualcosa o qualcuno da offendere da qualche parte. Quando finirà, finirà anche l’arte”. Il suo stravagante e instancabile account Instagram presenta regolarmente illustrazioni sessualmente esplicite e diatribe anti-Trump. 
Peter Schjeldahl
Nel 1998, è diventato il critico d’arte del New Yorker e ha cementato la sua professionalità. In tutti i suoi libri e articoli mantiene uno stile lirico e accessibile. Schjeldahl è inequivocabile, appassionato e poetico quando gli piace davvero qualcosa. Per lui, la critica d’arte, è un “nodo professionale”.
Martha Schwendener
Come critico d’arte del New York Times, trova il favore sia nella torre d’avorio che nel pubblico. Negli ultimi anni, ha focalizzato la sua scrittura su pratiche sociali e iniziative per la comunità. Al Times contribuisce alla colonna “Cosa vedere nelle gallerie d’arte di New York questa settimana”. Segui i suoi suggerimenti e ti ritroverai con itinerari che spaziano da fotografie ispirate alla fantascienza a installazioni e cruciverba.
Sebastian Smee
Vincitore a sua volta del premio Pulitzer non ha avuto bisogno di New York o Londra per farsi un nome. Lavorando al Boston Globe, ha offerto pareri su avvenimenti sia locali (una ristrutturazione programmata al Museo Isabella Stewart Gardner della città) sia globali (una mostra di Edward Hopper al Whitney Museum of American Art). Nel 2016 ha pubblicato “The Art of Rivalry: Four Friendships, Betrayals, and Breakthroughs in Modern Art”, esplorando le tensioni tra artisti (Manet e Degas, Matisse e Picasso, de Kooning e Pollock, Freud e Bacon). Oggi lavora al Washington Post.
Fonte: observer

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui