07 maggio 2018

A Milano l’Elogio del toccare

 
Renata Fabbri inaugura oggi “Searching for myself through remote skins”, un progetto che riunisce il lavoro di nove artiste internazionali quali Rebecca Ackroyd, Gabriele Beveridge, Bea Bonafini, Irene Fenara, Beatrice Gibson, Lydia Gifford, Goldschmied & Chiari e Catherine Parsonage

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Belcore è il nome con il quale, nel 1873, Dante Gabriel Rossetti ribattezzò un suo quadro fino a quel momento intitolato “Monna Vanna”, la dama amata dal poeta Guido Cavalcanti. In questo dipinto, conservato alla Tate Gallery di Londra, la protagonista è una donna dalla bellezza androgina, sensuale e a tratti inquietante, che cela il suo segreto nel ciondolo indossato al collo. Un gioiello prezioso che riproduce la forma di un cuore cioè di quello che, lungi dall’essere considerato soltanto un organo, è sempre stato un simbolo gravido di “poteri”, “messaggi esoterici” che vanno ben al di là della sua funzione anatomica. Il cuore rappresenta infatti il centro dell’individuo, l’alveo della sua intimità in cui sono decriptabili i significati profondi del mistero della sua esistenza. Il progetto espositivo curato da Bianca Baroni che si inaugura questo pomeriggio a Milano, negli spazi di Renata Fabbri, dal titolo “Searching for myself through remote skins”, è ispirato dal celebre testo di Luce Irigaray “Elogio del toccare” per proporre un dialogo tra pratiche artistiche che, incarnando linguaggi e ricerche differenti, manifestano una sensibilità condivisa proprio rispetto al concetto di intimità. Le nove artiste internazionali convitate, quali Rebecca Ackroyd, Gabriele Beveridge, Bea Bonafini, Irene Fenara, Beatrice Gibson, Lydia Gifford, Goldschmied & Chiari e Catherine Parsonage, decostruiscono e immaginano l’idea di intimità attraverso una negoziazione fluida tra la realtà del corpo e la sua erotizzazione, tra immaginari artistici e popolari, tra dimensione pubblica e privata, tra narrative storiche e fantascientifiche, tra la definizione del sé e la sua dissoluzione attraverso lo spazio digitale. Il potere emblematico, un certo senso d’imponderabile, la sapiente alchimia di soggetti metaforici e allusivi, diventano pertanto una cifra stilistica costante e fondante della mostra. Le forme che si susseguono lungo il percorso espositivo assumono così i tratti di spiazzanti istantanee dei momenti cruciali dell’esperienza fisica dell’altro, di quegli insondabili e miracolosi atti fatali attraverso cui si compie l’articolazione del sé, persuadendoci che l’enigma dell’esistenza, cioè l’uomo, abbia un senso oltre l’immanenza. (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto e in home: Gabriele Beveridge, SKIN FOR EITHER ONE, found poster, granite, 2017 
INFO
Opening: ore 18.30
Searching for myself through remote skins
dal 7 maggio al 7 luglio 2018
Renata Fabbri arte contemporanea
via Stoppani, 15/C, Milano
orari: dal martedì al sabato, dalle 15.30 alle 19.30. Mattina e lunedì su appuntamento
info@renatafabbri.it – tel. +39 02 91477463

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