18 aprile 2018

Fino al 1.VI.2018 Elizabet Cerviño, Mónadas Galleria Continua, San Gimignano

 

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A L’Havana c’è una strada tutta dipinta di bianco: è l’opera Blanqueamiento di Elizabet Cerviño (Manzanillo, 1986) realizzata lo scorso settembre per la sua prima personale nella sede cubana della Galleria Continua. La mostra si intitolava “Na”, termine che per l’artista esprime il tutto, il “non diviso”, da cui nascono e a cui tornano tutte le sue opere. Di quel “non disgiunto” totale, che racchiude l’umanità e la natura passando per la creazione artistica, fanno parte anche i lavori, tutti inediti, che costituiscono la personale Mónadas, con cui in questi mesi Cerviño presenta la sua ricerca in Europa, negli spazi della Galleria Continua a San Gimignano. Un esordio nel vecchio continente a cui hanno contribuito ArtistaXArtista, il progetto di residenze d’arte dell’artista cubano Carlos Garaicoa, e la Reale Accademia di Spagna a Roma, dove Cerviño ha trascorso due mesi come borsista fra il 2017 e il 2018. 
“Mónadas”, allestita nelle sale della Torre e dell’Arco dei Becci, presenta la poetica di Cerviño attraverso una decina di opere tra installazioni, pittura e video, mezzi a cui, per completare la rosa delle modalità espressive dell’artista, vanno aggiunte la poesia e soprattutto la performance, che nel suo percorso riveste un ruolo di primo piano. I lavori in mostra fanno emergere con forza la spiritualità profonda, ma non religiosa, di cui sono pregni, una tensione che oscilla tra gli opposti di vita e morte dove gli elementi naturali, i materiali provenienti dalla natura e i colori della Terra diventano il varco attraverso cui l’umano si congiunge al divino, in un’eterna osmosi tra contemplazione e creazione. “Mi rifugio nella natura – racconta l’artista – come spazio primordiale dove le cose appaiono e hanno una propria esistenza. La natura incide in tutte le mie evocazioni e ricerche concettuali. Lei mi guida, mi avvolge, mi abbraccia e per questo cerco di creare spazi governati da una temporalità estranea, in maniera che il processo di azione-reazione non è che un intento di riconoscere dove si dissolvono identiche e indistinte natura e pensiero. Non la costringo, la lodo.”
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Elizabet Cerviño, Altar, 2018, 108 engraved alabaster plates 80 x 105 x 120 cm, Courtesy the artist and GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana Photo by Ela Bialkowska, OKNO Studio

A portare alla luce questa dimensione, in mostra, sono opere dall’essenza minimalista e fortemente strutturate, con una ridottissima gamma cromatica che unite al lavoro delicato e essenziale di Cerviño segnano il punto di convergenza tra il Creato, la vulnerabilità umana e il fare artistico. Nell’installazione Altar (2018) 108 lastre rettangolari in alabastro, sottilissime, sono poggiate a terra una davanti all’altra in orizzontale o in verticale all’interno di una nicchia dello spazio espositivo. Dei lumini accesi frapposti tra le lastre esaltano il loro essere translucide e rendono visibile l’impalpabile tratto inciso che percorre tutte le laste e traccia il profilo di una montagna. Lo stesso tratto vibrante solca l’opera sulla parete opposta, Oración (2018), dove 59 tavolette in grafite – tante quanti i grani del Rosario cattolico – portano anch’esse impresso il profilo di una montagna, luogo per antonomasia di incontro tra umano e divino. La Terra, sotto forma di ossido di ferro torna sulla grande tela di lino grezzo del quadro Testimonio de la Brisa 6 (2018), che fiorisce dal profondo legame di Cerviño con l’elemento naturale puro, come il video, Duelo (2013), che registra il movimento di un’onda sulla battigia o nell’installazione sonora Estanque (2018), in cui nel pavimento della galleria è stato praticato un foro riempito d’acqua, unico punto illuminato nella sala vuota, in cui di tanto in tanto si ode il suono di una goccia che cade. Esempio delicato e poetico dell’uso di un materiale nella sua essenzialità è Mallas (Nets) (2017), in cui l’artista sfrutta la trama e l’ordito delle zanzariere metalliche per creare pieni e vuoti in base a precise proporzioni geometriche. “La mostra – spiega l’artista – è un supporto per la memoria, vestigia che filtrano le fragilità umane, gesti che ciclicamente ci accarezzano e in molte occasioni non vediamo, non sentiamo che siamo parte di quella, un’immensa unità.”
“Mónadas” è un nuovo tassello del fecondo rapporto tra la Continua, Cuba e la sua scena artistica: una storia iniziata ufficialmente nel maggio del 2015 con l’apertura della sede della galleria a L’Havana e raccontata in un cofanetto di quattro volumi uscito lo scorso dicembre. La vivacità di questo rapporto è alla base anche di una collettiva – visitabile su appuntamento – che presenta lavori di otto giovani artisti cubani, oltre a quelli di Carlos Garaicoa con cui la galleria ha una collaborazione quasi ventennale: indizi di un futuro tutto da scrivere, mostra dopo mostra.  
Silvia Conta
Mostra vistata il 16 marzo 2018
Dal 20 gennaio al 1 maggio 2018 
Mónadas. Elizabet Cerviño
Galleria Continua. San Gimignano, Beijng, Les Moulins, Habana
Arco dei Becci, 1 – San Gimignano (SI)
Orari: dal lunedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 14 dalle 19 e su appuntamento
Info: www.galleriacontinua.com

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