14 aprile 2018

Ignis aurum probat

 

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Per la prima volta nella storia del World Press Photo, la giuria di Amsterdam, invece di dichiarare subito il vincitore, ha creato grande suspense, all’inizio del 2018, dando 6 nomination al premio principale del concorso. La miglior foto della 61esima edizione, come avevo predetto sulle pagine di Italia Oggi del 3 maggio, è quella di Ronaldo Schemidt, fotografo dell’agenzia Afp, scattata lo scorso maggio a Caracas durante le proteste contro il Presidente del Venezuela Nicolás Maduro. 
L’immagine ritrae il giovane José Víctor Salazar Balza che, dopo l’esplosione del serbatoio di una moto, corre in cerca d’aiuto avvolto dalle fiamme. La dinamicità e la grande energia sono gli elementi che hanno colpito Magdalena Herrera presidente di giuria di quest’anno. La scena piena di fiamme ha alterato la percezione della camera producendo un immagine che sembra notturna e conferendo una dominate calda a tutta la foto. Ma il fuoco è anche il soggetto dell’immagine insieme a Josè che non si capisce se fugge dall’inferno oppure se è lui stesso che incendia il mondo. Un’ambivalenza tra il rogo di Giordano Bruno e la Torcia umana dei fantastici 4, tra le fiamme che purificano e quelle che carbonizzano in una sintesi di opposti che lo stesso fuoco simboleggia nel trasformare gli elementi, così come i manifestanti volevano trasformare la situazione politica. 
Il fotografo venezuelano è stato premiato la notte del 12 Aprile durante l’Awards Show e sarà celebrato per due giorni il 13 e il 14 aprile durante il World Press Photo Festival che si svolge nella nuova sede del Westergasfabriek di Amsterdam, che per uno scherzo del destino è una ex fabbrica di gas. Una spettacolarizzazione che non sembra aver snaturato il concorso di fotogiornalismo più importante del mondo, che ha premiato, tra tutte quelle in gara, la foto più in linea con questa sua nuova vocazione. 
Quest’anno le fotografie presentate alla giuria sono state 73.044, inviate da 4.548 fotografi di 125 paesi diversi. Tra i sei finalisti al premio principale c’erano anche: Adam Ferguson del New York Times con uno dei suoi scatti posati alle ragazze sopravvissute dal rapimento di Boko Haram che ha vinto nella categoria people stories, con il ritratto a volto coperto di Aisha. L’atmosfera è studiata con cura e l’oscurità dell’ambiente che avvolge la ragazza è squarciata da raggi di luce caravaggeschi. Patrick Brown che ha vinto nella sezione general news con la foto dei rifugiati rohingya morti dopo un naufragio. I corpi sono stesi su di un prato e illuminati nella notte da una luce artificale che conferisce alla scena un’atmosfera irreale. Il taglio obliquo della foto non mostra i corpi interi e i teli colorati, bagnati dalla pioggia, aderiscono ai corpi svelandone le forme. Toby Melville della Reuters, che ha vinto il secondo premio nella categoria spot news con la foto Witnessing the Immediate Aftermath of an Attack in the Heart of London scattata sul ponte di Westminster subito dopo l’attentato di Khalid Masood che uccise cinque persone investendole. È una fotografia che riesce a cogliere, nello sguardo della ragazza ferita, sia lo spirito di sopravvivenza presente nel suo vigile occhio sinistro e sia la disperazione espressa dal suo occhio destro socchiuso dalla mano della soccorritrice la quale, con la sua schiena sembra voler proteggere la donna a terra anche dai nostri sguardi. Ivor Prickett del The New York che non ha vinto nulla con le due foto della battaglia di Mosul nominate al premio principale ma con un’altra foto della stessa serie ha vinto nella categoria general news stories. 
In altre categorie sono stati premiati anche gli italiani Giulio Di Sturco, Luca Locatelli, Francesco Pistilli, Fausto Podavini e Alessio Mamo.
Il World Press Photo è anche una mostra che viaggia in 100 località di 45 paesi diversi a cominciare da domani sabato 14 Aprile ad Amsterdam dove si potranno ammirare le foto arrivate sul podio in tutte le otto categorie e soprattutto guardare la foto vincitrice dell’anno, il manifestante in fiamme di Ronaldo Schemidt che vince 10.000 euro, immagine che veste bene la massima latina Ignis aurum probat (l’oro si prova con il fuoco) e che meglio si sposa alla nuova struttura cerimoniale del premio, dando grande visibilità al concorso oltre che a illuminare la voglia di cambiamento del Venezuela. (Enrico De Santis)

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