23 marzo 2018

L’artista cinese che parla bolognese

 
A Bologna, a Palazzo Fava, apre oggi la prima grande mostra antologica italiana dedicata a Zhang Dali dalla Fondazione Carisbo e Genus Bononiae-Musei nella Città

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Apre oggi i battenti a Bologna, nella splendida cornice di Palazzo Fava, la prima grande mostra antologica italiana dedicata a Zhang Dali, tra i maggiori artisti cinesi di oggi, accreditato anche sulla scena internazionale. Pittore, scultore, performer, fotografo, ma innanzitutto street artist fino nel midollo delle ossa, con una storia che parla bolognese. Gli anni della formazione si consumano a Pechino, così come l’iniziazione rigorosamente da artista indipendente. Poi arriva il 1989 insieme alla rivolta degli studenti di piazza Tien An Men. Ed ecco, allora, la necessità di fuggire dalla Cina. La scelta cade proprio sul capoluogo dell’Emilia-Romagna, città della moglie Patrizia. Qui Zhang Dali vive fino al 1995. Qui scopre la graffiti art. La sua tag storica è “Ak-47”, sigla del famigerato kalashnikov russo. «Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta, – ricorda – il kalashnikov è il simbolo della violenza e delle trasformazioni che si ripercuotono sulle persone». Insomma l’obiettivo dichiarato è essere forte ed efficace con la propria arte come quest’arma.
La graffiti art la porta con sé in Cina al suo ritorno, diventandone un precursore in patria, praticandola per primo a Pechino in forma clandestina, come manifestazione di dissenso e denuncia. «Sono stato il primo street artist a Pechino, nel 1995. Usavo bombolette spray – racconta l’artista – per carrozzerie d’automobili, ma c’erano di soli tre colori: bianco, nero e rosso». Zhang Dali abbandona questo linguaggio artistico quando il governo se ne appropria scegliendo di utilizzare la street art come strumento di propaganda. «Dal momento che non è più un’arte marginale, oggi non ha senso fare graffiti. Le autorità mi hanno chiesto lavori commissionati, ma ho risposto “no grazie”».
Dalla giornata odierna si registra il gran ritorno di Zhang Dali a Bologna, con la sua mostra dal titolo “Meta-Morphosis”, nove sezioni per 220 opere tra sculture, dipinti, fotografie e installazioni, «lavori diversi, ma che parlano tutti dello stesso soggetto: l’esistenza umana» ha commentato l’artista. Ovvero dell’incredibile trasformazione che ha trasfigurato il volto della Cina negli ultimi trent’anni, che ha compresso il corpo fisico e dei diritti di un popolo che, recentemente, con l’eliminazione dalla Costituzione del limite del doppio mandato per il presidente della Repubblica Popolare, si ritrova l’attuale capo dello stato Xi Jinping con la facoltà di poter rimanere presidente a vita. (Cesare Biasini Selvaggi)
 
In alto: Pigeons, Cyanotype on Cotton, 134.5X67cm, 2014
In homepage: AK-47 (H8), 2008, acrylic on canvas, 300X255 cm
INFO
Meta-Morphosis. Zhang Dali 
dal 23 marzo al 24 giugno 2018
Palazzo Fava
via Manzoni 2, Bologna
orari: martedì-domenica, dalle 10.00 alle 20.00
genusbononiae.it

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