10 marzo 2018

Sembra Frida Kahlo ma non lo è

 

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Nella sua vita, ha fatto di tutto. Ballerina, rockstar, insegnante di equitazione, presidente di qualche Stato e anche Vicepresidente – non ci va tanto per il sottile in quanto a ordinamenti amministrativi – pattinatrice sul ghiaccio, astronauta, pilota di aerei commerciali. Cosa avete imparato da Barbie? Che potete essere tutto ciò che desiderate, perché ‹‹Mattel crede nelle bambine e nel loro potenziale››. Genericamente motivazionale ma a quanto pare serve allo scopo, perché la casa produttrice di giocattoli più famosa al mondo continua a far breccia nei cuori dei più piccoli ma strizza l’occhio anche ai grandi, ai loro portafogli e a certe questioni scottanti. Proprio in occasione della festa della donna, un evento già sovraccarico di significato, Mattel ha lanciato la sua ultima serie di Inspiring Women, dedicata alle figure femminili che hanno contribuito a rendere il mondo un posto migliore. Tre i nuovi modelli: la coraggiosa e sfortunata aviatrice Amelia Earhart, sulla cui scomparsa si sono scatenate le migliori menti cospirazioniste, la matematica e fisica Katherine Johnson, nel 1938 la prima donna afroamericana ad aver superato le barriere segregazioniste di una scuola di specializzazione, e l’artista comunista Frida Kahlo, con tanto di acconciatura alta, fiori e scialle. Peccato per quelle sopracciglia, marcate sì ma chiaramente separate. Un particolare tutt’altro che secondario, che ha fatto andare su tutte le furie gli eredi della grande artista, scatenando un putiferio prima sui media messicani e poi, rapidamente, nel resto del mondo. ‹‹Nata in Messico nel 1907, artista, attivista e icona femminista, Frida Kahlo è stata e continua a essere un simbolo di forza, originalità e indomabile passione››, si legge genericamente sul sito. Ma quel monociglio ultrafemminista è un simbolo troppo specifico e, si saranno chiesti alla Mattel, cosa potrebbe accadere al mondo di domani se intere generazioni di future donne non avessero cura della loro situazione tricologica? Un disastro. 
Poco dopo la presentazione, la nipote di Kahlo, Mara de Anda Romeo, si è fatta avanti, spiegando che Mattel non ha i diritti di usare l’immagine della sua prozia. Il problema è che Romeo non vuole soldi ma chiede una riprogettazione: ‹‹Parleremo con loro della regolarizzazione di questa situazione e per regolarizzazione intendo parlare dell’aspetto della bambola, delle sue caratteristiche, della storia che la bambola dovrebbe raccontare per corrispondere a ciò che era realmente l’artista››, ha spiegato l’avvocato della famiglia, Pablo Sangri, ad Associated Press. Per tutta risposta, Mattel ha dichiarato di aver lavorato a stretto contatto con la Frida Kahlo Corporation, proprietaria di tutti i diritti relativi al nome e all’identità di Frida Kahlo. Ma Sangri ha già fatto sapere che la società non è riuscita a comunicare i suoi piani ai parenti e, inoltre, nel contratto, ormai scaduto, non erano garantiti i diritti della società sull’immagine dell’artista, ma solo alcuni usi del suo nome. ‹‹Mi sarebbe piaciuto che la bambola avesse caratteristiche più simili a quelle di Frida, rispetto a questa bambola con gli occhi chiari. Mi sarebbe piaciuto il monociglio e anche che i suoi vestiti fossero fatti da artigiani messicani››, ha detto Romeo. 

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