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Non provate a fare i furbi con l’arte, ne uscirete un po’ malconci. Questa è la morale dall’ennesima storia di truffe, che stavolta coinvolgono qualcosa come 4 società e 6 singoli, svelata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ).
In ballo frode e riciclaggio su scala internazionale, per qualcosa come 50 milioni di dollari e un dipinto di Picasso (a quello che doveva essere un acquirente e invece era un agente sotto copertura). Tra i singoli imputati – stando a quanto riporta The Art Newspaper – c’è Matthew Green, nominato nei documenti del tribunale come proprietario di Mayfair Fine Art Limited a Londra, ex direttore di Richard Green (Fine Paintings), Richard Green & Sons Limited e Richard Green & Sons Holdings Limited.
L’indagine ha coinvolto la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti, la London Police, la Financial Conduct Authority del Regno Unito e l’Hungarian National Bureau of Investigation. Stando alle accuse le società e i singoli avrebbero manipolato il prezzo e il volume degli scambi in azioni di società quotate statunitensi, per frodare gli investitori. E nel piano per riciclare i proventi delle frodi e “ripulire” 6,7 milioni di sterline ci sarebbe stato l’acquisto e la successiva vendita di opere d’arte, in particolare di Picasso. Secondo i documenti del tribunale, all’agente infiltrato è stato detto che poteva “acquistare e quindi mantenere la proprietà del dipinto per un periodo di tempo e quindi Green avrebbe provveduto alla rivendita della tela. Green trasferirà poi i proventi di quella vendita all’agente sotto copertura attraverso un conto bancario negli Stati Uniti”. Il dipinto sarebbe stato utilizzato per coprire i guadagni illeciti perché, come avrebbe spiegato un imputato nel corso di un incontro registrato con l’agente sotto copertura in dicembre, “il business dell’arte è l’unico mercato non regolato”. Più o meno.
Fonte: Theartnewspaper