03 marzo 2018

Kate Bush e gli altri, nelle foto di Brian Griffin

 

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Magazzini Fotografici ospita la prima personale italiana del fotografo Brian Griffin (Birmingham, 1948), celebrando una delle sue più importanti produzioni legate alla scena musicale a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Le circa 30 immagini vintage che costeggiano la sala interna dello spazio, sono state scelte dall’artista traendole da quelle pubblicate nella monografia POP, edita da Ghost Book. Griffin ha iniziato la sua carriera nella pubblicità e nell’editoria, arrivando ben presto a inserirsi in campo musicale, diventando testimone e artefice dell’immagine dei maggiori protagonisti New Wave, Post Punk e New Romantics.
I primi studi di ingegneria lo hanno aiutato ad affinare il virtuosismo nella tecnica, mentre il suo iniziale obiettivo di dedicarsi alla moda lo ha ispirato a una nuova visione della foto di musica. È arrivato al grande successo negli anni ’80 grazie alle sperimentazioni che avvenivano all’interno del suo studio in Rotherhithe Street, a Londra. Griffin ricorda quegli anni con un sorriso affettuoso e nostalgico, sottolineando come fosse un periodo di poche possibilità che, però, aiutava a sviluppare passione, ricerca e creatività. Importante era la sintonia che si creava con gli artisti, il saper usare le piccole influenze del luogo, come la luce naturale, Incisiva, nei casi in cui si lavorava in studio, è stata la progettazione di macchine leggere, come pannelli o tele forate o l’utilizzo di elastici, fatti vibrare per creare fasci di luce, come si può vedere negli scatti per la copertina di Mirror Moves, dei The Psychedelic Furs o di Aura di King Sunny Ade. La sua richiesta è cresciuta rapidamente con l’esplosione del synth-pop e del movimento New Romantic. Tra i grandi artisti fotografati, non si possono non citare Spandau Ballet, Ultravox, Queen, Peter Gabriel e Bryan Ferry.
Griffin ha avuto l’idea per il suo libro, POP, nel 2000, quando ha iniziato a scansionare centinaia di immagini dal suo archivio di fotografia musicale. Le immagini selezionate per la mostra, come quelle del libro, sono dominate dal bianco e nero, una scelta dovuta sia a una sua preferenza stilistica che per noncuranza, avendo lasciato molto del suo lavoro a colori alle case discografiche che non lo hanno conservato nel corso degli anni.
Fra le produzioni più apprezzate e che lo hanno reso più importante, rimane la collaborazione con i Depeche Mode ma Griffin ricorda con maggiore trasporto l’incontro con Kate Bush e Iggy Pop e, tra i lavori preferiti, Armed Forces, con Elvis Costello. Innovatore nei suoi anni è riuscito a fermare e consacrare lo style di più di 20 anni della scena musicale internazionale. (Michela Sellitto)
 

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