25 febbraio 2018

La storia dell’altro

 

di

David Goldblatt, un grande della fotografia documentaria, viene celebrato in una mostra che ripercorre 60 anni di carriera, al Centre Pompidou fino al 13 maggio. Classe 1930, questo fotografo sudafricano ha seguito con passione i cambiamenti sociali del Sudafrica dall’apartheid ad oggi, tra afrikaner e gente di colore. La forza della foto di David Goldblatt risiede nell’inquadratura lineare e in una luce che ingloba un tutto e non un singolo elemento. Sostenitore della libertà di espressione, pur respingendo con determinazione il regime dell’apartheid, Goldblatt non realizza una foto militante, ma documentaria. Nella foto Girl in her new tutu on the stoep (Boksburg, 22 June 1980), Goldblatt inquadra un’aspirante ballerina di circa 15 anni, che si esibisce orgogliosamente sulle punte, nel terrazzo di casa. Il sorriso remissivo della ragazza palesa l’accettazione delle restrittive regole sociali, in cui crescevano i figli delle famiglie conservatrici pronti, a loro volta, a salvaguardare la struttura sociale del regime. Il gioco di seduzione della giovane ballerina dialoga con la scultura che rappresenta Saartjie Baartman, fotografata da Goldblatt nella biblioteca della Cape University. Interamente ricoperta con tessuti dagli studenti del Rhodes Must Fall Movement, salvo per il viso e i piedi, la scultura di Willie Bester, ci racconta tante storie ma certo quella di Saartjie Baartman. Una giovane ottentotta, dai glutei estremamente ipertrofici e dagli organi genitali protuberanti, che vissuta alla fine del XVIII secolo, è stata comprata e costretta ad esibirsi nuda in Europa. La donna muore in Francia, il suo scheletro, ma anche il cervello e gli organi genitali, vengono esposti al museo di Storia naturale, fino a che Nelson Mandela non fa rimpatriare i resti, ad oggi sepolti in Sudafrica. Ma il “diverso” è anche lo scultore sudafricano Willie Bester, che figlio di un genitore nero e di uno meticco, secondo le leggi razziali dell’apartheid viene classificato come “other colored O7”. (livia de leoni)

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