08 dicembre 2017

La decisione del direttore del Bargello: la stanza segreta di Michelangelo sarà fruibile al pubblico

 

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Cosa faceva Michelangelo per ingannare il tempo? I graffiti. No, non stiamo parlando di un clamoroso caso di street art ante litteram ma di un episodio molto preciso nella pienissima vicenda biografica del maestro. Tra l’agosto e il settembre del 1530, l’artista, la cui fama già da tempo aveva valicato i confini nazionali, doveva attraversare un momento particolarmente turbolento. Dopo un breve periodo di allontanamento forzato, i Medici riuscirono a impadronirsi nuovamente di Firenze e Michelangelo, che aveva aiutato il nuovo governo repubblicano, lavorando, tra le altre cose, ai piani difensivi della città, fu costretto a nascondersi, nel posto più vicino all’amato nemico, in una stanza segreta delle Cappelle Medicee, 20 metri quadri sotto la Basilica di San Lorenzo, luogo del quale conosceva tutti gli anfratti, visto che vi aveva realizzato la facciata e la sagrestia.
E cosa poteva fare, durante quei lunghissimi giorni, se non continuare a lavorare? Senza carta né colori, occupò il tempo disegnando sul muro, a carboncino, riflettendo su vecchi lavori e su quelli commissionati. Torsi, gambe, teste, tra i quali si riconoscono il Laocoonte – che imprigionato dai serpenti marini, in una similitudine mitologica, doveva rappresentare un tetro presagio – la Leda, il David, simbolo della Firenze Repubblicana, i corpi della Sistina, una figura chinata che, secondo alcuni, potrebbe essere un autoritratto. Studi vividissimi e sofferti, che furono riscoperti solo nel 1975, da Paolo del Poggetto, allora direttore delle Cappelle, per caso, durante i lavori di restauro in seguito all’alluvione. Una nuova meraviglia di Michelangelo, nascosta nel cuore di un suo altro capolavoro. Per lungo tempo, la stanza è stata riservata agli studiosi, poi nel 2013, per i 450 anni dalla morte del maestro, i disegni sono stati resi fruibili attraverso postazioni multimediali ma senza garantire l’accesso. Ma adesso è arrivata la notizia che Paola D’Agostino, la direttrice del Museo del Bargello, istituzione dalla quale dipendono le Cappelle, ha intenzione di aprire la camera al pubblico, a partire dal 2020. 
Ma non tutti pensano che quei disegni siano autografi, alcuni studiosi infatti dubitano che Michelangelo abbia potuto trascorrere tanto tempo nascosto lì. In ogni caso, la storia è avvincente e sembra anche realistica.
Come andò a finire? L’artista riuscì a fuggire a Venezia, dove trascorse qualche settimana appartato, prima di ricevere il perdono ufficiale da parte dei Medici e del Papa e tornare a lavorare, proprio a San Lorenzo, questa volta ufficialmente. 

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