28 novembre 2017

Biennale 2019. Australia ai ferri (fondi) corti?

 
Quale futuro per il Padiglione dell'Australia a Venezia? A mostra appena chiusa infuria una polemica "interna"

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Prende le questioni dell’arte molto seriamente l’Australia. Il continente lontano, infatti, non appena chiusa la serranda in laguna torna alla manifestazione veneziana, con il piede di guerra.
No, non è una questione “diretta” con la Biennale, è decisamente interna. 
Diversi donors di lunga data all’Australian Council for the Arts – l’organo consultivo del governo che sceglie il rappresentante dell’Australia e finanzia il padiglione – hanno infatti pubblicamente ritirato il loro sostegno per protestare contro il nuovo modello che il consiglio ha istituito per la scelta degli artisti. Il presidente Rupert Myer ha infatti annunciato che l’organizzazione non chiamerà più un commissario esterno a scegliere l’artista rappresentante del Paese, che verrà invece scelto all’interno del board.
Nessuno dei finanziatori pare essere stato avvisato del cambiamento e così in tanti, tra cui Simon Mordant, ex commissario del padiglione australiano che ha contribuito con 1,5 milioni di dollari al suo sostegno in Biennale, in passato, hanno rassegnato le loro dimissioni. 
La decisione del consiglio è stata presa in conformità con la nuova disposizione della Biennale di Venezia per cui i commissari di ciascun padiglione nazionale devono essere affiliati al governo che li sovrintende (con la libera assunzione di curatori indipendenti per l’installazione della mostra).
“Il mio ritiro dal sostegno riguarda la totale mancanza di rispetto per gli stakeholder che hanno “fatto” l’Australia a Venezia attraverso sangue, sudore, lacrime e dollari”, ha detto Mordant in una lunga lettera scritta per The Art Newspaper. “Il Consiglio dell’Australia non ha esperienza nel campo delle arti visive e non è attrezzato per finanziare e sostenere l’artista”.
E da queste parti, si sà, ci si tiene parecchio a far bella figura di fronte alla “platea dell’umanità” internazionale. Come andrà a finire?
Fonte: Artnet

1 commento

  1. Che l’Australia Council for the Arts non abbia esperienza in fatto di arte è un’affermazione piuttosto balzana. Come dire che il CERN non sa niente di fisica o la Scala nulla di lirica. Gli artisti in mostra debbono essere scelti da comitati indipendenti, non da ricchi collezionisti. Avanti così Australia!

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