16 ottobre 2017

30 anni senza Nico

 

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Da attrice ne “La dolce vita” di Fellini a musa di Andy Warhol. Un nome a metà tra leggenda e mistero quello di Christa Paffgen, in arte Nico, che oggi avrebbe compiuto 78 anni. Nata a Colonia nel 1938, iniziò a lavorare come modella a Berlino, fino a quando il fotografo Herbert Tobias le suggerì il suo nome d’arte: da lì in poi cambiarono molte cose. Verso la fine degli anni ’50, a Parigi, divenne il volto di Chanel, qualche anno dopo invece fu la volta di New York, dove frequentò la scuola di recitazione Lee Strasberg’s Method School e conobbe Alain Delon, con cui ebbe un figlio, a cui è dedicato il brano Ari’s Song. Nel 1964, a Londra, grazie ad Anita Pallenberg e Brian Jones entrò nel giro dei Rolling Stones, strinse rapporti con Jimmy Page, e di nuovo a Parigi conobbe Bob Dylan, che scrisse per lei il brano I’ll Keep it With Mine. Fu proprio grazie a Dylan che le si aprirono i cancelli della Factory di Andy Wahol, che nel 1967 le suggerì di entrare nei Velvet Underground per collaborare al primo album del gruppo, pubblicato come The Velvet Underground & Nico. La sua voce inconfondibile e malinconica risuona in Femme Fatale, All Tomorrow Parties e I’ll Be your Mirror, ma quando l’idillio con la band giunse al capolinea nel 1967, Nico si avviò alla carriera solista, e lo stesso anno pubblicò Chelsea Girl, colonna sonora di un film di Warhol, mentre nel 1968 fu la volta di The Marble Index. Nel 1970, uscì l’album che la consacrò come pioniera del gothic rock, e le valse l’appellativo di “Sacerdotessa delle Tenebre”, Desertshore, che oggi più che mai, a distanza di quasi cinquant’anni, vale la pena riascoltare. (NG)

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