27 settembre 2017

La festa dell’arte di Firenze

 
Antiquariato in crescita, e commissioni contemporanee in scena nella “Biennale” fiorentina. Tracciando il solco di un mercato fiorente di nuove scoperte

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Si è alzato il sipario sulla trentesima edizione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze, ospitata fino al 1 ottobre nella splendida cornice barocca di Palazzo Corsini.  
Sarà l’occasione, per collezionisti e amatori, di poter ammirare oltre 3mila opere d’arte proposte dalle oltre ottanta gallerie nazionali ed internazionali, presenti all’evento. Visitare questi spazi, allestiti distribuendo gli stand espositivi tra piano terra e nobile del palazzo, offre la sensazione di trovarsi all’interno di un’enorme wunderkammer, dove però le meraviglie sono tutte in vendita, per la gioia degli acquirenti provenienti da tutto il mondo. 
La Biennale è alla seconda edizione con il nuovo management guidato dal Segretario Generale Fabrizio Moretti e ha come obiettivo migliorare i risultati ragguardevoli raggiunti nel 2015, quando si contarono 32mila visitatori, con un incremento di circa il 50 per cento rispetto a quella precedente. 
Si tratta di una mostra mercato che, come sottolinea Moretti, può vantarsi di essere stata la prima al mondo con questo format, fin dall’edizione del 1958; l’evento costituisce ormai un appuntamento imprescindibile per il settore antiquario, con un prestigio internazionale che deriva dalla credibilità costruita nel corso degli anni: in questa edizione è stata implementata l’attività di vetting, con un ulteriore rafforzamento del controllo sulle opere da parte di un pool di esperti a garanzia di mercanti e acquirenti. 
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Galleria Berardi – Ippolito Caffi, Veduta di Istanbul, tempera grassa su tela. La commissione dell’opera è documentata al 1864, cm. 197 x 283
L’allestimento è una delle novità principali di quest’anno: l’architetto d’interni e scenografo veneziano Matteo Corvino ha ridisegnato il taglio degli stand espositivi e ha poi concentrato il suo intervento nella parte centrale del percorso espositivo, realizzando un suggestivo soffitto di vetro che rende visibili dall’interno le facciate del palazzo e allo stesso tempo permette alla luce di entrare e guidare idealmente il visitatore nel suo percorso di visita. 
Al piano nobile invece la scenografia cambia, e dalla terrazza sull’Arno è possibile scoprire uno scorcio inaspettato, con un effimero giardino pensile all’italiana.
Gli oggetti esposti abbracciano un arco cronologico di diversi secoli, all’incirca dal Trecento al Novecento; tanti sono i nomi celebri ed è davvero difficile sceglierne alcuni, anche solo per una veloce carrellata. Ognuno potrà trovare quello che è più consono al proprio gusto, e alle sue tasche: si va da Tintoretto a Picasso, da Jusepe de Ribera a Fontana, da Santi di Tito a Klimt, da Pompeo Batoni a Giovanni Boldini
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Galerie Michel Descours – Pietro Paolini, L’Attore Tiberio Fiorilli nel ruolo di Scaramouche con altre due maschere. Olio su tela, cm 92,5 x 121
Tra le opere più suggestive per qualità pittorica ed emotiva citiamo il dipinto di Ippolito Caffi, raffigurante Il Canal Grande a Venezia con Santa Maria della Salute, proposta dalla galleria Antonacci Lapiccirella di Roma: una veduta della città lagunare avvolta da una leggera foschia che sospende la scena in una dimensione senza tempo. Così come colpiscono per la qualità le due tele di Alessandro Magnasco, raffiguranti scene di picaresche di soldati, e proposte dalla galleria francese Michel Descours: studiato da Longhi, rimane ancora sconosciuto dal grande pubblico, a dispetto di una qualità altissima, che si concretizza nelle sue atmosfere in chiaroscuro, dove le scintille di luce spezzano il giogo dell’oscurità. 
La Biennale dell’Antiquariato di Firenze è proprio questa, un’occasione perfetta per perdersi piacevolmente in un percorso di mostra dove sono presenti tanti micro-universi, ciascuno contenente oggetti più o meno sorprendenti. Una delle caratteristiche più affascinanti forse è proprio qui: chi viene a visitare questa mostra non conosce, a meno che non sia un collezionista, le opere selezionate dagli espositori e questo consente di imbattersi in oggetti inaspettati venendo piacevolmente stupiti. 
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Colnaghi – Giovanni Paolo Castelli (lo Spadino), Serie di nature morte antropomorfe raffiguranti le stagioni, olio su tela, cm 129 x 96,5
Ma questa edizione segna anche un’ulteriore apertura verso l’arte contemporanea, dopo la svolta impressa due anni fa. Il limite cronologico delle opere esposte è stato portato al 1989, ma non finisce qui. È stato infatti realizzato un nuovo progetto artistico, dopo quello con Jeff Koons due anni fa, che vede coinvolto uno degli artisti contemporanei più celebri, l’elvetico Urs Fischer. In Piazza della Signoria è stata installata la Big Clay #4, scultura di alluminio alta circa 13 metri, mentre nel vicino Arengario di Palazzo Vecchio sono state collocate due sculture di cera Two Tuscan Men che raffigurano i due curatori di questo progetto: Fabrizio Moretti e Francesco Bonomi. Le due statue si scioglieranno nel giro di 30 giorni, in linea con quello che è ormai un marchio di fabbrica di Fischer, che negli ultimi anni ha trovato nella cera il materiale privilegiato per esprimere il suo stile. 
Uno spunto interessante di riflessione riguarda infine il ruolo dei mercanti d’arte, soprattutto in relazione alla tutela del patrimonio artistico italiano. Nella conferenza stampa di presentazione il sindaco Nardella, Presidente della Biennale, ho voluto sottolineare la loro importanza anche sotto questo aspetto definendoli i primi difensori del patrimonio artistico italiano. Rappresenta indubbiamente un passaggio molto importante per una categoria che dovrà essere maggiormente coinvolta sulle future politiche di tutela. 
Insomma, benvenuti a Firenze per una grande festa dell’arte, che appaga il gusto dei collezionisti e ha il grande merito di far conoscere opere altrimenti difficilmente fruibili dal grande pubblico: un risultato importante, in un’epoca di mostre che spesso si ripetono sui soliti noti.
Luca Liberatoscioli 

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