25 settembre 2017

Porto Alegre, due passi da Stoccoloma. Storie di urbane connessioni nelle fotografie di Isolab

 

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La città come quell’agglomerato umano in cui tutto si affastella, tra architetture, oggetti, esseri umani, idee, vissuti, natura, spazi della condivisione e della solitudine. Il luogo della modernità per eccellenza, attraversato dall’impalpabile presenza nell’etere di informazioni che viaggiano sul web e che ne ridefiniscono, ancora, la fisionomia. La fotografia diventa quello strumento in grado di coglierne derive, identità, micro e macro cambiamenti nella fruizione. Protagonisti di “Teatro Metropoli” sono i fotografi di ISOLAB, il centro di ricerca fotografica con sede a Venezia, votato a indagare il rapporto tra le persone e le città in cui vivono e transitano, tessendo relazioni con residenti, immigrati, gente di passaggio, sistemi legislativi e architettonici che possano plasmarne l’identità. 
In occasione della mostra nella Torre delle Grazie di Bassano del Grappa, visitabile fino al 5 novembre, i cinque fotografi veneziani creano l’immaginario di una rete tessuta attraverso connessioni visive che abbracciano il mondo intero. Da New York a Porto Alegre, da Stoccolma a Osaka, emerge un’eterogeneità stilistica perfettamente amalgamata grazie alla coerenza dei contenuti. La relazione tra edificio ed essere, spesso umano, nei bianco e nero e nelle stratificazioni visive di Giovanni Pancino, in cui la profondità di piano viene schiacciata in una lastra che aderisce alla retina di chi la osserva e lì vi imprime tutta la sua forza impattante. Il Brasile blindato dai toni azzurri che racconta città di frontiera racchiuse in un filo spinato fatto di paura e illusoria vita, viene raccontato dagli scatti di Chiara Ferronato, mentre il taglio esasperatamente orizzontale di Nicola Mazzuia racchiude frammenti di paesaggio in grado di mettere in crisi lo statuto della foto e del fotografo che ne ha selezionato il campo. Silvia Puppini satura lo spazio di soggetti reiterati, provenienti dalle pieghe di città messicane esperite con macchina analogica, sovvertendo gli schemi del tempo contemporaneo, il cui campo d’azione in post produzione viene limitato dall’immediatezza della pellicola. L’immobilità, che è tutta in potenza, delle foto di Teresa Sartore traspare, infine, dalle inquadrature solitarie di una Hong Kong contemporanea che potrebbe essere ricordo di un passato indefinito. Visibile fino al 5 novembre, la mostra di ISOLAB apre un nuovo spazio espositivo cittadino stimolando una riflessione che vuole porre l’accento proprio sul rapporto tra i luoghi e i suoi abitanti. (Penzo+Fiore
In home: Silvia Puppini, Serie Pugili
In alto: Teresa Sartore

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