19 settembre 2017

Tutti per Documenta! La lettera aperta

 
Gli artisti prendono parola, e lo fanno per difendere l'operato di Adam Szymczyk e del suo operato a Kassel

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Una lunga missiva, indirizzata ai media e arrivata alla stampa nella giornata di ieri, per difendere l’operato di Adam Szymczyk e del suo team curatoriale, le cui scelte avrebbero portato il bilancio di Kassel ad avere un “buco” di 7 milioni di euro rispetto alla cifra preventivata. Ve lo abbiamo raccontato pochi giorni fa e ora torniamo sull’argomento perché se da una parte è giusto dire che la questione economica nulla c’entra con la mostra e l’arte e la sua potenza, dall’altra c’è anche il solito problema, ovvero quello del curatore come manager-guardiano di fondi, fund-raiser e affini. Che forse non sarà il nodo centrale di Kassel, ma visto che nel testo si parla molto spesso di “decentramento” delle pratiche, è certamente una questione che coinvolge diverse realtà. 
Ecco però a voi la lettera nella sua versione pressochè integrale a difesa di Documenta 14. 
Siamo preoccupati della necessità di mettere la vendita di biglietti sopra l’arte e crediamo che Arnold Bode [fondatore di Documenta, n.d.r.] avrebbe rifiutato questa visione distorta a Kassel. Applaudiamo la decisione di Documenta 14 di non aver fatto pagare gli ingressi ad Atene. Dobbiamo anche considerare la responsabilità di affrontare la guerra economica combattuta dalle istituzioni europee contro la popolazione greca, durante la recente crisi del debito. Riteniamo che lanciare una ombra falsa di critica e scandalo su Documenta 14 fa un disservizio al lavoro che il direttore artistico e il suo team hanno messo in questa mostra. 
Ciò che dovrebbe essere evidenziato è l’impatto positivo degli scambi all’interno di Documenta, inclusa la scelta di decentrare la geografia dell’arte che è avvenuta attraverso la mostra. Questa possibilità ha “provocato” un atteggiamento creativo, un dialogo attivo tra cittadini, comunità e istituzioni di Atene, Kassel e nel resto della mondo. Questo è solo un primo passo e questa conversazione deve continuare nei prossimi anni. Nel futuro si dovrebbero prevedere più simili mosse di dislocazione dalle zone di comfort e l’inclusione di molteplici voci, molte delle quali fuori dall’egemonia occidentale. Ciò di cui non abbiamo bisogno è una logica neoliberale, così come la sua critica istituzionale, che non consente la possibilità di metodi, storie ed esperienze alternative.
Un aspetto che rende Documenta notevole è il sostegno di un gran numero di artisti che non sono rappresentati da gallerie commerciali e infatti lavorano in pratiche non materiali, effimere e sociali. Molti provengono da regioni e Paesi ancora sottorappresentati nei grandi eventi artistici. Naturalmente, molte delle opere prodotte qui guardano consapevolmente all’uguaglianza e alla solidarietà. Abbiamo capito che questa mostra è un documento d’ascolto. La squadra curatoriale si è impegnata ad ascoltare attentamente e con attenzione gli artisti, piuttosto che imporre una volontà top-down. La mostra ha cercato di essere inclusiva e specifica, sottolineando le poetiche individuali e le storie della cosiddetta periferia e le voci appartenenti a coloro che hanno affrontato e superato le difficoltà. Sia in caso di crisi o di riflessione, l’inchiesta è stata incoraggiata, sfidando la mossa più frequente, ovvero la cosiddetta “comprensione” di altri popoli. L’innovazione curatoriale era quella di creare lo spazio per un tale incontro, sia ad Atene che Kassel.
Ci sono molti interventi da parte del direttore artistico e dalla squadra curatoriale, che hanno messo insieme nuove configurazioni e dialoghi tra generazioni di artisti, gran parte delle quali è invisibile ai critici. Cruciale è stata l’esposizione di materiali storici rari, alcuni vecchi di secoli e da tutte le parti del mondo, e in alcuni casi mai stati mostrati in un museo. […] La giustapposizione di storie provenienti da tutto il mondo può essere disorientante, ma è proprio questo il punto della struttura di questa mostra. […] La sfida per tutti noi – artisti, critici, e pubblico – è stato quello di sperimentare quella complessità, sottoposta a vincoli economici pratici. Dobbiamo pensare a modi più economicamente egualitari di vedere una grande mostra, resistendo alla narrativa dominante che è la singolarità.
Documenta è stata fondata come una risposta coraggiosa alla storia scura del Nazismo, […] il mondo si è trasformato molte volte dal 1955 […] e questa edizione continua sulla scia delle precedenti quattro edizioni, evidenziando i bordi dell’Europa, le voci delle realtà del mondo globale ma anche le presenze che esercitano pressione contro l’eteronormatività. […] Chiediamo all’organo di sorveglianza documenta di difendere vigorosamente la visione del team curatoriale di Documenta 14 e alle future squadre curatoriali a continuare a fare mostre accessibili a tutti e che decentrino la storia dell’arte, sfidino la guerra e il nazionalismo e combattano contro l’avvelenamento del pianeta.
firmato: 
Agnes Denes, Amar Kanwar, Angela Ricci Lucchi, Artur Zmijewski, Daniel Knorr, Emily Jacir, Franco “Bifo” Berardi, Gauri Gill, Geta Bratescu, Hans Haacke, Hiwa K, Ibrahim Mahama, Jonas Mekas, Maria Hassabi, Maria Iorio, Marianna Maruyama, Marie Cool e Fabio Balducci, Nikhil Chopra, Piotr Uklanski, Regina José Galindo, Simone Keller e oltre 200 altri artisti 

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