19 settembre 2017

L’Iraq scomparso di Latif Al Ani

 

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Conosciuto come il “padre della fotografia irachena” Latif Al Ani (Baghdad, 1932), è stato il primo fotografo a documentare la vita quotidiana in Iraq tra il 1950 e il 1970, un periodo di grande apertura del Paese che fu interrotto bruscamente nel 1980 dallo scoppio della guerra con l’Iran. 
I suoi scatti in bianco e nero sono ancora oggi una testimonianza unica dei cambiamenti e dei contrasti di un’epoca, caratterizzata da un crescente cosmopolitismo dovuto al successo dell’industria petrolifera. Tra il 1954 e il 1960 Al Ani fu nominato fotografo ufficiale di People of Oil, la rivista della società britannica dell’Ira Petroleum Company, incoraggiò la diffusione di moltissimi progetti culturali in tutto il paese, e fondò un reparto di fotografia all’interno del Ministero della Cultura iracheno. 
Negli anni ’80 però le cose cambiarono, con lo scoppio della guerra e l’ombra del regime di Saddam Hussein fare fotografie in pubblico divenne quasi impossibile e molti artisti di talento abbandonarono il paese. Al Ani scattò la sua ultima fotografia nel 1977, e anni dopo, nel 2003, il suo archivio fu completamente distrutto durante l’invasione americana. Oggi, soprattutto dopo la sua partecipazione alla mostra “Invisible Beauty”, curata da Philippe Van Cauteren per il padiglione iracheno alla 56esima Biennale di Venezia, il lavoro di Al Ani è stato riscoperto dal pubblico internazionale. Quest’anno la casa editrice Hatje Cantz ha pubblicato la prima monografia dedicata all’artista, con più di 200 scatti che furono salvati dalla guerra e dalla sua raccolta. (NG)

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