05 agosto 2017

Sophie Aguilera Lester e le margherite di García Lorca

 

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È noto che Federico García Lorca, la star della poesia spagnola, avesse il dono delle premonizioni, di cui sono intrisi i suoi versi. Come quello scritto poco prima della sua fucilazione, nell’agosto del 1936, all’inizio della guerra civile spagnola, per mano dei franchisti nelle campagne della sua città natale Granada: 
Cuando se hundieron las formas puras
bajo el cri cri de las margaritas,
comprendí que me habían asesinado.

Quando le forme pure si distrussero,
sotto il cri cri delle margherite, 
mi resi conto che mi avevano assassinato.
La scelta delle margherite come fiore collegato al trapasso, alla fine della vita terrena, non è casuale. Ed è sancita da un’antica espressione popolare spagnola “criar margaritas” cioè “concimare le margherite”, usata ancora oggi per indicare la condizione di chi è letteralmente morto e sepolto. E lo sa bene Sophie Aguilera Lester (Londra, 1984), giovane artista attualmente di istanza a Barcellona, che si esprime attraverso sculture in ceramica policroma. Quest’anno, con la sua abilità esecutiva, tra surrealismo compositivo e iperrealismo formale, ha plasmato Bajo las Margaritas ovvero “Sotto le margherite” (nella foto in alto). Una selva di margherite ricopre un corpo femminile riverso a terra, lasciandone intravedere solo gli arti. L’ “effetto concime” sta dando i suoi frutti, ma il processo è ancora in corso. Opera simbolo di un legame affettivo (probabilmente quello dell’artista con la madre deceduta) che non si è ancora risolto. Anzi, che insiste e si rinnova giorno per giorno. D’altronde Sophie è di casa quando si tratta di indagare la memoria, il tempo dell’infanzia, mescolati con flashback di folklore e letteratura, per animare ceramiche cariche di metafore. Le sue sculture, allusive, irridenti, sono infatti pervase da sensi di attrazione nei confronti di quanto è transitorio e in disfacimento, icone di una condizione umana non solo contemporanea.
Attraverso il dialogo con la tradizione dell’arte ceramica, la giovane artista riesce però a conferire ai suoi oggetti una sorta di nuova vita, questa volta “eterna”. Sottratti alla deperibilità, privati dei segni del tempo e dello sfrenato consumismo della società, questi oggetti acquistano una nuova valenza, a partire dalla godibilità estetica. È un mondo fantastico quello evocato da Sophie, nel quale gli animali si esibiscono in tutta la loro magnificenza. Come le due chiocciole di Caracoles del 2016 (nella foto in homepage), riprese in un improbabile accoppiamento, con il guscio decorato e colorato come se fosse una ceramica olandese. Una personale di Sophie Aguilera Lester si conclude oggi nella galleria spagnola, in terra romana, Honos Art, insieme alla parallela mostra di Paolo Porelli, altro artista raffinato che ha scelto il linguaggio della ceramica. (CBS)

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