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Maurizio Nanucci (1939) fa luce sul modo di percepire l’arte con un raffinato intervento testuale nell’ambito di una mostra personale intitolata “What to see and what not to see” ospitata alla nuova Galleria Fumagalli a Milano, inaugurata nel maggio del 2016, dove 5 nuove grandi opere a muro site-specific dialogano con lo spazio, diverse per colori e attitudini cognitive e visive. L’artista toscano lo si riconosce per installazioni al neon minimali, opere che compongono parole, frasi, segni, interrogativi che ruotano intorno all’ambivalenza della percezione e al nostro modo di rapportarci con gli altri, con l’intenzione di modificare il nostro modo di pensare. La collaborazione tra Nanucci e la galleria Fumagalli inizia nel 2004 a Bergamo con la partecipazione alla mostra “AA.VV 30” seguita nel 2005 dalla personale “Neon Work”, riprende con questa imperdibile mostra per contenuti e modalità di allestimento e di rappresentazione di domande aperte, di quelle che pensi ma a cui non sai rispondere in maniera categorica. L’artista rigorosamente concettuale, dopo la grande antologica tenuta a Roma nel 2015, con questa mostra milanese conferma la sua capacità di perimetrare lo spazio con il neon, attuando una permutazione tra il visibile e l’invisibile, il segno e il significato, la suggestione e l’immaginazione riesce a intrecciare l’aspetto analitico con quello creativo, rendendo visibile quel sotteso che non si vede!
Maurizio Nannucci, What to see What not to see, Installation view, Galleria Fumagalli Milano, Maggio-Luglio 2017. Courtesy l’artista e Galleria Fumagalli Milano. Ph Antonio Maniscalco
Osservando in silenzio What to See and what not to see (blu), What to hear what not to hear (verde), What to feel what to love (rosso), What to say what not to say (giallo), What to feel what not to feel (bianco), riflettiamo su cosa vediamo, diciamo, pensiamo, percepiamo, su come tessiamo narrazioni immaginarie intorno a questioni complesse su problematiche di comunicazione, visibilità linguistica e filosofica. Ogni opera è una parte per il tutto, ha la sua autonomia, ma è anche in stretto collegamento con le altre e ogni frase dialoga con le altre e scandisce lo spazio. Attraverso la luce e i colori i suoi lavori illuminano le pareti della galleria e sembrano “impaginare” lo spazio, dando forma a un flusso continuo di energia emanata dal neon. La necessità dell’autore è di ridefinire spazi altri da ciò che già si vede con scritture –sculture di luce, come se fossero incastonate dentro a una pagina bianca di chissà quale libro che custodisce verità linguistiche e filosofiche in cui la parola diviene architettura, struttura del vedere, che oltre a esprimere un concetto è anche una presentazione di una forma fisica, in cui il testo diventa ambiente. Per Nannucci il neon come altri medium (fotografia, proiezioni di diapositive, opere sonore, libri d’artista e multipli) indica potenziali narrativi, stati esperienziali con l’intenzione di rimettere in discussione attitudini e concetti, evidenziando impercettibili dilatazioni di senso, con il fine di coinvolgere lo spettatore in un una nuova concezione del tempo e dello spazio, con una successione di pieni e di vuoti, di bagliori e di ombre creati dal neon fluorescente al fine di renderlo consapevolmente partecipe di un discorso basato sul : “se penso guardo” come lume della coscienza.
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il 3 maggio
Dal 3 maggio al 22 luglio 2017
Galleria Fumagalli,
via Bonaventura Cavalieri 6, Milano
Orari: da Martedì a Sabato dalle 11:00 alle 19:00
Info: www.galleriafumagalli.com