12 giugno 2017

INDEPENDENTS

 
Incontro con RAVE, ovvero la residenza dell'est che condivide tempo e spazio con un gruppo di animali salvati dal macello
di Jack Fischer

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Rimango al Nord dopo Dolomiti Contemporanee con l’apertura del nuovo sito di Monte Ricco, e incontro Isabella e Tiziana Pers, ideatrici di RAVE — East Village Artist Residency, un programma di residenze partito da Trivignano Udinese (UD) nel 2011. RAVE è un progetto artistico nato in collaborazione con Giovanni Marta che apre la discussione sul ruolo e sulla responsabilità dell’arte contemporanea nei confronti dell’alterità animale e, più in generale, verso la necessità di ripensare e ripensarsi mediante la prospettiva biocentrica, che immagina come focus di attenzione la vita nella complessità delle sue forme e non più soltanto l’uomo.
Quale è la filosofia che sottende il vostro progetto?
«L’idea di base è quella di offrire un terreno di lavoro totalmente differente da quello di qualunque altro luogo di ricerca artistica contemporanea: qui si condivide spazio e tempo con animali salvati dal mattatoio. In questo contesto si organizzano dibattiti, talks ed eventi tra figure anche molto diverse tra loro. In sostanza una vocazione biocentrica incontra un’attitudine interdisciplinare, dove differenti competenze, prospettive e sguardi (umani e non umani) si incontrano, per tentare di costruire opere e visioni che ancora non sono state immaginate. Si tratta di un progetto corale, nel quale convergono anime e sensibilità differenti: dall’attitudine antispecista all’attenzione specifica verso le arti visive contemporanee, dalle collaborazioni con filosofi, scienziati, architetti alla presentazione delle opere, dalla rete con Vulcano e Trieste Contemporanea, alle collaborazioni con istituzioni e musei, dall’energia degli attivisti all’istituzionalità della Regione FVG che ci supporta dal 2012».
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Negli anni avete ospitato Adrian Paci, Regina Josè Galindo, Ivan Moudov, Diego Perrone, Tomàs Saraceno. Chi è l’artista in residenza per questa edizione e perché?
«Si tratta di Igor Grubic, straordinario artista di origini croate. Per RAVE la sua ricerca è estremamente interessante poiché nella sua pratica vengono messe in discussione diverse forme di dominio che attraversano immagini, simboli, azioni ed esperienze: dalle grandi narrazioni ai vissuti dei singoli, marginali e non visibili rispetto alla storia collettiva. Il suo modus operandi è delicato e potente allo stesso tempo, ed affronta con grande lirismo situazioni estremamente complesse, verso le quali il suo sguardo non è mai monolitico, ma coinvolge una pluralità di punti di vista. Con Igor abbiamo iniziato un dialogo già due anni fa. C’era un interesse reciproco a collaborare, e siamo molto felici che si sia potuto concretizzare».
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Nel corso di questi giorni sono numerosi gli interventi e gli incontri. Perché aprire con questa formula? Quale sarà, secondo voi, l’apporto di questi dialoghi all’opera che l’artista realizzerà?
«In realtà ogni edizione rappresenta un mondo a se stante, non abbiamo un format prestabilito perché ci piace pensare a RAVE come ad un progetto organico, in grado di declinarsi rispetto alle progettualità ed interessi di ciascun artista invitato. Però appunto, come giustamente notavi, i talk rimangono un leitmotiv che si ripete sin dalla prima edizione, perché nutriamo grande interesse per ciò che può nascere dall’incontro, dai semi che vengono gettati durante i confronti: si tratta di momenti estremamente fertili. A giorni il borgo antico di Soleschiano sarà teatro di un microcosmo che prenderà vita: Lara Boubnova, Pietro Gaglianò, Giuseppe Stampone, Mirta D’Argenzio, Maurizio Bortolotti, Adriana Rispoli, Mylène Ferrand, Daniele Capra, Giulia Mengozzi, Maria Cristina Di Stasio, Giuliana Carbi, Giovanni Gaggia e molti altri raggiungeranno Igor Grubic e gli animali. Igor ha già iniziato a lavorare al suo progetto da circa due mesi, e il tema che sta affrontando ci è piuttosto caro: sta portando avanti una ricerca all’interno dell’ex macello di Gorizia. Lo stabile è stato recentemente acquistato dalla Biolab, un’azienda di prodotti vegani e vegetariani, che lo sta trasformando, dando vita ad un reale e concreto cambiamento di prospettiva tramite la conversione. Igor sta dirigendo il suo sguardo sulle architetture, gli elementi interni del luogo che ancora porta tracce e sensazioni di ciò che è accaduto. Lo accompagna in questo viaggio notturno la cagnolina di nome Bjork, unico animale ad essere entrato ed uscito vivo dal mattatoio. E ciò che interessa molto a Igor è l’aspetto psicologico di quanto avvenuto all’interno di quelle sale, gesti violenti che hanno segnato tutti coloro che sono stati, loro malgrado, protagonisti. Il progetto di Grubic, che anticipiamo, avrà come titolo Do animals dream about freedom?, è ancora in fase di lavoro. Proprio per questo gli incontri possono risultare ancora più interessanti, dal momento che ci sarà la possibilità di dialogare direttamente con l’artista sullo sviluppo che verrà dato al progetto, su quali siano i punti cruciali che intende approfondire, e sulle possibilità ancora da percorrere».
Jack Fischer

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