28 maggio 2017

Fino al 7.VI.2017 Loredana Longo, 1 mm di distanza C.O.S.M.O., Milano

 

di

“Come Ogni Semplice Movimento Ortogonale”, da qui deriva l’acronimo C.O.S.M.O. dello spazio espositivo ideato da Luca Pancrazi ed Elena El Asmar, nel sottotetto del loro studio di Milano. 
Se scriviamo cosmo, dobbiamo però tener conto che “la predizione centrale della gravità quantistica a loop è che lo spazio non sia continuo, non sia divisibile all’infinito, ma sia formato da grani, cioè da atomi di spazio. Un miliardo di miliardi di volte più piccoli dei nuclei atomici. Si chiamano loop, cioè anelli, perché ciascuno di essi non è isolato, ma è inanellato con altri simili, formando una rete di relazioni che tesse la trama dello spazio. (…) Ancora una volta il mondo sembra essere relazione, prima che oggetti”. (Carlo Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica, 2014, Adelphi, p.51).
Con un salto arbitrario mi approprio delle parole di Rovelli e le dedico a. C.O.S.M.O. La relazione viene prima dei “semplici movimenti ortogonali”, non dipende dagli oggetti, ma dalla conoscenza emotiva che s’inanella alla conoscenza di sé.
Loredana Longo lavora dentro questo spazio, che confina con la vita personale e “professionale” di Luca ed Elena. Non so se influenzi la ricerca di chi crea qui dentro, sicuramente influenza la mia percezione. Salgo una scala. Entro nello studio. Lo sguardo gira veloce tra opere finite e no. Salgo un’altra scala. Entro in una capanna dal tetto a spioventi, tutta rossa. È invasa da una serie di “cancelli”, che s’inanellano uno sopra l’altro. 
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Penso subito a quelli metaforici dell’identità, ma soprattutto alle immagini che divampano quando si riconosce qualcosa d’imprevisto. Dov’era? Dove devo dirigermi? Attraverso i “cancelli”, trovo sempre spazi diversi, e un po’ alla volta vedo che, con una straordinaria varietà di linee ortogonali/ diagonali, sono intagliati sulla carta da parati. La luce rossa aveva azzerato i loro disegni minuti. 
Capisco il titolo 1 mm di distanza, quello che separa la carta dal muro, che invece non c’è tra la pelle e il corpo. Capisco i rimandi alle stanze in cui Loredana produceva lo scoppio, per azzerare la carta da parati e la simbologia dell’ordine familiare/patriarcale. 
Tutta quest’architettura incendiata dalla luce, diventa la visione che cercavo. L’emozione che dal cervello arriva alla bocca, all’occhio, alla mano, agli oggetti che mi consentono di esprimermi. Parola, scrittura, sguardo, gusto, tatto. 
È così che l’arte funziona per me. La grande poeta Anna Achmatova diceva che davanti a un’opera nuova bisogna reagire così: “Ero lì, lì per farlo anch’io!” 
Davanti a Loredana Longo e a Carlo Rovelli che faccio? Ero lì, lì per vederlo e dirlo anch’io.
Riconosco quell’atomo di spazio in cui ogni opera d’arte è un soggetto che s’inanella al soggetto che ha di fronte e non un “oggetto speciale” che supera i confini. Entra nei confini di ogni giorno, apre e chiude le relazioni. A volte sono a 1 mm di distanza e non per questo sono più facili, a volte ci sono ostacoli da superare ostacoli. A volte l’emozione è la guida (la luce rossa), altre è la coordinazione razionale (la geometria degli intagli). È così che l’arte si è guadagnata una gravità universale nel tempo e nello spazio terreno, cioè in uno degli incalcolabili anelli che formano il mondo.
Francesca Pasini
mostra visitata il 4 maggio
Dal 5 maggio al 7 giugno 2017
Loredana Longo, 1 mm di distanza
C.O.S.M.O.,
via Paruta 59, Milano
Orari: su appuntamento
Info: spaziocosmo@yahoo.com

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