22 maggio 2017

THAT’S STORIES

 
Salvatore Arancio, dalla Biennale di Venezia a Milano. Tra forme biomorfe, mischiando ceramiche ed esperienze alchemiche
di Vanessa Saraceno

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Per la sua terza personale presso la galleria Federica Schiavo, Salvatore Arancio presenta una nuova serie di sculture in ceramica, che sviluppano ulteriormente la sua ricerca sui materiali e il loro potere evocativo. Ricerca che è indubbiamente unica e sperimentale, e che è le valsa l’inclusione nella sezione internazionale de La Biennale di Venezia “Viva Arte Viva”, quest’anno curata da Christine Macel. 
Arancio figura in Biennale con due lavori: il video Mind and Body Body and Mind, 2015, esposto nel “Padiglione del Tempo e dell’Infinito”, e una serie di nuove sculture installate nel Giardino delle Vergini. Nel video, un monolite nero (che ricorda quello di 2001 Odissea nello Spazio) s’impone come elemento mistico in una seduta di ipnoterapia collettiva. Una connessione spirituale con elementi e forme naturali che è ulteriormente cercata nelle sculture in ceramica, le quali s’impongono nella quiete del giardino con le loro forme falliche e i loro colori psichedelici. 
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Nella galleria milanese Arancio presenta l’installazione ambientale And These Crystals Are Just like Globes of Light che dà il titolo alla mostra. Già esposto alla Kunsthalle Winterthur nel 2016, il lavoro si ispira alla Grotta dei Cristalli nella miniera di Naica in Messico, contenente i più grandi cristalli naturali del pianeta. Un luogo le cui condizioni atmosferiche sono impossibili da sostenere per l’uomo, e dunque uno degli ambienti più incontaminati della Terra. Nella mostra questo luogo prende le forme mitiche di grandi strutture nere in resina, su cui l’artista espone i propri lavori in ceramica. Attraverso la manipolazione di forme preesistenti, Arancio crea una propria simbologia che è sì biomorfica, ma che rimanda con i colori oro e argento delle sue ceramiche, a esperienze alchemiche, allucinatorie e persino mistiche.
Nella seconda sala della galleria, si trovano lavori dall’estetica ancora più ambigua, eppure innegabilmente connessi al mondo naturale. Opere che riprendono le forme degli alberi pietrificati del Lava Trees State Park, nelle Hawaii. Anche qui, l’uso di un elemento naturale come l’argilla serve ad enfatizzare le forme totemiche di altrettanti soggetti naturali, ovvero gli alberi imprigionati nella lava sin dall’eruzione vulcanica del 1790. Queste ultime sculture sono state realizzate dall’artista in collaborazione con la bottega d’arte Ceramica Gatti di Faenza, la stessa con cui Arancio ha lavorato per la realizzazione dei lavori attualmente esposti in Biennale.
Vanessa Saraceno

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