22 maggio 2017

Gli artisti contro il mercato

 

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Il mercato dell’arte fa paura a moltissimi artisti, che hanno scelto di mettere in atto alcune strategie per difendersi e controllare i prezzi gonfiati frutto di un sistema impazzito. 
Uno dei primi esempi delle personalità che hanno lavorato al di fuori del mercato è Gustav Metzger, morto all’inizio di quest’anno all’età di 90 anni, che considerava una funzione principale della sua arte come un’arma politica sovversiva contro il sistema capitalista. Non solo ha prodotto dipinti che ha spruzzato con l’acido così che si sono distrutti, ma ha scioperato dal 1977 al 1980, rifiutandosi di creare, e infine non è mai stato rappresentato da una galleria commerciale e le sue opere non sono mai apparse all’asta. Un uomo di altri tempi, direte voi, ma anche oggi ci sono artisti che, seppur non in maniera così radicale, si oppongono agli eccessi dell’economia. 
Uno che nel suo piccolo prova a gestire il suo andamento è Wolfgang Tillmans, fresco di record personale in asta durante le vendite della scorsa settimana a New York. Il fotografo nella sua attuale mostra a Tate Modern ha deciso di non dichiarare i numeri di edizione delle opere esposte, e secondo la sua galleria, Galerie Buchholz, l’artista non mostra mai opere prestate dai collezionisti, ma crea mostre con copie appositamente prodotte, opere che non hanno un valore di mercato in quanto non vengono mai messe in circolazione. 
Wade Guyton ha utilizzato un metodo diverso per esprimere il suo disaccordo con le stime con cui è stato offerto all’asta. Nel 2014, Christie’s ha incluso il suo dipinto digitale Untitled del 2005 nell’asta di maggio per una stima di 2,5-3,5 milioni di dollari: l’opera arrivava all’incanto dopo essere stata acquistata dal suo proprietario durante Frieze London nel 2005, nello stand della gallerista svizzera Francesca Pia. Secondo Pia, Guyton era «arrabbiato» perché il lavoro era stato stimato a un prezzo simile, e quindi produsse molteplici stampe dello stesso pezzo nel suo studio e dal suo file originale e ne denunciò l’unicità. Tuttavia, questo tentativo di svalutare il suo lavoro è fallito miseramente e il dipinto è stato venduto per 3,5 milioni di dollari. Da allora Guyton propone a tutti i suoi galleristi lo stesso lavoro, così che molteplici versioni della stessa opera siano sul mercato nello stesso momento. 
Questi esempi sono dei passi verso un obiettivo chiaro: controllare la speculazione. Ottimi tentativi, ma ancora non sufficienti, purtroppo. (RP)

1 commento

  1. Articolo dal titolo gustoso, ma che svanisce citando due che per conservare una dignità d’artista giocano ipocritamente a fare gli anti-capitalisti contro quel mercato in cui hanno comunque preso posto.

    Tanto per fare un esempio, per il primo, in ambito di stampa fotografica, l’uso di esporre opere-copia senza valore di mercato è prassi comunissima, per necessità prettamente di sicurezza e contro il danneggiamento; mentre per il secondo, se è davvero contro quel mercato, perché non annulla i contratti coi galleristi che lo hanno portato alle aste elitarie e non prova a vendere le sue opere su web come migliaia d’altri?

    Lo web (attualmente, ma ancora per poco) è l’unica alternativa anti-capitalista: collezionisti, siate voi a rovesciare i tavoli nel tempio e comprate direttamente dagli artisti!

    Bisogna educare i collezionisti.

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