08 febbraio 2016

Smetterla di accontentarsi!

 
Il problema dell'Italia è che ci si accontenta sempre e che, spesso, ci si stanca di lottare. Un luogo comune, certo, che la dice lunga sulle scelte della politica, e dei cittadini. Ma stavolta, ci auguriamo, non accada.

di

Torniamo a parlare del dibattito sulle Unioni Civili, tema che ancora tiene banco in questo Paese che mai come in questi casi si scopre retrogrado, zeppo di figure meschine e propenso a negare i diritti a una fetta di popolazione che versa il proprio conto allo Stato.
Beppe Grillo e il suo Movimento 5 Stelle, tanto leoni sui palchi e tra i blog, hanno abbassato la coda: invece di aizzare verso un deciso sì al DDL Cirinnà al Senato, si è data “libertà di coscienza”. 
Si sceglie, insomma, di non schierarsi, un po’ come accade con il voto anonimo. 
Tutti sappiamo bene quanto sia importante questo benedetto passaggio legislativo e politico (anche se incompleto, visto che manca ancora una legge contro il reato di omofobia in Italia) ma all’atto pratico per i nostri governanti è una fatica immane digerirlo e, oggettivamente, vai a capire perché. 
Certo, è un provvedimento che disturba il clero, perché trattasi di una evoluzione sociale, ma anche le esternazioni di un personaggio incredibile (nel senso di “non credibile”) come Roberto Formigoni, o le arringhe di Angelino Alfano che ha dichiarato che se il testo non verrà epurato della stepchild adoption (l’adozione del figlio del coniuge) il Centro Destra voterà no, disturbano i cittadini italiani (che poi, in fondo, sono ben la maggioranza, rispetto a chi abita le stanze vaticane). 
Insomma, senza troppe metafore, si sta giocando al ribasso di una legge che è già minuta di per sé, e lo si sta facendo con termini di uno squallore indicibile e che la dicono lunghissima sulla mediocrità di una classe politica che non ha né pugno di ferro né la volontà di cambiare il Paese.
«Dico al Pd di evitarci le adozioni e l’equivalenza con i matrimoni. Tra l’altro gli italiani sono contrari [ma ci piacerebbe sapere dove Alfano trova queste certezze, n.d.r.] Questa è una legge a lungo agognata dalla sinistra, ma sarebbe un po’ troppo chiedere a questo parlamento nato senza un chiaro vincitore di approvarla. Il Pd si fermi varcando la soglia del successo, ma non pretenda di stravincere a dispetto degli alleati e di tre quarti del Paese», ha detto il Ministro in un’intervista a Maria Latella.
Benissimo, anzi, malissimo. Ecco un’altra chiave per “leggere” lo stato del Paese: a un passo dal “successo”, ma sempre con un piede nel pantano. Ricchissimo, ma sempre in mutande; gentile, ma sempre pronto a fregarti. Luoghi comuni, sì. Ma stavolta, a costo di perdere tutto, piegarsi al ricatto di una squadrone di teste fuori dalla realtà, no! (MB)

In alto: Jose Rodolfo Loaiza Ontiveros, Contemporary Family

5 Commenti

  1. cara redazione, questo è un giornale d’arte e non dovrebbe fare politica. Possibile che ogni giorno si debba essere costretti a leggere notizie e commenti che non c’entrano nulla, non interessano necessariamente questa platea, e soprattutto non è assolutamente detto che tutti debbano per forza essere d’accordo? Pur non avendo ovviamente nulla contro nessuno, non sono d’accordo con la stepchild nemmeno per gli etero, e non lo sono in tantissimi altri! E mi dà fastidio che il giornale di cui sono affezionato lettore da anni si sia inopinatamente schierato a questa maniera, quando oltretutto non gli è stato chiesto.
    Sarebbe auspicabile, fortemente, che Exibart faccia quel che ha sempre fatto ovvero occuparsi solo d’arte, che è quello per cui noi abbonati paghiamo e che noi utenti ci aspettiamo che faccia. La politica per cortesia lasciatela altrove, come le campagne gay friendly e simili perché non è questa la sede per farle! Altrimenti il sottoscritto come anche numerosi altri che si sono lamentati saremo costretti a non rinnovare l’abbonamento ad Exibart e a disiscriverci dalla newsletter nonché incentivare altri a farlo. Saluti.

  2. Caro Francesco, Exibart è un giornale d’arte e l’arte non ha mai chiuso gli occhi di fronte a quello che accade nel mondo. Il tema delle unioni civili e di tutto il resto è un argomento che sta tenendo banco in Italia, e non solo, da mesi e mesi. Facciamo finta di nulla? Allora non avremmo dovuto nemmeno parlare del giovane ricercatore italiano ucciso in Egitto, non avremmo mai dovuto parlare dei massacri, non avremmo dovuto nemmeno parlare dei fatti di Parigi? L’arte, caro Francesco, non è un prodotto da salotto buono – per fortuna – e visto che crediamo nel nostro lavoro, crediamo anche che una piccola parte di Exibart possa essere votata a guardare un poco fuori da gallerie, fondazioni, musei e vite di artisti. Certamente saprà che pure la Gazzetta dello Sport ha un paio di pagine “dal mondo”. Difficilmente troverà notizie riguardanti politica (se non espressamente legata all’arte) in altre sezioni del giornale, ma IL FATTO (lo dice la parola stessa) è un po’ il nostro punto di vista su ciò che succede fuori. I signori citati nel pezzo invocano la “libertà di coscienza”? Lo facciamo anche noi, visto che si tratta di “Fatti” storici e sociali troppo importanti per essere liquidati come non appartenenti al nostro campo.
    Cordiali Saluti, Matteo Bergamini

  3. Credo che l’arte -soprattutto- come però anche i diritti civili, le conquiste scientifiche, politiche o letterarie, siano tutti valori a fondamento della società in cui viviamo. Servono a formare una coscienza e una memoria storica, e concorrono tutti insieme a costruire quella che un giorno diverrà la storia di un paese, di una comunità, insomma di un gruppo di persone più o meno ampio che condividono opinioni e visioni. Ogni membro della società ha, per fortuna, interessi e competenze diverse ma chi saremmo senza gli altri? La memoria e la coscienza producono cultura, scaturiscono dal confronto su più campi, e la cultura è alla base delle arti: senza la politica e gli avvenimenti che giorno dopo giorno mutano la nostra società, non ci sarebbe cultura. Le conquiste di un certo campo culturale non sono certamente meno importanti o “elevate” di altre e se si toglie alle persone le loro conquiste si toglie loro la cultura.

  4. Caro MB commentatore di politica, non preoccuparti! Questa volta il “SUCCESSO che misura lo stato del paese” arriverà, stai tranquillo! Non penserai forse che il nostro ineffabile ed inarrivabile ministro dell’interno rinunci alla prestigiosa poltrona per il DDL Cirinnà! Quando mai! Questo sarà solo il primo passo. Le unioni gay saranno benedette e le adozioni del figlio del partner permesse. In seguito non vorrai mica che i genitori 1 e 2 per il “diritto inalienabile di avere figli” debbano scomodarsi ed andare all’estero. Una bella Cirinnà 2 (altro successo per il paese) e voilà un nuovo mestiere per risolvere la disoccupazione femminile: “l’affittante di utero”, con tanto di albo professionale, catalogo con foto patinate e con scelta di colori(della pelle del nascituro). Così finalmente saremo un paese civile e non più schiavi di una sporca minoranza destrorsa, leghista e clericale. Ah il progresso! Nel frattempo durante la discussione di questo fondamentale problema la Borsa ha perso in sei mesi il terzo del suo valore di capitalizzazione (circa 170 miliardi di Euro), la criminalità impunita aumenta in modo esponenziale e tra poco, con l’arrivo della bella stagione, sono attesi alcuni milioni di migranti ( dalla guerra, dalla fame, dal clima e chissà da cosa altro) che provocheranno forse qualche problemino, ma che sarà mai per l’Italia delle Cirinnà e degli MB. Avanti così che andiamo bene! I nostri figli e soprattutto i nostri nipoti ci ringrazieranno per il polpettone avvelenato che lasceremo loro in eredità.
    Cordiali saluti da un vecchio e sincero amico dell’arte ma non del PD e dintorni.
    Claudio 50

  5. Caro Manganaro, ha ragione! I problemi dell’Italia sono altri, come l’invasione dei profughi e la borsa. Lasciamo dunque ai figli e nipoti di domani il compito di battersi per reclamare i diritti che non otterranno oggi, nonostante l’impegno dei genitori (di fatto o di “natura”). Continui ad essere amico dell’arte, perché l’arte unisce i popoli, specialmente quando non si riescono ad eliminare quegli “ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Una citazione a caso. Cari Saluti, Matteo Bergamini

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