29 novembre 2015

“Il Tesoro” nascosto di Claudio Beorchia. A Castel Sant’Elmo presentata l’opera vincitrice della quarta edizione del concorso per giovani artisti

 

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Tra i meandri di Castel Sant’Elmo, in uno slargo inaspettato che si apre negli obliqui corridoi di tufo, si nasconde uno scoglio dorato. La luce degli ultimi giorni di novembre entra dalle vetrate di questo spazio un po’ appartato, la cui funzione storica è difficile da comprendere, e si riflette sulla superficie preziosa, invitando a toccare, ma è un inganno. Sfiorandola, la roccia si agita con un crepitio, come un sottile mantello metallico. 
Il Tesoro è una coltre di materiale isotermico sistemata su un’alta struttura irregolare che crea increspature instabili, spigoli e rientranze. L’opera con cui Claudio Beorchia ha vinto la quarta edizione del concorso per giovani artisti Un’opera per il Castello e presentata ieri, ha risposto meglio di ogni altra al tema scelto, Lo spazio della comunicazione. Connessioni e condivisione, «riuscendo ad esprimere e sintetizzare questa attenzione: è fortemente attuale poiché rimanda immediatamente all’emergenza dell’immigrazione, si inserisce con armonia nelle sale del Castello ed è di immediata comprensione, vicina ad ogni target di pubblico», nelle parole di Federica Galloni, Direttore generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane.
 «Mi piace questo materiale – una lega di alluminio, rame e PET, molto economica e adatta al mantenimento del calore corporeo – che ho già usato per altri progetti perché è povero e aperto alle interpretazioni» ha detto Beorchia. Quei riflessi polimerici compaiono nelle immagini di cronaca come un costante sottofondo cromatico, associati a volti precisi e questioni aperte di macropolitica, ornamento barocco sulle spalle di superstiti a disastri ambientali e attacchi terroristici, indumento di primo soccorso fornito a immigrati, rifugiati e in situazioni di emergenza. Gli incroci tra le culture e i linguaggi, il confronto tra i canoni delle diversità, il rumore bianco dei flussi di informazioni e il silenzio delle storie non raccontate, hanno aperto prospettive problematiche sulle possibilità conoscenza del contemporaneo e del sé, facendo assumere gradazioni sempre più incerte all’orizzonte delle attese di chi osserva. La roccia splende, si impone, del tutto simile a oro inerte ma, vibrante come un corpo sensibile, diventa altro da sé. (Mario Francesco Simeone)

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