03 luglio 2015

Tutti a Cassino: riapre il “Percorso della battaglia”, e c’è anche uno spazietto per l’arte contemporanea

 

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È stata inaugurata ieri la riapertura del “Percorso della battaglia” in prossimità di Monte Cassino, , dopo anni di inagibilità. Un progetto finanziato dalla Regione Lazio in concomitanza con Expo Milano 2015, e nell’ambito del piano di riqualificazione paesaggistica a cura di ABC Arte Bellezza Cultura.
La battaglia di cui si parla è quella epica e sanguinosa che qui, a Cassino, a nord della linea Gustav, 71 anni fa: caddero decine di migliaia di soldati – incredibilmente tantissimi polacchi, giunti in Italia dopo mille sfortunate traversie, e sacrificatisi per riconquistare il sito ai nazisti – e l’abbazia benedettina e la città vennero quasi completamente distrutte dai bombardamenti alleati.
Il percorso, che si snoda tra il cimitero polacco, e l’obelisco, vicino l’abbazia (interamente ricostruita nel dopoguerra), è ritmato da piccole bandierine rosse e bianche, polacche appunto, dipinte sulle rocce: la fitta e selvatica vegetazione di conifere e ginestre all’improvviso si apre ora su panorami vertiginosi della vallata, ora sull’abbazia che domina sorniona dall’alto di una vetta.
Storia e memoria, paesaggio, natura, arte (e ovviamente anche gastronomia) sono indissolubilmente compenetrati nel territorio e nella cultura Italiana, e questo è lo spirito con cui rinasce il “Percorso”, cercando anche di favorire un turismo più maturo e profondo, e meno mordi e fuggi.
Il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, ha rimarcato che il sito rappresenta un simbolo non solo della «sconfitta dell’uomo e della rinascita dell’uomo stesso» ma anche di quel clima di ricostruzione e pacificazione che contribuì alla nascita dell’Europa, dopo gli orrori della guerra. Presenti anche il Sindaco di Cassino Giuseppe Golini Petrarcone, l’abate di Monte Cassino Don Donato Ogliar e l’assessore alla Cultura e Turismo Danilo Grossi.
Nota di merito al progetto artistico a cura di Claudio Libero Pisano, che ha visto i due artisti Alessandro Piangiamore e Simone Cametti produrre in situ due opere d’arte, intese per dialogare proprio con il territorio, e di cui si scriverà più a fondo su queste pagine prossimamente.
Del destino delle opere dopo il termine di EXPO però non si sa nulla. Forse torneranno negli studi degli artisti, forse in un museo, forse chissà. 
Sia ben chiaro, non ci si lamenta, ma ci sarebbe piaciuto vedere più arte contemporanea, più opere e più artisti coinvolti, magari non come stravagante contorno ma con un ruolo più strutturale e fondamentale nel percorso della battaglia, che poi vorrebbe dire un ruolo più integrato nella società. E questa potrebbe essere un’altra battaglia. Una battaglia per l’arte. (Mario Finazzi)

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