27 maggio 2015

I nuovi scomunicati dell’arte

 
Non solo Ai Weiwei e la Cina, e non solo Tania Bruguera e Cuba. Ora ci si mettono anche gli Emirati, che interdicono l'ingresso a Walid Raad e Ashok Sukumaran. La causa? Difendono i diritti dei lavoratori “dell'arte”

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Brutta storia fare i dissidenti, e prendere posizioni. Stavolta tocca ad un altro Paese  molto particolare fare una pessima figura internazionale, nei confronti della libertà, dei diritti e dello sfruttamento della manodopera. Siamo negli Emirati Arabi, e gli “interdetti” sono l’artista libanese Walid Raad – che tra le altre partecipazioni vanta un passaggio a Documenta – e l’indiano Ashok Sukumaran. La loro colpa? Entrambi sono membri dell’Associazione “Gulf Labor”, che si batte per migliorare le condizioni dei lavoratori migranti (specialmente pakistani) che vengono impiegati per la costruzione dei nuovi templi dell’arte: il Guggenheim e il Louvre di Abu Dhabi e il nuovo Museo Nazionale, che ha come partner il British di Londra.
Una militanza che non è andata particolarmente bene ai burocrati arabi, che hanno bloccato entrambi gli artisti – negli scorsi giorni – all’aeroporto di Dubai, impedendogli di entrare nel Paese del Golfo per partecipare ad un meeting alla Biennale di Sharjah.
Un’azione che non è passata inosservata, e che ha visto più di 40 professionisti prendere le posizioni dei due artisti: Mark Bradford, Danh Vo, Damián Ortega e Rirkrit Tiravanija, tra gli altri, tutti partecipanti a Sharjah 12.
In una lettera aperta poi, Raad, (esposto anche dal Guggenheim e dal British), ha detto di sperare che le istituzioni occidentali che lavorano negli Emirati Arabi Uniti contribuiscano a sollevare i pessimi accordi di lavoro (sfruttamento) degli operai e un portavoce del Guggenheim pare si sia fatto avanti chiedendo delucidazioni e contattando l’artista. 
Difficile credere che dal museo nessuno sappia di quel che avviene nei cantieri di Abu Dhabi, specialmente perché non si tratta di certo di un problema solo “museale” ma di tutta l’edilizia e delle infrastrutture del Golfo, letteralmente “sfruttanti” sotto ogni punto di vista, ambientale compreso. Hai voglia a parlare di libertà e diritti, ancora. E non solo in Cina, Cuba o Emirati. (MB)

1 commento

  1. Libertà ma sempre di qualcun altro… questo tema dell’arte in certe società culturali è molto strano e delicato, tutta la usano per manifestare ma poi sono sempre pochi quelli che pagano il vero prezzo per sostenerla, da anni si sa di questa cosa ma i media nel complesso fanno orecchie da mercanti, speriamo che prima o poi si prenda consapevolezza dei limiti e dei veri potenziali dell’arte, ma soprattutto della coerenza di tanti artisti che si ammantano di certi temi che poi in realtà usano solamente per cercare notorietà …

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