24 marzo 2015

READING ROOM

 
Io lo conoscevo bene.
Fausto Melotti e Giuliano Gori: storia di un’amicizia
di Enrica Ravenni

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Poche pagine, ma come di un fiume in piena. Tale è Giuliano Gori che “racconta” in modo sintetico, incisivo e appassionato la storia della sua amicizia con Fausto Melotti. Un rapporto durato una vita e conclusosi solo con la morte del Maestro nel 1986. 
Giuliano ripercorre episodi, aneddoti e “imprese” che l’hanno visto protagonista accanto a Melotti. Con l’entusiasmo di un ragazzino e il disincanto di chi la vita la conosce bene, Gori, pagina dopo pagina, narra la vicenda umana e la complessità di questo “poeta” dell’arte contemporanea, poliedrico e multiforme, ironico e sottile. 
Affiora il ricordo di un’amicizia densa, fatta di lunghe chiacchierate, di frequenti telefonate, di incontri tra Milano, Celle e Roma, di scherzi e boutade. Una relazione complessa che spesso ha avuto come testimoni le rispettive consorti, Pina e Lina, due figure importanti che hanno cementato la lunga amicizia tra i due uomini. 
Ma il volumetto è anche una “storia dell’arte personale”, raccontata senza aura di protagonismo, attraversata da momenti di complicità e ha visto immaginare e poi nascere importanti progetti artistici. 
Gori è stato testimone della nascita della monografia che A. M. Hammacher pubblicò su Melotti nel 1975 per Skira e Melotti ha suggellato le nozze d’argento tra Giuliano e Pina con la realizzazione di un talamo nuziale, una vera e propria opera d’arte creata per l’occasione.
Era il 1980 quando Melotti confidò a Giuliano di essere stato invitato a realizzare una grande mostra monografica al Forte di Belvedere a Firenze che si sarebbe dovuta inaugurare l’anno successivo e Gori si attivò affinché l’esposizione fosse organizzata al meglio e che le enormi sculture, che il maestro aveva intenzione di presentare, potessero essere realizzate nei tempi prestabiliti. Furono momenti frenetici, fatti di ansie per l’incalzare delle scadenze, ma anche di grande soddisfazione quando nell’aprile del 1981 il risultato fu raggiunto. 
E ancora, nel 1982, Giuliano sollecita il nome di Melotti per la realizzazione delle scenografie e dei costumi per Le chat du rossignol di Stravinsky presentato al Maggio Musicale Fiorentino. Poi nel 1983 l’arrivo dell’Amore: Melotti vuole che la grande opera in acciaio, esile e filiforme, alta oltre 10 metri, vada ad arricchire il parco di Villa Celle, un gesto significativo e carico di un notevole valore affettivo. Nel parco, dopo la mostra di Firenze, era già stato installato anche Tema e variazioni II che ha preso posto sul lago: un luogo magico dove la struttura si rifrange sulle acque e il vento muove le sfere e le catene, richiamando alla memoria la musicalità che sta alla base di quasi tutta la produzione di Melotti. Gori nel libro racconta che Melotti aveva individuato un altro luogo del parco per posizionare l’opera e quando informò il Maestro del cambio di destinazione, questi si adombrò ma quando vide il risultato finale cambiò idea e si rallegrò con Gori per la scelta fatta.
Ci sono molti altri gli aneddoti, ma sicuramente merita una nota un incontro molto singolare e quasi premonitore tra i due amici. Era la primavera del 1986, Giuliano va a Milano richiamato da Fausto, una lunga chiacchierata, il bilancio di una vita da parte di Melotti, Gori che ascolta in silenzio, muto testimone di un’esistenza che volge alla fine: “È stato purtroppo l’ultimo incontro”.
Titolo: Fausto Melotti. L’immortalità dell’arte
Autore: Giuliano Gori
Editore: Edizioni Clichy
Codice ISBN: 978886799-167-9
Anno di pubblicazione: 2014
Euro: 7,90

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