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Tendiamo sempre a pensare che le motivazioni che rendono vuoti i nostri musei siano di carattere economico. Pensiamo che se fosse come in Gran Bretagna, avremmo folle oceaniche a riempire le sale del Museo di Capodimonte a Napoli, del MACRO a Roma o della Pinacoteca di Brera a Milano. In realtà, una ricerca scientifica dimostra che proprio a Londra, dove l’entrata nei musei per la visita alle collezioni permanenti è gratuita, sono proprio queste collezioni ad essere le meno visitate dagli inglesi. Il pubblico preferisce le mostre “blockbuster”, costruite attorno a un capolavoro che viaggia più di un camionista.
Sicuramente però la situazione dei musei inglesi è visibilmente cambiata dagli anni ’70 ad oggi. Lo Stato ha deciso di valorizzare non soltanto la letteratura, ma anche le arti visive. Vengono continuamente aggiornate le indagini di mercato nel campo culturale e ci si chiede concretamente perché i visitatori preferiscano le esibizioni temporanee alle collezioni permanenti.
Alla fine ciò che fa la differenza è l’attività di marketing e promozione che viene fatta a monte. Le grandi mostre hanno sponsor privati, interessati all’impatto mediatico; il resto del museo, invece, sopravvive unicamente con i fondi pubblici, che non sono poi tanto cospicui, neanche in Gran Bretagna. Ma non si potrebbe trovare una via per promuovere, attraverso l’evento culturale di forte richiamo, anche il restante patrimonio storico e artistico? (Federica Pignata)