22 dicembre 2014

L’arte va in aceto

 
Qualche riflessioni sulle, giuste, dimissioni di Marco Pierini dalla Galleria Civica di Modena. Perché va bene che tra i tesori italiani oltre a Giotto c’è l’Aceto Balsamico. Ma quando è troppo è troppo!

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Modena, strana città. Come una bella addormentata aspetta da anni che il suo principe azzurro la baci e la risvegli dal torpore culturale. Che dichiari, con un bacio appassionato, i suoi sogni futuri.  Ma sembra che il principe azzurro si sia perso nel bosco, o meglio nella prateria dell’EXPO, dolce chimera di ogni enogastronomia locale. Quale migliore occasione per alleggerirsi dall’impegno verso la cultura contemporanea, magari a basso costo, magari già taglieggiata, ma sempre sperimentale, alla ricerca di un senso e qualche volta anche scomoda? Ma veniamo ai fatti per spiegare il disorientamento del nostro principe azzurro. La galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Modena ha due sedi. La principale è la Palazzina dei Giardini, nel centro della città, circondata da un bel parco. Dal 1981 è sede di mostre (ne ha al merito 122) e come tale d’investimenti pubblici. È, a Modena, il luogo dell’arte nella percezione collettiva e pubblica, locale, nazionale, internazionale. La seconda sede è nel vicino Palazzo Santa Margherita: piuttosto ristretta e obbligata a più funzioni, tra cui mostrare la sua collezione d’arte moderna e contemporanea. 
A Modena c’è un direttore, scelto a seguito di un regolare bando, che si chiama Marco Pierini e che dal 2010  si sta impegnando a far tornare i conti tra attività, budget tagliati e personale ridotto. Con il direttore c’è una programmazione (sempre necessaria, ancor più stringente quando le risorse sono esigue) che prevedeva nella palazzina dei Giardini, nel periodo maggio – ottobre 2015, ben tre progetti espositivi (una retrospettiva di  Daniel Spoerri, una personale di Art kane e “La memoria finalmente. Arte in Polonia: 1989-2015”, queste ultime proprio alla Palazzina Vigarani. 
Ed ecco l’Italia: come un fulmine a ciel sereno ci troviamo ad una conferenza stampa nella quale si dichiara che la Palazzina sarà sede espositiva per i prodotti locali (Aceto Balsamico di Modena in testa) nel periodo dell’EXPO. Pareva uno scherzo, ma non lo era.
E così l’avere un direttore, qualche ora fa è diventato un “avevamo un direttore”: Marco Pierini, che nulla sapeva delle intenzioni tutte italiane di cedere senza preavviso la Palazzina dei Giardini ad altri usi, ha consegnato le sue dimissioni ufficiali. 
Avanti popolo alla riscossa, l’obiettivo deve essere sempre vago e flessibile, come il bersaglio: l’importante è che non si parli mai di visioni, prospettive o programmazioni, che da queste parti c’erano eccome.
Nulla di male infatti se l’amministrazione avesse pensato  – a tempo debito-  di impegnare gli spazi della cultura ad una diversa programmazione attenta ad un evento come l’EXPO. Ma se ciò fosse avvenuto con trasparenza, ragionamento e soprattutto conti alla mano, quelli veri, di opportunità e di budget. Alienante ed inefficace invece l’attuale condizione e i suoi esiti. Vi saranno mille motivazioni che l’Amministrazione di Modena potrà addurre, ma una verità sembra stare sopra ogni possibile attenuante: il Belpaese non ha ancora capito che cibo per il corpo e cibo per la mente convivono naturalmente sulle migliori tavole.  E le conseguenze sono sotto gli occhi, e sulla bocca, di tutti. 

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