11 settembre 2014

Fino al 21.IX.2014 Long Chin-San e Mario Finazzi La fotografia di paesaggio tra tecniche moderne e antica tradizione GAMeC, Bergamo

 
Oriente e Occidente. Tradizione pittorica e avanguardia tecnica. Due artisti, uno scambio, tra corrispondenze inattese e inversioni di prospettiva -

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Contrasti. Convergenze. Rovesciamenti e ancora contrasti, un’incessante metamorfosi del punto di vista si compie attraverso gli scatti di Mario Finazzi (1905-2002) e Long Chin-San (1892-1995) esposti alla GAMeC di Bergamo. L’efficace allestimento innesca uno spiazzante rincorrersi delle prospettive in grado di bloccare il nostro sguardo in un intrigante dubbio interpretativo. L’arte diviene, così, luogo di contatto e contaminazione fra mondi, culture, sguardi  lontani che si incontrano nell’elegante minimalismo di paesaggi senza tempo. 
All’inizio il netto scarto pare rassicurare le nostre certezze estetiche. Da una parte abbiamo il fotografo bergamasco e la limpidezza realista di atmosfere montane famigliari, riconoscibili dove l’uomo è assente o, al contrario, domina la scena con una centralità tipicamente occidentale che calamita l’occhio rapito di chi osserva, come ne La danza n.35. Dall’altra, l’artista cinese e le rarefazioni pittorialiste de Il padiglione presso la cascata, dove tutto pare in attesa di svanire, in silenzio zen, verso un metafisico altrove.
Progressivamente poi il nitido bianco e nero di Finazzi si converte in un inatteso sfumato e la pregnanza cromatica cede ai grigi, tradendo l’ammirazione per l’etereo colorismo del maestro cinese. Ma anche la raffinata evanescenza di Chin-San acquista spessore virando verso un approccio più realista che concede meno al fotoritocco idealizzante. Una trasformazione radicata nel suo trascorso fotogiornalistico, ma soprattutto indotta dal confronto, durante i ripetuti viaggi in Occidente alla fine degli anni ‘40, con prassi più sperimentali e libere dall’estetica pittorica tradizionale. Una distanza culturale che si colma nell’incontro che contamina e arricchisce, ma anche nello scambio fotografico avvenuto tra i due artisti che è all’origine della mostra, in seguito all’eccezionale riscoperta all’interno dell’Archivio Finazzi, in deposito alla GAMeC.  
Un’insospettabile somiglianza nei soggetti, nei luoghi, nelle inquadrature dissolve a tratti i convenzionali riferimenti interpretativi: paesaggi naturali solitari, due intensi primi piani di vecchi, due donne che portano un peso, due nudi femminili, due nature morte dove le visioni oriente-occidente si invertono e il nostro sguardo si confonde e si sorprende. La poetica condivisa rivela un’affinità che prescinde dall’incontro e che trascende la differenza. La stessa affascinante tensione tra il realismo dei soggetti e l’urgenza antidocumentaria dell’interpretazione artistica. La stessa necessità di liberare l’arte fotografica dalla mera adesione al reale levigandolo in immagini dall’eterna eleganza compositiva. E adesso come allora le distanze si superano e le prospettive si sovvertono. 
martina piumatti
mostra visitata il 6 settembre 
Dal 5 al 21 settembre 2014
Long Chin-San e Mario Finazzi
La fotografia di paesaggio tra tecniche moderne e antica tradizione
a cura di M. Cristina Rodeschini
GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea,
Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo
Orari: da martedì a venerdì ore 15-19 sabato e domenica ore 10-13/15-19
Chiuso il lunedì

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