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Louvre, Museo d’Orsay e reggia di Versailles: sette giorni su sette. Ci stanno pensando in Francia, al Ministero della Cultura, guardando ai risultati imbattibili del Metropolitan, che ha deciso di non fare giorni di chiusura dallo scorso anno, ma anche Londra o Madrid, dove il Prado fa entrare regolarmente e giornalmente i suoi visitatori ormai dal 2011. Pure la Grecia, quest’anno, non è stata da meno: fino alla fine di ottobre oltre 30 monumenti nazionali saranno aperti tutti i giorni, per tentare di arginare la crisi con un po’ di turismo, che da quelle parti non manca, come non mancherebbe a noi.
Ma torniamo in Francia, dove anche se il board delle tre istituzioni selezionate pare non abbia ancora fatto sapere nulla in merito all’idea del dicastero capitanato dalla giovane Aurélie Filippetti, basta guardare un poco agli oltre 9 milioni di visitatori del Louvre o sei sette a Versailles, solo nell’anno 2013, per capire che la mossa sarebbe probabilmente più che giusta, o per lo meno non azzardata. Certo, andrebbero rivisti turni, pulizie e manutenzione: un capitolo importante, ma non inaffrontabile.
Che in Italia, invece, non si affronta proprio, perché oltre al classico giorno di chiusura, molto spesso capita – cronache locali o esperienze di noi tutti – di incappare in musei monchi: recentemente nella ristrutturata Pinacoteca di Brera è capitato che alcune sale fossero chiuse anche nel normale orario di apertura. Il motivo? Manca personale, e così si mettono le transenne per evitare problemi con la guardiania.
Invece, anche da queste parti, pare che presto si dirà addio al lunedì o martedì “di riposo”, e forse anche al coprifuoco alle 6 del pomeriggio, perché le aperture serali tirano, eccome, in ogni parte del mondo.