02 dicembre 2013

Progetti in corso

 
di Andrea Salvini
Dopo gli uragani Irene e Sandy, negli Usa si ragiona su un’architettura che, con l'aiuto dell'arte, risponda ai disastri causati dai cambiamenti climatici. Ecco la storia di Prattsville nello stato di New York

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Alla fine di agosto del 2011, in seguito all’ uragano Irene il livello del torrente Schoharie, nella contea di Greene, a nord-est dello stato di New York , salì oltre i quattro metri in meno di dodici ore, inondando il villaggio di Prattsville con un volume di acqua più grande di quello delle cascate del Niagara. La devastazione causata dal diluvio ricevette una diffusa copertura mediatica. 
Prattsville, fondato come insediamento intorno al 1763 deve in seguito il suo nome a Zadock Pratt, un imprenditore che vi costruì all’epoca una conceria più grande di qualsiasi altra al mondo. Una volta era una comunità vivace, con infrastrutture, un’opera e un’accademia. Le radici storiche di Prattsville sono andate parzialmente perse nel tempo per effetto di varie crisi economiche ed il danno fatale dell’ultima alluvione, decimando la popolazione ed i suoi edifici, portando il villaggio verso il suo declino. Nonostante tutto vi è ancora presente una chiara stratificazione storica, sociale e architettonica degne di attenzione. 
Grazie alla sua vicinanza geografica alle località sciistiche della comunità montana delle Catskill Mountains ed il suo splendido contesto naturale, Prattsville mantiene un forte potenziale di sviluppo e rinascita che potrebbero avvalersi di una nuova pianificazione urbanistica ed economica, integrando i nuovi interventi con il contesto storico, preservandone il patrimonio e motivando le persone ad investire nel luogo. Sono attualmente in corso iniziative per creare un piano di recupero riguardante non solo i danni causati dall’alluvione ma anche il futuro di Prattsville. 
Un nuovo centro polifunzionale d’arte, il Prattsville Art Center, è una soluzione che nasce da questo processo di pianificazione come primo segno di rinnovamento avente l’obiettivo di aggregare artisti di varie discipline con la gente del posto. Il centro nasce infatti con lo scopo di offrire residenze temporanee, spazi espositivi, studi e workshop per artisti, promuovendo anche il ruolo delle arti nella riqualificazione e lo sviluppo economico del luogo. 
Portando arte e cultura in una zona rurale che altrimenti avrebbe scarso accesso a questi servizi, il nuovo complesso, una volta completato, persegue l’altro obiettivo di divenire una destinazione culturale all’interno della regione, attrarre visitatori, generare nuovo business e spronare ulteriori iniziative di riqualificazione all’interno dell’area. 
Il progetto è già in corso in quanto Art Place America, un’organizzazione che raccoglie tredici fondazioni nazionali e regionali oltre a sei delle più grandi banche del paese, ha assegnato i fondi necessari per il restauro di un vecchio edificio alluvionato, inserito nel registro storico della Greene County, salvandolo dal degrado e l’abbandono. L’atteggiamento positivo e la vivacità della comunità di Prattsville sono qualità che hanno reso l’iniziativa attraente per Art Place America nel perseguire la sua missione di promuovere ed incentivare il “creative placemaking” . Inoltre, il mandato del centro d’arte di mettere i residenti in condizioni di parità con artisti internazionali fornisce un modello di inclusione e dialogo per le comunità rurali americane. 
In risposta alle sue esigenze di spazi, il centro è ancora in raccolta fondi al fine di costruire un nuovo edificio che sia eco-friendly e assolva al suo programma. L’obiettivo principale per la nuova struttura proposta da me in collaborazione con il collega architetto Nick Matterese, la direttrice del centro Nancy Barton e Kevin Piccoli, direttore del Prattsville Relief Fund e presidente della Prattsville Development Corporation, è fornire versabilità degli spazi interni ed esterni, al fine di ospitare diverse attività contemporaneamente. 
Il nuovo edificio è concepito per essere un ambiente moderno, pieno di luce naturale; un open space riconfigurabile per massimizzarne la fruibilità e l’utilizzo, dove arte e architettura si assecondano a vicenda. Il design è finalizzato anche ad ottenere un edificio ad alte prestazioni energetiche, dotato di sistemi, materiali e tecnologie sostenibili. 
Oltre alla sua missione culturale un altro traguardo importante del centro è quello di sviluppare un piano di emergenza per eventuali future inondazioni, argomento che viene affrontato quasi costantemente dai media americani in relazione alle conseguenze dell’uragano Sandy, in un momento in cui le istituzioni americane stanno ancora valutando come identificare un tipo di architettura in grado di rispondere a disastri futuri legati al cambiamento climatico – vedasi l’iniziativa governativa di Rebuild By Design e la posizione presa dal governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, riguardo all’adottare nella ricostruzione una 
progettazione che risponda alle calamità naturali “taking a new approach to post-disaster recovery”. 
Concepito come una struttura in acciaio di tre piani a prova di alluvione, un ruolo importante del nuovo edificio è quello di servire come centro di accoglienza, favorendo le operazioni di evacuazione o semplicemente agendo come punto di ricovero. Dovendo sostituire un vecchio fienile sul retro dell’edificio esistente, il design della nuova struttura ne rivisita la forma vernacolare in un linguaggio contemporaneo attraverso la stilizzazione delle linee della sua architettura. 
In questo contesto proporre un’architettura di “frattura” stile “Bilbao” sarebbe stata una scelta inappropriata ed è stato preferito optare per un linguaggio architettonico familiare ai residenti, nel quale potessero immedesimarsi. 
L’elevazione dell’edificio su pilotis permette la creazione di una loggia, in modo tale da massimizzare la superficie del lotto, nonché rispondere alle norme edilizie locali che richiedono per le nuove costruzioni di essere elevate da terra. La loggia sotto l’edificio estende lo spazio del cortile e può ospitare varie attività del centro. La direttrice Nancy Barton, fornisce le linee guida per il design e l’estetica dell’edificio immaginandolo come una sorta di “tree house”, elevata dal suolo, utilizzando materiali naturali come il legno che si integrino nel suo contesto e che abbia un aspetto invitante. In effetti, il compromesso del design è nel suo minimalismo e l’integrazione di materiali naturali con quelli contemporanei, al fine di adattarsi ad un contesto più tradizionale. 
Prattsville non ha carenza di spazi esterni ma non esiste ancora uno spazio di aggregazione al coperto. La creazione di un cortile tra il vecchio ed il nuovo edificio, in qualità di piazza pubblica adibita ad attività ricreative e culturali, è parte integrante del progetto. A presiedere il cortile è prevista la suggestiva geometria architettonica di un telaio rotante sorretto da una struttura triangolare collegata al nuovo edificio, che può essere utilizzato come supporto per uno schermo, installazioni d’arte o banners. Performance teatrali possono utilizzare questa struttura come una sorta di arcoscenico astratto. La pavimentazione del cortile sarà composta da superfici triangolari inclinate, volte ad integrare fioriere ed un orto domestico che possono essere occasionalmente chiusi con un coperchio per creare una piattaforma dove ospitare il pubblico durante gli eventi, o semplicemente come protezione nei mesi invernali. Queste superfici potranno incanalare l’acqua piovana da raccogliere in un serbatoio sotterraneo. 
In un senso più ampio, gli obiettivi del centro sono legati a ciò che il direttore del National Endowment for the Arts (NEA), Rocco Landsman, ha definito “placemaking creativo”, ovvero come “utilizzo delle arti per creare un ambiente vivibile, quartieri sostenibili, una migliore qualità della vita, una maggiore attività creativa, identità distinte, un senso del luogo e vivaci economie locali che capitalizzano sulle risorse esistenti”. Dal momento che Prattsville è già impegnata in un processo di pianificazione, portando artisti in questa discussione consentirà ai residenti di attingere alle loro competenze, pensando in modi nuovi e creativi riguardo al potenziale della loro comunità. 

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