07 giugno 2012

Set-Up, la fiera giovane di Bologna. Qualche domanda ad Alice Zannoni intorno alla più viva delle novità emiliane

 

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Avrà un orario serale, per non interferire con Artefiera. Un prezzo modico di ingresso, massimo tre euro. Avrà un buon comitato scientifico per selezionare i pochi, non più di 15-20, progetti partecipanti e che vaglierà anche due premi: uno dedicato al miglior artista emergente under 30, l’altro per il miglior curatore emergente, che abbia un’età compresa tra i 25 e i 35 anni. Stiamo parlando ovviamente di Set-Up, la manifestazione collegata ma parallela alla signora delle fiere italiane, che si svolgerà a Bologna dal 25 al 28 gennaio 2013.
Un nome, Set-Up, che ovviamente funziona come innesco per un nuovo meccanismo del sistema dell’arte, come la possibilità di iniziare un processo diverso nella promozione contemporanea. Gli ideatori ovviamente non potevano che essere giovani e, in questo caso, anche legati al panorama bolognese e alle sue peculiarità: Alice Zannoni e Marco Aion Mangani sono direttori della BT’F gallery, mentre Simona Gavioli, critica d’arte e curatrice indipendente, nel 2009 ha fondato l’Associazione Culturale SpazioBlue, proprio a Bologna.
Come sarà dunque questa nuova fiera? Quali sono gli orizzonti a cui guardare? Ecco alcune domande ad una delle ideatrici del progetto, Alice Zannoni.
Com’è nata l’idea di Set-Up? Quando avete iniziato a pensare al progetto?
«L’idea di una fiera collaterale a Bologna nasce dall’esigenza di poter soddisfare le esigenze culturali di un sistema che non riesce a valorizzare i giovani artisti e le giovani gallerie. 
Si continua a dire “largo ai giovani” ma in città, seppur presenti tantissime iniziative indipendenti che animano lo spirito culturale sotto l’egidia degli OFF, manca una strutturazione più consapevole e cosciente delle realtà emergenti. Spesso si teme di rompere degli equilibri (politici, istituzionali) senza avere il coraggio di osare o di fare qualcosa di nuovo ma è sufficiente fare un confronto con le altre realtà italiane ed europee, penso a The Others o JustMad, per capire il potenziale di eventi come Set-Up. Sono un volano per la cultura!
Il progetto è latente perché il problema del sistema culturale e della “ghettizzazione fieristica” non è nuovo. È da un po’ che c’è il desiderio di rinnovare.
Nel concreto l’idea nasce prima come un sogno, un’aspirazione pensata durante un lungo viaggio in macchina che io e il mio collega Marco Aion Mangani abbiamo fatto quest’anno di ritorno dalla fiera collaterale di Arco, la già citata JustMad; più il contachilometri avanzava, più ci convincevamo che il progetto doveva essere fatto. Appena arrivati a Bologna abbiamo cominciato a cercare soluzioni e abbiamo trovato (non casualmente) Simona Gavioli, una curatrice che condivideva la stessa idea con la stessa passione e intensità e che addirittura aveva già pensato ad un progetto simile: a quel punto abbiamo unito le forze».
Il primo paragone che viene in mente è con “The Others”, ci sono delle comunanze con il progetto torinese?
«Certo, direi che The Others ha fatto scuola, per esempio con l’orario che non si sovrappone alla fiera “madre”, Set-Up, infatti, copre la fascia serale dalle 18 alle 24. Ma la collaterale di Torino non è l’unico punto di riferimento: abbiamo osservato le realtà internazionali e analizzato molti progetti simili per trarne dei feed-back positivi per l’organizzazione e lo svolgimento di tutto il processo».
Quale sarà la location e chi selezionerete tra i partecipanti?
«La location per ora resterà top secret, posso solo preannunciare che sarà in centro a Bologna.
Per la selezione delle gallerie partecipanti abbiamo organizzato un comitato scientifico composto da Martina Cavallarin, Critico d’arte e curatore, Direttore artistico di scatolabianca, Valerio Dehò, Critico d’arte e curatore, direttore artistico di Kunst Meran, Viviana Siviero, Critico d’arte e curatore, giornalista della testata ESPOARTE, Giulietta Speranza, Direttore di Madrid Photo e JustMad. Come si può intuire la selezione sarà serrata su progetti di elevata qualità: lo spazio a disposizione è volontariamente poco, al massimo 15/20 gallerie e ci deve essere il meglio delle proposte».

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