13 febbraio 2012

ILLUSTRATED SONGS Il manierismo che ci in-canta

 
“Born to Die” di Lana Del Rey. Videoclip a regola d’arte. Che, tra scene decadentiste, new dada e duchampiane, offre uno spaccato sulle sale del Castello di Fontainebleau e sui decori dei grandi pittori italiani -

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Lana Del Rey, classe 1986, americana, è quella che potremmo definire “una cantante dei nostri tempi”. E’ diventata famosa grazie alle Rete per due motivi: l’aver creato videoclip lo-fi, che si sono diffusi a macchia d’olio come le migliori pubblicità virali, e per aver subìto violenti critiche.

I suoi primi videoclip, “Video Games e Blue Jeans”, esistono solo su YouTube: sono video amatoriali (che raggiungono i 100mila click) costruiti montando spezzoni da film famosi e frammenti televisivi senza un filo conduttore preciso. Le critiche invece sono arrivate da Hipster Runoff, un sito che smaschera tutti i cantanti che appartengono alla scena musicale indie solo per moda. La critica non parte tanto dalle canzoni che Lana ha diffuso, che ricordano Julee Cruise nella colonna sonora di Twin Peaks, ma dal personaggio: una dark lady per finta, che una volta si faceva chiamare Lizzy Grant, non ha delle labbra così eccessive e soprattutto è tutt’altro che indie. Da lì il dubbio che Lana Del Rey in realtà sia solo un progetto spinto dalle major.

Il suo ultimo singolo è “Born To Die”, tratto dall’omonimo album in uscita quest’anno. La canzone, scritta da Lana insieme al suo produttore Justin Parker, si caratterizza per il testo “dolcemente apocalittico” e per le chitarre che ricordano (parlando appunto di citazionismo) John Berry e la colonna sonora di “Via Col Vento”. La canzone si apre con i versi “Piedi non abbandonatemi ora / Portatemi al traguardo / Tutto il mio cuore, si spezza ad ogni passo che faccio”. Secondo la cantante, la canzone è un omaggio al vero amore e un tributo a vivere la vita selvaggiamente, come dimostra anche il verso “Lasciati baciare forte sotto la pioggia battente / ti piacciono le ragazze folli”.

Il videoclip di “Born To Die” si basa su un’idea nata da Lana, ed è stato diretto da Yoann Lemoine (noto anche come Woodkid) che aveva lavorato in precedenza per Katy Perry. A differenza dei videoclip precedenti, “Born To Die” ha avuto una produzione e un budget consistente che ha permesso di utilizzare come location il Castello di Fontainebleau in Francia. Il video comincia con un’inquadratura di Lana, in piedi a seno nudo, tra le braccia di un ragazzo tatuato (interpretato da Bradley Soileau) con una bandiera americana sventolante sullo sfondo. Viene in mente Jasper Johns, uno dei massimi artisti del New Dada, che utilizzava come immagine d’elezione proprio la bandiera americana. La scena seguente vede una panoramica della sala centrale del Castello di Fontainebleau, con un chiaro occhio documentaristico ai dipinti della grande galleria decorata dai pittori manieristi italiani Francesco Primaticcio e Nicolò dell’Abate. Come diceva il Vasari, l’opera manieristica doveva contenere “la varietà di tante bizzarrie, la vaghezza de’ colori, la università de’ casamenti, e la lontananza e varietà ne’ paesi” e poi “una invenzione copiosa di tutte le cose”. E’ proprio questa concezione dell’arte (un’arte che piega le regole note, grazie all’imitazione della natura, a proprio piacimento, superando la natura stessa) che giustifica lo stacco dai dipinti alla figura intera di Lana. E’ proprio lei “figlia” di un’arte così estremamente contemporanea, che evidenzia le stranezze. Infatti, dove porre Lana se non su un trono altamente regale? E cosa metterle a guardia se non due tigri?

A questa sequenza, che si ritrova più volte all’interno del videoclip, vengono alternate le scene riguardante il racconto centrale del videoclip. Lana abbandona la sua casa unendosi al fidanzato per un lungo viaggio in auto. Durante il tragitto, il rapporto di coppia si rivela instabile. Si tratta di un’allegoria ben nota quella del viaggio come metafora della vita, che viene resa in questo caso attraverso l’uso dell’automobile, di una macchina. E’ il famoso concetto di “macchina celibe” di Duchamp: un complesso di meccanismi di cui non riusciamo chiaramente a vedere il funzionamento e l’utilità. La sequenza del viaggio viene intervallata da alcune inquadrature della coppia che alloggia in un hotel di lusso. Nella costruzione della scena, in cui campeggia il letto in cui i due sono stesi (un letto pieno di fiori), è chiaro il riferimento alla pittura Preraffaellita, particolarmente legata al decadentismo. D’altronde, la storia del videoclip termina con un incidente stradale in cui Lana perde la vita. E’ il tragico dell’esistenza decadentista, che scaturisce dalla volontà di vita di non trovare mai un appagamento, poiché la volontà è infinita e sempre rinnovante. Perciò conduce l’individuo al dolore, alla sofferenza e alla morte. D’altronde lo dice Lana: “we were born to die”.
 
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illustrated songs è una rubrica curata da riccardo onorato
 
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 77. Te l’eri perso? Abbonati!
 

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