22 febbraio 2011

fiere_resoconti Arte Fiera 2011

 
La regina delle fiere italiane giunge alla 35esima edizione. Consapevole che la maturità e solidità acquisite costituiscono prerogative particolarmente gradite al mercato di una stagione complessa...

di

Se si dovesse limitare lo
sguardo alla fiera, con gli stand insolitamente affollati, un forte ritorno
della pittura, la prevalenza delle gallerie storiche su quelle di
sperimentazione, si dovrebbe dire di un ritorno al passato, all’Arte Fiera che
precedeva la conduzione di Silvia Evangelisti. Un processo fisiologico che si
inquadra in una tendenza generale che potremmo definire di riflusso dopo la
crisi.

Si spiega così una certa cautela
nel proporre nuovi nomi e nuove idee e, per contro, una tendenza a riscoprire capitoli
dimenticati della storia recente.

La novità vera di questa
edizione sta invece fuori dalla fiera, nel coinvolgimento finalmente convinto
della città, degli operatori e delle istituzioni, con l’intenso programma di
eventi a latere. Art White Night si dice
abbia registrato oltre 100mila partecipanti. Un programma evidentemente
vincente e che si inquadra in una tendenza generale verso eventi di mercato
aperti, più flessibili e dinamici.

Probabilmente va constatato che
il modello classico ispirato alla storica edizione dell’Armory Show del 1913 è
ormai al capolinea; oggi la fiera d’arte tende a confondersi in una congerie di
eventi, biennali, festival, notti bianche, opening i cui confini si fanno
sempre più labili. Più della straordinarietà dell’arte, conta la straordinaria
cornice. Le fiere sono finite? Chissà, certamente questa precarietà e la
necessità di continuo rinnovamento spinge piuttosto a riflettere sui destini
delle pubbliche collezioni, sui musei decentrati spesso scrigni di tesori ma
incapaci di competere nel campo delle sempre più raffinate e complesse tecniche
di comunicazione. E per i quali spesso l’unica chance è l’apparentamento con il
grande evento.

Ma torniamo alla fiera per il
consueto giro esplorativo. Oltre 31mila visitatori dichiarati, più di 200
gallerie coinvolte. Nonostante qualche assenza eccellente e trasversale,
Bologna mantiene un certo appeal, che probabilmente potrebbe essere sfruttato
per una più attenta selezione, non solo degli operatori ma dei progetti
presentati, che troppo spesso si riducono a una carrellata sulla scuderia.

IN GIRO PER GLI STAND

Vanno annoverate tra le
occasioni per collezionisti illuminati le gouache e foto in b/n acquerellate di
Leonardo Dudreville del periodo
futurista presentate da Antologia intorno ai 5mila euro. La galleria
cura l’archivio dell’artista, una garanzia d’autenticità.

Occasioni si segnalano anche da Ca’
di Fra’
che, accanto a opere storiche di Agnetti, propone edizioni delle lapidi di Salvo di alta epoca e museali; tirate a 20 o 50, i prezzi variano
tra i 9 e i 22mila euro.

Da Di Paolo Arte si
transita innanzi a un raro Domenico
Gnoli
del ’63, poco oltre si vedono da Guidi & MG Art di Roma i
più classici collage fotografici di Jan
Dibbets
dedicati all’orizzonte, proposti anche dall’altra romana Gallerja.

Un inedito Pinna campeggia da Ronchini: il personaggio è riconoscibile
ma l’intento tradisce una chiara volontà monumentale, amplificata dall’uso del
bronzo virato in grigio grafite. Davvero interessante.

Gino De Dominicis visto da Claudio
Abate
è il progetto de Il Ponte: le suggestioni non mancano ma si
respira una certa deferenza verso il maestro, che si traduce in esiti
documentari.

Climi diversi contraddistinguono
gli stand di Arte e Arte, che lascia spazio a gioiose tecniche miste e
collage di Tinguely, e L’Elefante,
dove invece prevale il rigore e la drammaticità negli scatti che ritraggono le
performance di Gina Pane.

Si possono trovare lavori di Fausto Melotti sotto i 50mila euro? Il
Chiostro
propone interessanti gessi degli anni ’70 (anche da Stein),
con prezzi variabili tra i 18 e i 35mila, una produzione molto curata e spesso
ispirata. Da segnalare per la galleria varesina anche un interessante dialogo
tra generazioni: da un lato Marco Di
Giovanni
invita a osservare oltre le porte smontate del suo studio,
dall’altro campeggia uno storico scatto di Franco
Vaccari
, Esposizione in tempo reale
del ’78, un episodio chiave per l’arte concettuale italiana che si può portar
via per appena 11mila euro.

Nella sezione delle giovani
gallerie si respira un’aria di cauto ottimismo. Il primo grande pericolo
scampato per le gallerie nate in pieno boom e trovatesi a confrontarsi con una
dura crisi è stato come un corso accelerato di sopravvivenza che le ha fatte
uscire rafforzate anche se con le ossa rotte.

Galleria 42 di
Modena punta forte su Luca Pozzi, condiviso con la milanese Federico
Luger
, che gli affianca provocatorie copie di dipinti cinesi realizzati da Gabriele
Di Matteo
.

Da Six si vedono opere
dipinte dal vento, dai rami degli alberi o che prendono forma durante il
trasporto: è questa la ricerca dell’artista inglese Tim Knowles, che non manca certo di originalità, semmai gli si
potrebbe imputare una certa indulgenza didascalica che finisce per rovinare la
poesia degli intenti. Ma è proprio necessario spiegare sempre tutto?

La piattaforma Glow è un
fronte di sette gallerie di varia estrazione che sperimentano nuove forme ci
comunicazione collegiale, qui esemplificato da un progetto sul ritratto. Nel
dettaglio vanno segnalate almeno, da Fabio Paris, la ricerca glitch di Rosa Menkman, che si può tradurre nella
declinazione estetizzante dell’errore digitale, gli autoritratti di bronzo
trasfigurati del russo Yerbossyn
Meldibekov
visti da Nina Lumer e l’originale ricerca del gruppo
torinese The Bounty KillArt di Allegra
Ravizza
, che si cimentano con tecniche desuete come acquatinta e ceramiche,
contaminando soggetti classici con divagazioni pop.

Ancora tra le giovani gallerie, Spazio
A
allestisce uno stand equilibrato con i lavori di Chiara Camoni e le piccole foto di Adrien Missika, un buon
lavoro di Adriano Nasuti Wood, che
censura le immagini del celebre volume Art
Now
, e un’efficace accumulazione di vecchie scale di Francesco Carone.

Un’originale officina di artisti
che lavorano con il suono e la meccanica ha messo in piedi il figlio d’arte Mario
Mazzoli
a Berlino, qui rappresentata dalla Hurricane (double Reversible) di Donato Piccolo e dalle sirene di Douglas Henderson (Babel III
Language
).

Novità per la pittura italiana
da Glance di Torino, all’insegna del virtuosismo e della sperimentazione
tecnica. Alessandro Gioiello
realizza lavori classici con lana polverizzata su velcro mentre Dario Costa interpreta tecniche antiche
con materiali inusuali, come quando rifà van
Gogh con i residui di gomme da
cancellare colorate.

La trentina Paolo Deanesi
ha ormai acquisito una certa solidità e complessità che alterna al
concettualismo di Django Hernandez
le visioni pop apocalittiche di Antonio
de Pascale
che manda alla deriva la storia dell’arte. Tra i due emerge con
autorità il giovane Jacopo Mazzonelli,
che declina la sperimentazione musicale in forme scultoree.

Usciti dalla
sezione giovane, le novità assumono altre vesti, come quella editoriale; ecco
allora Corraini che presenta il nuovo libro di Fausto Gilberti, una raccolta di lavori di piccole dimensioni
dedicati al rock vecchio e nuovo. Un’occasione per riflettere sulle figure che
hanno contribuito in modo significativo alla bistrattata pittura italiana tra
gli anni ’90 e gli ’00.

Al capitolo dei nomi da riscoprire assegniamo l’artista sarda Maria Lai, classe 1919, presentata dalla Galleria dell’Incisione.
La forbice dei prezzi va dai 4.500 euro ai 18mila per i noti lavori cuciti.

In fatto di nuovi mercati, Marella mostra gli esiti – anche interessanti
– delle nuove indagini in terra d’Africa e d’Indonesia. Il collezionismo
esplora nuovi mercati e i galleristi si adeguano. Cambia tutto Perugi o
quasi. Resta Laurina Paperina ma la
nuova direzione la indicano Francesco
Fonassi
e Roberto De Pol, all’insegna di una sorta di
concettuale meccanico. In cantiere anche un imminente trasferimento logistico
della galleria che lascia Padova e il Veneto per la Lunigiana.

Anche Antonio Colombo allarga gli orizzonti, tentato dalla corrente Lowbrow.
I lavori di Baseman, Taxaly, Ausgang sono novità in molta parte d’Italia ma dei veri classici
oltreoceano.

Classici di casa nostra sono invece i Penone
degli anni ’70 (55mila euro) presentati dal tandem 1000 Eventi e Guy Bärtschi, gli Zorio e i Paolini di Oredaria,
dove però non sfigurano i delicati lavori vegetali e in crine di cavallo di Christiane L
öhr, recente ospite a Villa Panza di Biumo.

Indiscussa star del weekend bolognese Marina Abramovic lo è anche dello stand
di Lia Rumma, dove il suo video Levitazione
di Santa Teresa
attira i visitatori.

Sembra Oursler ma non lo è: da Gagliardi
il duo Daniel Glaser +
Magdalena Kunz
interpretano la tecnica dell’americano per dar voce agli
homeless; poco più in là si vedono anche i lavori in marmo di Fabio Viale, apprezzato all’estero,
troppo scultore per l’ Italia.

Davvero notevoli gli acquerelli
e inchiostri dei fratelli Chapman
esposti da Scognamiglio, pagine miniate contemporanee eredità della
mostra sul furto d’identità curata da James Putnam in galleria a dicembre.

Non solo le ceramiche barocche
di Fontana e un potente altare di Calzolari fa vedere Studio la Città
ma anche un anticipo della mostra del terzetto di fotografi Basilico, Castella e Vitali.

Si celebra l’amicizia tra Pio
Monti
e De Dominicis con un
libro realizzato da Politi editore, si venerano gli Urethra Postcard di Gilbert
& George
da Alfonso Artiaco – forse l’evento di spicco della
fiera -; c’è Gregorio Botta per Il
Segno
, la sperimentazione fotografica di Adriano Altamira opposta alla suadente pittura di Franco Guerzoni per lo Studio G7
e le originali accumulazioni monocromatiche di Michael Johansson da Massimo Carasi.

Mostra i muscoli Lelong,
la qualità la fa da padrone un po’ ovunque. Due segnalazioni: un mistico bronzo
di Kiki Smith e una gravure
monocroma di Richard Serra, Weight 1, di grandi dimensioni,
all’abbordabile cifra di 13mila euro.

Fumagalli celebra
Dennis Oppenheim a pochi giorni
dalla scomparsa esponendo lo storico 220
yards dash
del 1969. Da segnalare qui anche i lavori di Consagra che rimane tra gli scultori
italiani più apprezzati all’estero.

Tucci Russo espone
la coppia vincente Tony Cragg e Richard Long, con grandi lavori. Di
quest’ultimo è ancora possibile avvicinare le splendide carte, i cui prezzi si
aggirano intorno ai 7mila euro.

Cardi sfrutta
l’onda lunga della storica mostra di Immendorf
mentre da Michela Rizzo campeggia Piccolo
Cinema
, opera storica di Fabio Mauri.

Una finestra sugli artisti
cinesi. Coraggiosa la scelta di Gao
Xingjiang
che rinuncia all’olio di molto pop anemico e modaiolo per
proseguire la grande tradizione grafica del suo Paese; suoi gli inchiostri su
carta visti da Lipanjepuntin e Torbandena. Ancora carte per Zao Wou-Ki; un esemplare lavoro
dell’’86 presentava Simon Studer, galleria che riserva più di una
sorpresa, dagli scatti di Richard de
Tscharner
al Dubuffet del ’56
fino ai disegni di Klimt e alla
coppia d’amanti di Balthus.

Da Ben Brown e Sperone
si notano i lavori di Heinz Mack,
nome caldo tra i fondatori del Gruppo
Zero
sul quale il collezionismo si è concentrato recentemente. A titolo
d’esempio citiamo la Dynamic structure
del ’59-’60, realizzata con resine su tela sintetica.

In molti hanno avuto rapporti
con il Gruppo Zero. Tra questi l’italiana Dadamaino,
alla quale dedica l’intero stand la milanese Dep Art, che scegliamo
quale esempio di giovani gallerie dinamiche che non si precludono uno sguardo
retrospettivo ma che anzi puntano a imporsi per una seria ricerca filologica. Monocromio è un progetto proposto dalla
coppia composta da D’Ascanio di Roma e Martano di Torino, tra l’Impronta d’oro di Remo Bianco del 1962 e le opere dell’olandese Jan Schoonhoven del ’65. Di quest’ultimo si segnalano anche lavori
dei primi ’70 da Grossetti.

Bugno
suggerisce di riscoprire De Luigi,
maestro del grattage, Flora Bigai si fa notare per le grandi opere di Giuseppe
Maraniello esposte anche da Cardelli
& Fontana
(un esempio: Il gambo
dei fiori
, 2010). Tutto Scheggi
da Niccoli, total white da Rizziero con Manzoni, Castellani e Bianchi mentre da Tornabuoni
c’è una rara Ziggurat sumera del 1980 di De Dominicis.

La milanese Pack presenta
la collaborazione con Marco Neri con
una classica Mirabilandia. L’interno
è invaso dai ritratti manieristi e un po’ noiosi di Basilé ma il pezzo forte è un monumentale acrilico di Di Fabio.

Eccessivamente istituzionale e
rigido lo stand de Lo Scudo ma le scelte sono un giusto mix di qualità:
si va dai grandi bronzi di Consagra
a un vibrante Dorazio del ’58, dal
trittico dell’’84 di Mattiacci alle
opere di Gastini, questi ultimi nomi
senza dubbio da recuperare.

Classici ma suggestivi sono i
lavori di fumo di Claudio Parmeggiani
visti da De Foscherari mentre sono da assegnare alle curiosità
collezionistiche il lino cut Ganymedes
di Barry Flanagan esposto da Base
di Tokio (2.800 euro, tiratura a 50), come pure il capolettera di Max Ernst del ’74 della Galleria Blu
e, perché no?, anche l’interessante notturno di Bizhan Bassiri che campeggia allo stand della romana Galerja.

Da Astuni non passa
inosservata una centratissima opera di Steven
Pippin
del 2011: in End of
photography
una fotocamera registra l’attimo stesso in cui una pistola
spara il colpo che la distrugge.

Di Meo si concentra
sul gruppo di San Lorenzo con Nunzio, Tirelli, Gallo; Biasutti e Biasutti sul concettuale con Emilio Prini e Penone di cui propone un frattage del ’72 tirato in 30 esemplari
dal titolo Il suo essere fino al 49° anno
d’età in un’ora fantastica
.

Sovversiva la presenza della
newyorchese Jonathan Levine, con artisti totalmente avulsi rispetto al
contesto e una ricerca concentrata sulla scena lowbrow, street e new pop che
tuttavia, guardandosi intorno, non stonerebbe di certo accostata al
lussureggiante Victor Brauner del
’57 esposto dalla Galleria Biasutti di Torino, dal titolo Pré-realité.

La conclusione va alla veronese FAMA
che anticipa la personale di Sissi
in galleria e propone una bella selezione di lavori di Matt Callishaw, tra cui una complessa installazione dal titolo Ophelia.

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Fiera 2011: la preview

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alfredo sigolo


dal 27 al 31 gennaio 2011

Arte Fiera Art First 2011

Orario: giovedì ore 12-17 (su invito); da venerdì a domenica ore 11-19; lunedì
ore 11-17

Ingresso: intero € 20; abbonamento 4 giorni € 35

Catalogo disponibile

Info: tel. +39 051282111; artefiera@bolognafiere.it;
www.artefiera.bolognafiere.it

[exibart]

5 Commenti

  1. …la milanese Pack presenta la collaborazione con Marco Neri con una classica Mirabilandia… oooh, Ma-esticazzi!
    …Pio Monti celebra l’amicizia con De Dominicis… meco-ioni !

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