14 febbraio 2018

Fino al 17.II.2018 Ignazio Mortellaro, Siamo due abissi – Un pozzo che fissa il cielo Galleria Francesco Pantaleone Arte Contemporanea, Palermo

 

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La dimensione terrena, legata ai concetti-limite del percettibile e del conoscibile, è la direttrice percorsa da Ignazio Mortellaro (1978) nella mostra Siamo due abissi – Un pozzo che fissa il cielo, curata da Agata Polizzi presso la Galleria Pantaleone. 
Questi elementi, ricorrenti in forme diverse, definiscono una traiettoria di ricerca che riguarda l’estensione, un’estensione che è fisica e spaziale, ma anche profondamente legata alla conoscenza, al pensiero, alla mente.
Mindscape è la serie di lavori fotografici che apre la prospettiva di un “vedutismo” percettivo, ottico e mentale. Ogni immagine è dotata di un’autonomia originaria in cui Mortellaro intercetta possibili altre letture visive, derivanti dalla combinazione di paesaggi che si completano reciprocamente, veicolando ulteriori inediti scenari. Sottratta alla sua autodeterminazione, ogni fotografia funziona come un dispositivo sensibile in bianco e nero, innescato dall’artista e basato sulla giustapposizione di foto d’archivio di progetti e interventi sul territorio. 
Il paesaggio, refrattario alla cristallizzazione e ad una visione granitica, si riforma nello sguardo dell’osservatore, che ricostruisce dati paesaggistici accostati secondo un principio di affinità formale o evocativa, in uno slittamento del punto di osservazione che apre alla scoperta di mondi nuovi, ad una personale inesplorata cosmogonia. Il tracciato di questi territori delle mente si delinea dunque attraverso processi di ri-creazione di immagini che attingono anche alla memoria: sono paesaggi elettivi e psichici, luoghi che il pensiero plasma, forse nel tentativo di dare forma a simulacri e reminiscenze interiori. Si compone così un archivio mentale e introspettivo, che scruta la dimensione del doppio, inteso come specularità della visione e del pensiero, sempre teso tra tensioni a volte intraducibili.
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Ignazio Mortellaro, Mindscape [rise], 2016, collage di foto d’archivio, cm 42×52 (foto di Fausto Brigantino)

Questi paesaggi, non cristallizzabili in profili stabili, dialogano invece proprio con l’idea del confine indagata nella serie Land. In questa, la cartografia assume le fattezze di un reperto industriale: lamine ossidate di dispositivi elettromagnetici sono assemblate a formare profili di terre ramate, che sembrano riaffiorare dai recessi della terra e della conoscenza, presentando le loro soglie liminali. 
Sottili e impercettibili fili di nylon, tesi tra chiodi aggettanti dalla superficie, intessono i profili di complesse forme geometriche. Quasi impalpabili allo sguardo, indicano la possibilità di ridefinire i modelli di descrizione del mondo e del reale attraverso il sapere, rievocando i diagrammi geometrici ed ermetici di Giordano Bruno. I fili fungono da possibili coordinate del pensiero, s’innestano sul piano della rappresentazione simbolica geografica come bussole del processo cognitivo, indicando la natura cartografica della conoscenza. Così l’artista delinea la griglia di uno spazio articolato, già alfabeticamente organizzato, che pure si fa esile, assottigliandosi in geografie metalliche in cui si dispiega il tentativo giunonico di dare forma ai tratti intangibili dell’intelletto. 
In Infinity of Infinities IV (2017) Mortellaro supera l’idea del limite, per esplorare invece gli infiniti universi percorribili, che a volte si negano al dato fenomenico. Il piano di calpestio diventa la dimensione privilegiata, laddove si ancora l’esistenza fisica dell’uomo, divisa tra la finitezza e le direttrici dell’illimitato principio formale del conoscere. Ricorrendo alla serie di Fibonacci per la costruzione del piano metallico, l’artista crea un infinito matematicamente consapevole, in cui attivare una dimensione ricorsiva, di qualcosa che si ripete secondo principi differenti. Sulla superficie è interrotto infatti il moto di due sfere-boules de pétanque, rivelata la tensione immobile del senza-tempo in cui ognuno proietta la mitologia del proprio essere infinito. La matematica non è oggetto di rappresentazione, ma di speculazione sul conoscibile, sul limite fisico, spaziale e del pensiero. 
Tutto sembra riflettere sulla conoscenza come polarità che oscilla tra precipizi inversi, come doppio speculare di abissi in cui s’imbatte l’ingegno umano: il cielo infinito come controparte visibile delle viscere di un pozzo dal fondo impercettibile.
Giuseppina Vara
mostra visitata il 28 dicembre
Dal 19 dicembre 2017 al 17 febbraio 2018
Ignazio Mortellaro, Siamo due abissi – Un pozzo che fissa il cielo
Francesco Pantaleone Arte Contemporanea
via Vittorio Emanuele, 303 Palermo
Orari: dal martedì al sabato 10:00-13.00/ 15:00-19:00
Info: tel. +39 091 33 24 82, info@fpac.it

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