31 marzo 2019

Antonello da Messina, l’europeo

 
Lo sguardo di uno dei più misteriosi autori del Quattrocento è in mostra a Palazzo Reale, a Milano. Gettando una nuova luce su una storia “pittorica” che anticipa i tempi

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Ci sono mostre che segnano il tempo, e questa dedicata al Maestro siciliano Antonello Da Messina (1430-1479), sconosciuto fino alla metà dell’Ottocento, diventerà un paradigma espositivo all’insegna della qualità, capace di coniugare il rigore scientifico alla non sempre facile collaborazione tra diversi istituzioni italiane e straniere, tra le quali National Gallery di Londra e di Washington, Museo Statale di Berlino, Uffizi, Louvre, Prado, Palazzo Abatellis di Palermo.
L’obiettivo? Rendere nota, attraverso 19 opere sulle 35 che conta la produzione del maestro siciliano, oltre alla sua vita errabonda, anche la storia della pittura nell’arte. 
E quando una mostra valorizza il nostro patrimonio culturale a livello nazionale e internazionale, è una esperienza culturale che forma le coscienze degli adulti di domani e agisce sul nostro approccio all’arte, eleva lo spirito: è utile, e il pubblico è contento di pagare il biglietto.  
La mostra è il frutto della collaborazione fra la Regione Siciliana e il Comune di Milano, con la produzione di Palazzo Reale e MondoMostre Skira, curata da Giovanni Carlo Federico Villa, e alle tele di Antonello si aggiungono 19 disegni, 7 taccuini e 12 fogli, conservati alla Biblioteca Nazionale Marciana, a Venezia, di Giovanni Battista Cavalcaselle (1819-1897), il primo storico dell’arte a studiare le opere dell’artista, che nel tempo per diverse vicissitudini si erano disperse.
Si imprime nella memoria come un’icona cinematografica l’Annunciata(1475-1476), opera prestata da Palazzo Abatellis, di cui ne esiste una seconda a Monaco. Quel volto ieratico con la mano che fende lo spazio in avanti, un prototipo di perfezione della giovanissima Vergine Maria immortalata nell’istante in cui prende coscienza del suo destino, irrorato da una luce diafana e misteriosa, ammantato dal blu outremer dei lapislazzuli del velo, è un’ossessione per molti fotografi contemporanei e registi. Opera dalla lineare semplicità, è considerata punto di arrivo e di sintesi del percorso individuale e artistico di Antonello, ed è tra i capolavori del XV secolo italiano che continua a ispirare e ipnotizzare sguardi di ieri e di oggi, perché è senza tempo.
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Antonello da Messina Annunciata, 1475-1476 tempera e olio su tavola, 45 x 34,5 cm Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis, Palermo Crediti fotografici: Foto Giulio Archinà

Antonello Da Messina, ha carpito il segreto della pittura a olio da Jan van Eyck, dai pittori fiamminghi di Bruges. 
La formazione di Antonello è documentata dalla sola lettera dell’umanista napoletano Piero Summonte al patrizio Marcantonio Michiel, e si completa a Napoli nella bottega di Colantonio, maestro nella capacità di coniugare suggestioni fiamminghe, contributi catalani con la tradizione classica italiana.
Appena otto decenni dopo la sua morte, di Antonello da Messina s’erano già dissolte le tracce e documenti, era solo leggenda. Di certo sappiamo che perfeziona la sua pittura dal 1475 a Venezia quando viene a contatto con Giovanni Bellini, ma lo supera: il messinese è “moderno” nella sua indiscutibile capacità di cogliere in uno sguardo l’introspezione, l’animo e il moto dei sentimenti dell’uomo, per la prima volta ritratto a tre quarti. 
Le tavole per lo più di piccole dimensioni richiedono una visita più attenta, sono utili per comprendere la genesi delle opere gli ingrandimenti retroilluminati (allestimento di Cesare Mari): è, a proposito, azzeccata l’illuminazione delle singole edicole in cui sono incastonate le opere, ideato da Light Studio di Giuseppe Mestrangelo. 
Del progetto illuminotecnico d’immersione nei chiaro-scuri di Antonello, convince anche la trovata teatrale non invasiva di sagome luminose, le citazioni di finestre o bifore rinascimentali, proiettate a terra che evocano la “luce architettonica” di un  protagonista del Rinascimento che mira diritta al cuore, emoziona per quel piglio psicologico dei ritratti di uomini e santi e madonne, ma anche nelle cose, oggetti che delimitano lo spazio e completano la composizione.
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Antonello da Messina San Girolamo nello studio, 1475 ca. olio su tavola di tiglio, 45,7 x 36,2 cm The National Gallery, Londra Crediti fotografici: ©The National Gallery, London
Il percorso espositivo dentro il potenziale espressivo e formale della pittura a olio incomincia dal San Gerolamo nello studio (1475 circa), London National Gallery, in cui ispirazioni classiche e l’attenzione per i dettagli della pittura fiamminga coesistono in una mirabile sintesi. 
È uno dei capolavori del Rinascimento europeo. Poi si va da Sant’Agostino (1472-1473) a San Gregorio Magno (1470-1475), tavole forse appartenenti, con San Gerolamo (1472-1473), al Polittico dei Dottori della Chiesa, tutte provenienti da Palazzo Abatellis, Palermo. 
Tra le altre tavole incastonate in edicole eleganti, il clou della sua modernità si esprime al meglio nei ritratti. 
Dal Ritratto d’uomo (1468-1476) di Pavia, al Ritratto d’uomo detto di un ignoto marinaio (1470 ca) di Cefalù, noto per un sorriso enigmatico, più marcato rispetto all’altro iconico sorriso della Gioconda di Leonardo, e dallo sguardo beffardo di una veridicità fotografica dall’impressionate realismo, Antonello coglie nei suoi tratti la “sicilianità” del personaggio. 
Davanti a Ecce Homo (1475) tavola firmata e datata sul parapetto, da Piacenza, in cui si vede Cristo piangente, un tema ricorrente nella produzione del Maestro, con la corona di spine, le gocce di sangue e la bocca dolente piegata verso il basso, anche nell’ombra della corda sul petto e sulla clavicola si coglie il pathos dell’umanità del figlio di Dio. 
La mostra si chiude con la tenera Madonna con Bambino (1480), Bergamo, Accademia Carrara, tavola dipinta dal figlio Jacobello di Antonello da Messina, l’anno seguente alla morte del padre. 
E, se le mostre passano, i cataloghi restano, come quello pubblicato per la mostra milanese del maestro siciliano, edito da Skira che pubblica tutte le sue opere attribuite: un manuale scientifico prezioso da conservare e studiare anche per una sezione storico artistica di saggi di autori diversi e una biografia e bibliografia ragionata. 
Jacqueline Ceresoli
Antonello Da Messina, Palazzo Reale Milano.
www.palazzoreale.it  www.mostraantonello.it 

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